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Giovedì 11 Aprile 2024 12:04

Ancora morti al largo di Lampedusa



Save the Children: «Riportare la protezione delle persone al centro delle politiche, istituire un sistema di ricerca e soccorso in mare e aprire vie legali e sicure di accesso»

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Nella giornata di ieri, 10 aprile, i vigili del fuoco greci hanno recuperato i corpi di tre sorelle di 5, 7 e 10 anni, di nazionalità afgana, su una spiaggia rocciosa dell’isola di Chios, dopo il naufragio di un’imbarcazione di migranti avvenuto nella mattinata. 19 le persone tratte in salvo, tra cui altri otto minori e la madre delle bambine che hanno perso la vita. Anche a Lampedusa sono arrivati i sopravvissuti di un altro naufragio in acque maltesi, con 9 vittime tra cui una bimba di pochi mesi e un ragazzo morto dopo i tentativi di rianimarlo, mentre la Guardia costiera italiana ha salvato 37 migranti alla deriva su una piccola imbarcazione in legno. Sarebbero circa 15 i dispersi

«Un altro pesante tributo in termini di vite umane è stato pagato ieri nel Mediterraneo», commentano da Save the Children, i cui team presenti sull’isola di Lampedusa hanno prestato subito assistenza ai minori e alle famiglie dei sopravvissuti, arrivati in stato di shock e ipotermia. Ma il bilancio delle vittime, avvertono, rischia di aggravarsi. Per il momento, tenuto conto dei due naufragi di ieri, sale a circa 400 il bilancio morti e dei dispersi nel 2024 solo nel Mediterraneo centrale, che «si conferma una delle rotte più letali al mondo».

La direttrice delle Relazioni istituzionali dell’organizzazione Giorgia D’Errico evidenzia che «mentre ieri in Europa si discuteva di protezione dei confini, bambini, donne e uomini, perdevano la vita nella speranza di costruirsi un futuro di pace, lontano da conflitti, persecuzioni, fame, violenza, matrimoni forzati e povertà estrema. Non si può assistere inermi – aggiunge – a quelle che sono ormai tragedie annunciate. È necessario riportare le persone e la salvezza degli esseri umani al centro delle politiche nazionali ed europee. Continuiamo a chiedere, dunque, un’assunzione di responsabilità condivisa degli Stati membri e delle istituzioni europee – incalza -, che porti alla creazione di un sistema strutturato e coordinato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo».

L’auspicio espresso da D’Errico è che «l’implementazione delle riforme in materia di politiche migratorie europee includa anche l’apertura di canali regolari e sicuri per l’accesso in Europa e la creazione di nuovi meccanismi di ricongiungimenti familiari, corridoi umanitari e di evacuazione per le persone in fuga».

11 aprile 2024

 

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