Mercoledì 21 Settembre 2022 09:09
Il Trionfale, dagli antichi trionfi a quartiere dei “fornaciari”, anarchici e anticlericali - Ass. Amici del Tevere
09/10/22
In epoca antica il Trionfale fu terra di confine contesa tra la potente Veio e la nascente Roma, per poi prendere il nome da quella via dei Trionfi che veniva percorsa dai generali vittoriosi di ritorno dalle campagne militari. Dopo essere stato un luogo ameno di casali e ville rinascimentali suburbane, con l’Unità d’Italia divenne un territorio parte del Regno d’Italia, ma non di Roma, dalla quale era diviso dallo Stato della Santa Sede – che di fatto non esisteva –, una situazione paradossale che non frenò però la speculazione edilizia su tutta l’area tra il Tevere e le mura Vaticane. All’inizio del Novecento la composizione sociale era prevalentemente formata da operai “fornaciari”, che lavoravano alle 18 fornaci presenti nella zona e che risiedevano in alloggi di fortuna. Per contrastare il disagio sociale, l’Istituto Case Popolari iniziò la costruzione di unità abitative popolari al fine di creare alloggi dignitosi ed esteticamente gradevoli. Questo progetto ambizioso e visionario venne sviluppato dall’architetto Innocenzo Sabbatini, assunto dall’ICP nel 1918, il quale si ispirava, per le sue realizzazioni architettoniche, alla Secessione viennese. A Trionfale sono molte le memorie storiche che si conservano, legata a diversi personaggi, dall’anarchico Enrico Malatesta al parroco antifascista Don Morosini, e ancora oggi i loro nomi sono legati ai palazzi, ai cortili e alle strade del quartiere.
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