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Giovedì 23 Giugno 2022 15:06

La famiglia, «segreto d’amore tra genitori, figli e nonni»



Entrati nel vivo i lavori del X Incontro mondiale, con i panel in Aula Paolo VI. Il matrimonio come apostolato e la comunione tra sposi e sacerdoti, tra i temi affrontati

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Il ruolo delle famiglie di tutto il mondo nel rapporto sinodale con la Chiesa e i sacerdoti e nella corresponsabilità tra giovani e anziani. Su questi temi si sono focalizzati i primi appuntamenti che hanno aperto la seconda giornata del X Incontro mondiale delle famiglie, dopo il festival inaugurale di ieri sera, 22 giugno.


La Chiesa domestica e la sinodalità, con particolare attenzione alla liturgia nel focolare familiare, è stato il focus su cui si sono concentrati gli statunitensi Gregory e Lisa Popcak, del Peyton Institute for Domestic Church Life, che hanno tenuto la relazione introduttiva durante la prima conferenza della giornata in Aula Paolo VI. «Una realtà ecclesiastica domestica – hanno precisato – altro non è che una famiglia che vive la visione cristiana attraverso i propri rapporti interni e in “uscita” verso il mondo». Da qui la necessità di una vera e propria «liturgia domestica», che non deve essere astratta ma comporsi di tre punti cardini: «La relazione cristiana interpersonale, i rituali familiari e il “reaching out”, ovvero il tendere la mano all’esterno».


Dopo l’intervento dei Popcak, spazio al primo panel, dal tema “Sposi e sacerdoti insieme per costruire la Chiesa”, moderato da Emma Ciccarelli, vicepresidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, e dal marito Pier Marco Trulli, entrambi genitori di quattro figli e sposati da circa trent’anni. «Il titolo del panel – hanno spiegato – non è solo uno slogan ma un rifermento continuo al nostro servizio, perché noi famiglie nella Chiesa tocchiamo con mano che quando vi è piena collaborazione tra sacerdoti e sposi la Chiesa stessa si rigenera». Come raccomanda il Papa in Amoris Laetitia, hanno aggiunto, «è importante creare spazi nella Chiesa per comunicare cuore a cuore e le esperienze che ascoltiamo in questi giorni sono segno tangibile dei frutti che possiamo e dobbiamo coltivare».


Delle famiglie integrate e non staccate dai ministeri sacerdotali hanno raccontato i coniugi lettoni Daina e Uldis Zurilo, accompagnati dal sacerdote Juris Jalinskis, assistente spirituale dell’associazione “Incontri per le coppie sposate”. «Soltanto conoscendo le gioie e le ansie delle famiglie – hanno spiegato – i sacerdoti possiamo capire meglio la vita reale delle persone di oggi, perché la famiglia è, come sappiamo, il fondamento di ogni società». E sempre di corresponsabilità tra sposi e sacerdoti “per costruire la Chiesa” si è parlato con i coniugi Alexis Nsabimana e Gloriose Niyorurema, del Burundi, sposati da 19 anni e con tre figli. Della loro esperienza personale hanno sottolineato l’importanza di «vivere il matrimonio come un apostolato, tanto da viaggiare per il Paese e l’Africa orientale per incontrare e dialogare con sacerdoti, giovani e altre coppie». Infine, a conclusione del primo panel, i coniugi Jérôme e Jeannette Daher, provenienti dal Libano, hanno posto il focus sulla «creazione di comunità tra le famiglie, perché – hanno evidenziato – abbiamo bisogno gli uni degli altri», tanto nelle relazioni interne alle famiglie quanto in quelle verso l’esterno.


Il secondo panel, invece, dal titolo “Giovani e anziani insieme per la Chiesa di domani”, è stato moderato e introdotto da Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana, insieme alla moglie Adriana Bizzarri, sposati da 41 anni, con due figlie e due nipoti. I due hanno ricordato come «evangelizzare ed essere evangelizzati è un qualcosa che non ha età e non va mai in pensione». Anche i due coniugi vivono «le difficoltà di trasmettere la fede ai nipoti, ma nonostante il rischio di non vedere, in vita, i frutti del nostro impegno, viviamo con speranza il nostro essere nonni», hanno detto. Citando l’Amoris Laetitia, Bizzarri e Trincia hanno ricordato «quanto sarebbe bello vedere una Chiesa sempre immersa nel dialogo tra piccoli e anziani».

I coniugi Álvaro Medina del Campo e María Rosario García Garoz, dalla Spagna, hanno portato la loro esperienza di nonni di otto nipoti e bisnonni di una bambina. Alvaro, presidente del Movimento per la Vita in Spagna, ha raccontato la storia di suo padre, prima ateo e anticlericale e convertitosi al cristianesimo soltanto da adulto, dopo ben tre aborti spontanei di sua moglie. Maria, invece, con la voce rotta dalle lacrime, ha raccontato la travagliata esperienza con la loro figlia Eva, anch’essa atea e che non ha mai voluto battezzare i suoi figli e soltanto da pochi anni, dopo una grave malattia, ha fatto ritorno a casa. «Noi genitori e nonni non siamo perfetti e spesso soffriamo per non avere dialogo con i nostri cari, ma la fede ci ha dimostrato che la famiglia è sempre un grande miracolo, un segreto d’amore tra genitori, figli e nonni. Un ambiente dove Dio intreccia storie misteriose ma alla fine bellissime, straordinarie».

Proprio il rapporto tra giovani e anziani, in particolare nel cammino sinodale della Chiesa, è stato trattato da Christopher M. Bellitto, professore di Storia alla Kean University, negli Stati Uniti. Bellitto ha citato l’attenzione degli ultimi tre pontificati «nell’incentivare la cura degli anziani e sottolineare come essi siano sempre una benedizione per la società». L’appello ai giovani, dunque, per «stare accanto ai propri nonni, aiutarli nelle cose quotidiane, con le nuove tecnologie e farli sentire sempre utili», perché soltanto così si potrà «portare avanti un patto comune tra diverse generazioni».

In conclusione del secondo panel, le parole dell’italiano Vincenzo Bassi, presidente della Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa (Fafce), e di sua moglie Carla Di Lello. I due hanno tenuto la riflessione sugli “anziani nella pastorale della Chiesa”. Se la famiglia è la cellula di ogni società, gli anziani «sono la cellula della famiglia», hanno osservato, e «devono essere visti come attori protagonisti, a partire dalla trasmissione della fede». Sotto questo aspetto, la pandemia «ci ha fatto capire ancora di più quanto ci sia bisogno di rinnovare il welfare per gli anziani, perché curare loro significa curare il nostro bagaglio di vita». Nei momenti più drammatici del Covid, infatti, «ci siamo accorti che la solitudine delle famiglie e di molti anziani è un drammatico virus da estirpare». Nel dialogo tra giovani e meno giovani, dunque, secondo Bassi e Di Lello, «c’è lo scopo principale di una pastorale che deve riconoscere negli anziani non dei fragili da scartare ma dei nuclei insostituibili», per completare la vocazione ultima di tutte le famiglie: «Quella di accogliere e sviluppare i valori del dialogo, del dono di sé e dell’aiuto reciproco».

23 giugno 2022

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