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Sabato 30 Maggio 2020 20:05

Il coltellino svizzero dai mille usi lo possiamo portare?

Tra gli oggetti che portiamo con noi quando affrontiamo una escursione o una lunga passeggiata, insieme alla borraccia, uno snack e la giacca per la pioggia a volte c’è anche un coltellino multilama (il cosiddetto “coltellino svizzero”). Utile per una infinità di cose: tagliare un rovo, sbucciare una mela o togliere (grazie alle minuscole pinzette) […]

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Tra gli oggetti che portiamo con noi quando affrontiamo una escursione o una lunga passeggiata, insieme alla borraccia, uno snack e la giacca per la pioggia a volte c’è anche un coltellino multilama (il cosiddetto “coltellino svizzero”).

Utile per una infinità di cose: tagliare un rovo, sbucciare una mela o togliere (grazie alle minuscole pinzette) una spina conficcata nella mano. Ma il coltellino, per quanto utile, lo possiamo portare con noi?

Diciamo subito che le leggi in maniera di armi (coltelli compresi) nel nostro paese sono molto severe e non sempre chiare; inoltre è sempre necessario distinguere tra “porto” e “trasporto”.

Il porto si configura quando l’arma o il coltello è nella pronta disponibilità del possessore (ad esempio perché tenuto in tasca); il trasporto invece è quando il coltello o temperino, magari inserito nella sua custodia, è infilato nello zaino e nel portabagagli dell’auto.

Un capo scout di Treviso, fermato dalla polizia nel 2015, e trovato in possesso di un coltellino all’interno del marsupio è stato condannato con decreto penale al pagamento di 23.000 euro perché accusato di “porto di strumento atto ad offendere”. A nulla sono servite le giustificazioni del giovane che ovviamente usava il coltellino nella sua attività di scout.

Ma in realtà cosa dice la legge? Premesso che la leggenda metropolitana delle “4 dita” di lunghezza è per l’appunto una leggenda (anche se nata da una norma oggi abrogata) , in realtà un coltello può essere portato al seguito solo per “giustificato motivo” secondo quanto previsto dalla Legge 110 del 1975: ciò significa che il possessore deve essere in grado di giustificare (e in maniera convincente) il perché sta portando con se un coltello che comunque la giurisprudenza considera “strumento atto ad offendere”.

Si tratta di una norma che lascia grande discrezionalità all’operatore che effettua il controllo (il quale ovviamente deve valutare il giustificato motivo, la persona e le caratteristiche dello strumento).

Facciamo un esempio: se vado a pesca e mi trovo sulla riva di un fiume con stivali, canna e gilet da pesca al cui interno custodisco il mio coltellino sicuramente esiste il giustificato motivo; stessa cosa se mi sto inerpicando per un sentiero di montagna con scarponi e zaino.

Se invece mi trovo ad un evento calcistico o una manifestazione di metalmeccanici con un coltello nella tasca, quale che siano le giustificazioni (“Il coltello mi serviva per prepararmi un panino e sbucciare una mela”), sicuramente il “giustificato motivo” viene meno (la Cassazione nel 1996 ha chiarito che deve intendersi per motivo giustificativo quello determinato da particolari esigenze dell’agente perfettamente corrispondenti a regole comportamentali lecite relazionate alla natura dell’oggetto, alle modalità di verificazione del fatto, alle condizioni soggettive del portatore, ai luoghi dell’accadimento, alla normale funzione dell’oggetto).

La questione si complica se vestito da pescatore, con stivaloni e canna, mi fermo all’Autogrill per fare colazione; qualcuno potrebbe obiettare che in quel momento non sto pescando e pertanto non sono giustificato nel portare in tasca un coltello (in questo caso meglio lasciarlo in macchina, magari ben custodito nello zaino).

Se per “giustificato motivo” posso portare coltelli di dimensioni e foggia diversa, per alcune tipologie di lame il divieto è invece sempre tassativo: parliamo dei coltelli a doppio filo (pugnali e stiletti) e dei coltelli a scatto (la cosiddetta “molletta”) che per nessuna ragione, se detenuti legalmente, possono essere portati al di fuori della propria abitazione.

Da quanto detto appare chiaro che è sempre necessario valutare con molta attenzione l’opportunità di “portare” un coltello per quanto sia piccolo sulla propria persona e decidere infine di non farlo se il “giustificato motivo” non ci appare più che credibile. E’ sicuramente preferibile mangiarsi una mela con tutta la buccia e tenersi una spina nella mano che rischiare un procedimento penale.

Chiarito (si spera) il concetto di “giustificato motivo” chiariamo anche perché i coltelli pieghevoli (folders) sono chiamati “coltellini svizzeri”.

La ragione è molto semplice: nel 1984 Karl Elsener aprì un laboratorio di coltelleria a Svitto e realizzò un coltellino multilama per l’esercito svizzero (il famosissimo Swiss Army Knife); in onore della madre, scelse come nome per la sua azienda Victoria e il marchio con la croce.

Successivamente i suoi coltelli, di eccellenti qualità e con le guancette rosse, furono acquistati da militari e civili di mezzo mondo compresa la NASA e il MOMA (Museo dell’Arte Moderna di NY) mentre la Victorinox assorbì anche la Wenger, altra celebre fabbrica di coltelli.

Oggi i coltellini svizzeri, prodotti in milioni di esemplari e in decine di modelli, sono diffusi in tutto pianeta e non c’è soldato, astronauta o escursionista che non l’abbia avuto nelle tasche. Certo, con “giustificato motivo”.

Francesco Gargaglia

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