Giovedì 16 Novembre 2023 12:11
Balneari, la Ue lancia la procedura di infrazione contro l’Italia: “Due mesi di tempo per rispondere”. Opposizione scatenata: “Il Governo assalta le spiagge libere”
La Commissione Ue porta avanti la procedura d’infrazione contro l’Italia per la «violazione della direttiva» sulle concessioni balneari. La commissione Ue sulle concessioni balneari La Commissione ha inviato oggi un parere motivato, che è la seconda fase della procedura d’infrazione prima del deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. La decisione risulta sul database delle…
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La Commissione Ue porta avanti la procedura d’infrazione contro l’Italia per la «violazione della direttiva» sulle concessioni balneari.
La Commissione ha inviato oggi un parere motivato, che è la seconda fase della procedura d’infrazione prima del deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. La decisione risulta sul database delle infrazioni Ue ma non figura ancora nel comunicato stampa con il pacchetto delle infrazioni di novembre.
«La Commissione europea ha inviato oggi il parere motivato all’Italia sulle concessioni balneari in seguito alla lettera di messa in mora inviata nel 2020». Lo ha confermato una portavoce della Commissione europea. «Questo dà all’Italia due mesi di tempo per attuare i passi necessari per fornirci le risposte richieste. Poi decideremo sui passi successivi», ha spiegato.
«L’applicazione della legge dell’Ue è la nostra prima priorità ma preferiamo sempre arrivare a un accordo con gli Stati invece di portarli alla Corte. Oggi si tratta di parere motivato che non porta alla Corte ma non pregiudica le interlocuzioni in corso con l’Italia», ha evidenziato la portavoce.
La Commissione ritiene che la normativa italiana, oltre a essere incompatibile con il diritto dell’Ue, sia in contrasto con la sostanza della sentenza della Corte di giustizia e crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana.
Nelle sue raccomandazioni della scorsa primavera, i tecnici di Bruxelles scrivevano: «I continui ritardi nell’attuazione di procedure effettive di concorrenza per la concessione di licenze per la gestione di strutture marittime, lacustri e fluviali (concessioni balneari) restano una fonte di preoccupazione e implicano una significativa perdita di entrate. Sebbene il governo abbia fatto qualche progresso per riformare il settore adottando la legge sulla concorrenza (legge 118/2022), sono state presentate successive iniziative legislative che hanno concesso proroghe, ostacolando i progressi nella riforma del settore».
E proprio sul principio di scarsità si consuma l’ultimo scontro: il Governo italiano ha lavorato a una mappatura per dimostrare che non sussiste il pre-requisito della scarsità della risorsa e di conseguenza cadrebbe l’obbligo di aste per l’assegnazione.
“Siamo pronti a dare risposte immediate alla Commissione europea sul tema balneari. Stiamo già lavorando da mesi nella direzione auspicata dalla Commissione, per dare un quadro certo alle amministrazioni territoriali e agli operatori economici. Il tavolo consultivo istituito presso la Presidenza del Consiglio ha attestato sulla base dei dati disponibili – dopo gli approfondimenti del Mit – che solo il 33% della risorsa è occupata, per cui non possiamo parlare di una risorsa scarsa”, spiega il Vicepremier e Ministro Matteo Salvini in una nota.
«La commissione Ue emette un parere motivato contro l’Italia per violazione della Direttiva Bolkestein sulle concessioni balneari. Sapevamo tutti che sarebbe andata così e, per rispetto verso chi lavora e investe, sarebbe bastato non anteporre il consenso, ma dare loro – come fece il governo Draghi – tempo e misure necessarie per agevolare l’adeguamento a una normativa già in vigore. Un errore che mette in pericolo imprese e posti di lavoro». Lo afferma Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione, commentando l’invio della lettera d’infrazione Ue all’Italia.
«La lettera Ue sulla procedura infrazione conferma quanto la premier Meloni sia refrattaria al rispetto del diritto europeo e delle sentenze dei tribunali amministrativi e civili della Repubblica Italiana che hanno stabilito la non possibilità di prorogare le concessioni demaniali marittime. Ma quello che ha fatto di grave questo governo è che, nel documento di ricognizione delle spiagge inviato alla Commissione europea, afferma che solo il 33% delle coste italiane è occupato da concessioni demaniali turistico-ricreative sostenendo che le future spiagge libere potranno essere messe in concessione secondo la Bolkestein. Per raggiungere questo obiettivo il Governo dovrà prevedere che almeno il 30% delle spiagge e coste libere da stabilimenti balneari e manufatti possano essere dati in concessione». Così il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che prosegue: «Il governo, sulla base del documento inviato all’Ue, si accinge a mettere a gara almeno il 30 % delle spiagge libere del nostro Paese per non mettere a gara quelle esistenti. Si autorizza l’assalto alle spiagge con la privatizzazione e cementificazione delle coste ancora integre per difendere gli interessi di chi paga pochi euro di canone di concessione a fronte di incassi milionari, come dimostra il caso della Ministra Santanchè e del suo Twiga, che, nonostante un fatturato di quasi 10 milioni di euro, paga un canone annuo ridicolo: solo 18 mila euro. E’ di 10 miliardi di euro il fatturato degli stabilimenti balneari ma l’agenzia del demanio incassa poco più di 100 milioni di euro. Il Governo, invece di incentivare la trasparenza e la concorrenza leale, sta praticamente sacrificando il nostro patrimonio naturale a chi ha già avuto troppo e a condizioni economicamente, agli interessi delle lobby dei balneari,» conclude.
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