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Venerdì 19 Aprile 2024 08:04

Centro Astalli: in Europa, un «arretramento nel diritto di asilo»



Presentato il Rapporto annuale. Grazie all'impegno di 737 volontari, nel 2023 assistite 22mila persone, di cui 11mila a Roma. Nel Mediterraneo morte o disperse oltre 3mila persone. Il presidente Ripamonti: «Impoverita l'accoglienza». Il sindaco Gualtieri: «Basta con le risposte miopi»

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Accompagnare, servire e difendere. È la missione del Centro Astalli, che da oltre quarant’anni è impegnato nell’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo che arrivano in Italia. Nel 2023, grazie all’aiuto di 737 volontari, ha fornito assistenza a 22mila persone, di cui 11mila a Roma. Più di 67mila pasti sono stati distribuiti nella Capitale con un incremento di circa il 45% rispetto all’anno scorso. 1.177 le persone accolte dalle realtà della Rete territoriale. 31.441 gli studenti incontrati nei progetti di sensibilizzazione. Tutto questo in un anno in cui si sono però purtroppo registrati più morti e dispersi che mai nel Mediterraneo: 3.105. Più di 29mila le vittime dal 2014. Questi i dati del Rapporto annuale 2024, presentato ieri, 18 aprile, nell’Aula della Congregazione della Curia generalizia della Compagnia di Gesù.

«Si tratta di migliaia di persone con un nome, una storia, aspettative e desideri, ma soprattutto con una dignità», ha sottolineato padre Camillo Ripamonti, il presidente del Centro Astalli, che ha aperto l’incontro moderato da Luca Liverani, giornalista di Avvenire. La dignità di Darya, attivista civile della Bielorussia, che ha subito una forte persecuzione da parte dello Stato. «Hanno minacciato di arrestarmi e condannarmi ad anni di carcere – ha raccontato la donna -. Mi hanno detto che avrebbero portato via mio figlio e lo avrebbero messo in un orfanotrofio. Così sono stata costretta a lasciare il mio Paese e a portarlo in un posto sicuro». Darya è arrivata in Italia nel 2021 insieme al suo bambino e ha ottenuto subito lo status di rifugiata.

Anche Maurice ha raccontato la sua storia. Ha 33 anni e viene dalla Nigeria. Da anni il suo Paese è devastato dal terrorismo, dalla crisi economica e dagli effetti del cambiamento climatico. Ha provato ad attraversare il Mediterraneo in due occasioni. La prima volta il gommone si è bucato dopo poche ore di viaggio. «Molti miei compagni non ce l’hanno fatta. Se chiudo gli occhi vedo ancora il terrore di quella notte», sono le sue parole. Dopo qualche giorno, i trafficanti lo hanno fatto salire su un altro gommone che lo ha portato a Lampedusa. Maurice ha frequentato la scuola media, la scuola superiore e si è diplomato in Servizi sociali. Ora studia Relazioni internazionali a Napoli. «Un giorno diventerò un avvocato. Tornerò nel mio Paese e difenderò il mio popolo affinché nessun altro debba vivere quello che ho vissuto io».

Storie che testimoniano la complessità del fenomeno migratorio, come ha evidenziato Ripamonti. «Invece di una gestione complessa, in Europa stiamo assistendo a un arretramento nel diritto di asilo – ha detto il presidente -. Complessità non è sinonimo di complicazione. Non si affronta quello che è considerato il problema migratorio rimuovendo le persone dal suolo europeo, ma rimuovendo le cause delle migrazioni forzate». Nel 2023, ha continuato, «abbiamo assistito a un progressivo impoverimento dell’accoglienza. Il cosiddetto decreto Cutro con il pretesto della lotta ai trafficanti ha in realtà messo in atto una politica dissuasiva e punitiva delle partenze, culminato nell’accordo per la “deportazione” in Albania».

Una situazione sì complessa, «ma ricca di umanità – sono le parole del vescovo di Trieste Enrico Trevisi -. Non stiamo parlando di numeri, ma di persone. Ognuno con le proprie sofferenze e le proprie speranze. Dobbiamo ascoltarle nella loro singolarità e nel loro dolore. C’è bisogno di grande collaborazione e di partecipazione, ha detto ancora il vescovo, richiamando il tema delle prossime Settimane sociali che si terranno a Trieste. «Ne va della dignità di queste persone, e anche della nostra, perché non possiamo vivere senza dignità».

Sulla complessità del fenomeno migratorio si è espressa anche Nathalie Tocci, la direttrice dell’Istituto affari internazionali. «Non possiamo semplicemente accogliere e poi voltare le spalle alle cause delle partenze. Dobbiamo fare molto di più anche per chi, nonostante tutto, decide di rimanere, per far sì che i motivi che costringono gli altri a partire vengano affrontati», ha affermato. «Basta con le risposte miopi – ha rimarcato il sindaco di Roma- Roberto Gualtieri -. Ci stiamo impegnando, in vista del Giubileo, per un’accoglienza sempre più personalizzata. I migranti non sono un problema, ma una risorsa preziosa».

19 aprile 2024

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