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Lunedì 20 Novembre 2023 11:11

Papa Giovanni XXIII: «No al carcere per le donne incinte, le accogliamo noi»

Matteo Fadda (Comunità Papa Giovanni XXIII)
Matteo Fadda (Comunità Papa Giovanni XXIII)
La comunità interviene sul Pacchetto Sicurezza: «Chiediamo al governo di riconoscere le varie realtà che già accolgono detenuti come luoghi alternativi al carcere»

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Matteo Fadda (Comunità Papa Giovanni XXIII)
Matteo Fadda (Comunità Papa Giovanni XXIII)
«Siamo disponibili ad accogliere nelle nostre case le donne incinte o con figli che devono espiare la pena in carcere. Proponiamo di combattere la microcriminalità con strumenti educativi adeguati a rimuovere le cause che portano le loro madri a delinquere. Chiediamo a questo governo di riconoscere le varie comunità che già accolgono detenuti, come luoghi alternativi al carcere». Il presidente della Comunità Papa Giovanni XIII Matteo Fadda interviene in merito all’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge, denominato “Pacchetto Sicurezza”, che rende non più obbligatorio ma facoltativo il rinvio dell’esecuzione della pena per le donne condannate quando sono in stato di gravidanza o sono madri di figli fino a tre anni.

«Siamo preoccupati per il destino di quei minori, innocenti, che si trovano ad avere una mamma in carcere o insieme a loro condividono la detenzione – prosegue Fadda -. Sono proprio loro a pagare per qualcosa che non hanno commesso. Abbiamo già accolto alcune mamme con i loro bambini per permettere l’espiazione della pena in luoghi sicuri, protetti, senza sbarre e in ambienti in cui l’educazione è possibile. Queste esperienze si sono dimostrate efficaci», riferisce il presidente della Papa Giovanni XIII, raccontando dei 19 anni di esperienza con le Comunità educanti con i carcerati (Cec).

Si tratta di «strutture per l’accoglienza di carcerati che scontano la pena, dove i detenuti sono rieducati attraverso esperienze di servizio ai più deboli nelle strutture e nelle cooperative dell’associazione. Per chi esce dal carcere la tendenza a commettere di nuovo dei reati, la cosiddetta recidiva, è il 75% dei casi. Invece nelle nostre comunità, dove i detenuti sono rieducati attraverso esperienze di servizio ai più deboli, i casi di recidiva sono appena il 15%», conclude Fadda.

20 novembre 2023

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