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Martedì 6 Dicembre 2022 07:12

Intervista a Gianfranco Butinar

In scena stasera al Teatro Brancaccio ore 21 con la sua pièce “Arte d’identità” Gianfranco Butinar, attore, imitatore, scrittore, per brevità chiamato Artista, figlioccio artistico del Maestro Franco Califano, storico collaboratore della Gialappa’s banda e di Piero Chiambretti. Stasera sarà in scena al Teatro Brancaccio con la sua pièce “Arte d’identità” viaggio nel mondo di [...]

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Gianfranco Butinar, attore, imitatore, scrittore, per brevità chiamato Artista, figlioccio artistico del Maestro Franco Califano, storico collaboratore della Gialappa’s banda e di Piero Chiambretti.
Stasera sarà in scena al Teatro Brancaccio con la sua pièce “Arte d’identità” viaggio nel mondo di chi ha fatto dell’imitazione un’arte. Oltre due ore tra imperdibili aneddoti e improbabili duetti, con i cavalli di battaglia delle voci di Butinar dello sport, della musica e dello spettacolo, ad alternarsi senza cadute di tono ne spazi vuoti, il tutto accompagnato da musicisti planetari di livello internazionale.

Gianfranco, sta per andare in scena il tuo spettacolo “Arte d’identità”, quali sono le novità?
Ci sono novità sia nella scelta dei personaggi, sia nelle cose che gli faccio dire, sia tra gli ospiti a sorpresa. Ma ci saranno naturalmente i miei cavalli di battaglia.

Ci spieghi come è nata la voglia di fare l’imitazione del Maestro Califano che è diventata un po’ il tuo cavallo di battaglia visto anche il ruolo da protagonista che hai avuto nel film che lo ha ricordato.
Non è nata. È stata facilitata dal vissuto, essendo stato per 22 anni, prima fan e poi rimanendogli, sia amico che confidente e collaboratore. Quello di interpretarlo nel film “Non Escludo il ritorno” è stato un atto d’amore, un gioco e una grande responsabilità.

Qual è l’imitazione che più ti rende fiero.
Tutte in maniera diversa mi rendono fiero. Certo quelle in cui sono stato il precursore come Delneri, Capello, De Gregori, per citarne qualcuno, sono le più riconoscibili, non che ci sia un copyright ma il pubblico e i fans sono attenti e segnano tutto.

Come ti sei avvicinato a questo lavoro?
Da piccolo avevo questo dono di percepire suoni e riproporli, presto a 18 anni cominciai con le prime serate nei locali in cui si guadagnava a percentuale sull’incasso. Ricordo in un pub a Trastevere il cachet fu di 66 mila lire.

Che consigli daresti a chi vuole intraprendere questa professione?
Di pensare solo a non tradire il pubblico. E divertirsi, non cadere in nausea mantenendo sempre la palla allenata.

Come è cambiata la comicità rispetto a quando hai cominciato?
E’ cambiata c’è muta la vita, anche la professione risente del passo con il tempo. Sono scomparsi capolavori di artisti, sono nati altri fenomeni. Ci sono i social, opportunità diverse, e chi è bravo deve trovare sempre e solo qualcuno che gli dia l’opportunità.

C’è un personaggio che in un futuro vorresti rappresentare?
Un giorno mi piacerebbe interpretare e fare la parodia di un Masterchef.

Prossimi progetti?
Progetti sono quelli di continuare a divertirmi, di portare i miei spettacoli anche all’estero per gli italiani che vivono fuori da qui e avere un programma televisivo tutto per me.

Grazie Gianfranco della disponibilità e auguri per lo spettacolo. A frappè!

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