Lunedì 9 Maggio 2022 11:05
Benedetto XV e l’attualità della sua ricerca della pace


Dedicata al Papa eletto il 3 settembre 1914 la tavola rotonda organizzata dalla Confraternita di San Giovanni Battista de' Genovesi, con cui si aprono le iniziative per il centenario della morte
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Appare quanto mai attuale oggi, pur nel centenario della sua morte, la figura di Benedetto XV, il Papa genovese che fu innovatore e pacificatore negli anni del primo conflitto mondiale e a cui, in occasione dello speciale anniversario, la
Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi
intende dedicare una serie di iniziative ed eventi celebrativi. Il primo, una tavola rotonda su “Gli insegnamenti e l’operato di Benedetto XV, Papa della pace: tra diplomazia e rinnovamento ecclesiale”, ha avuto luogo sabato pomeriggio, 7 maggio, nell’Oratorio di via Anicia, nel cuore di Trastevere. A moderare i lavori sulla figura di Giacomo Della Chiesa, eletto al soglio pontificio il 3 settembre del 1914, don Renato Tarantelli Baccari, direttore dell’Ufficio giuridico del Vicariato, che ha sottolineato l’importanza di «offrire sguardi diversi su aspetti particolari della vita e dell’operato di Benedetto XV».
Si è soffermato in particolare «sulle azioni di pace di un magistero che cadde in un’ora buia della storia, in cui l’umanità sembrava avere smarrito, allora come oggi, la strada della pacifica convivenza» Eduard Habsburg-Lothringen, ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede e appartenente al sovrano militare dell’Ordine di Malta, oltre che nipote del beato Carlo I d’Asburgo, fiero oppositore, come il pontefice ligure, del conflitto mondiale. Sottolineando in primo luogo come Benedetto XV «in più occasioni, e fin dalla sua prima enciclica “Ad beatissimi apostolorum” del 1914, puntualizzò che la causa della guerra era da ricercarsi nella scomparsa della saggezza cristiana nel mondo» – laddove invece «i beni materiali erano divenuti l’unico obiettivo degli uomini» -, l’intervento dell’ambasciatore, riferito dal suo portavoce, si è concentrato sulla Lettera ai capi dei popoli belligeranti del 1° agosto 1917. «Di fronte alla lotta tremenda – continuava il testo redatto da Habsburg-Lothringen -, che appariva agli occhi del Papa una inutile strage, l’unico sovrano d’Europa ad ascoltarne le parole e a raccoglierne l’auspicio di pace fu il beato Carlo I d’Asburgo, che si spese con coraggio e determinazione per la pace, e questo desiderio accomuna questi due giganti della Chiesa, entrambi chiamati a servirla in tempi difficili, entrambi morti di polmonite nel 1922».

Anche Luigi Vinelli, avvocato e appassionato di storia genovese ed ecclesiastica, ha tratteggiato la figura di Benedetto XV a partire dalla definizione di “eirinopoiós”, ossia «artefice di pace», ma per i greci «colui che faceva e costruiva era anche il poeta», costruttore mediante le parole, e per questo «Benedetto XV fu un poeta della pace», perché «la sua azione diplomatica fu sempre duplice. Era fatta sì di azioni di carità concreta, anche verso singole persone, come dei condannati a morte», ma anche «di uno scambio di informazioni, mediante una vera e propria “macchina di informazione vaticana” che consentì lo scambio di notizie tra i prigionieri e le loro famiglie, dando sollievo a tante persone».

Delle azioni di carità «animate da un senso di pietas vivo e semplice» del Papa di origine genovese e di formazione giuridica ha trattato anche don Luigi Nuovo, docente di Storia della Chiesa alla sezione di Genova della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. «Aveva uno sguardo caritatevole specialmente per i sacerdoti malati o che versavano in condizioni di povertà – ha detto il sacerdote -. Era cordiale e premuroso nell’amicizia, sapeva dire parole forti ma dalle quali traspariva sempre la cura per la persona. In lui, che fu vescovo saggio e avveduto, negli anni di pontificato maturò un senso profondo di paternità: divenne più amabile, avendo compreso che il cuore non bastava tenerlo solo dentro, e così diventò più espansivo».
9 maggio 2022
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