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Giovedì 16 Maggio 2024 18:05

Inflazione. Europa e Stati Uniti valutano un primo taglio dei tassi di interesse

Roma – Inflazione su o inflazione giù, taglio dei tassi di interesse o tassi più...

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Roma – Inflazione su o inflazione giù, taglio dei tassi di interesse o tassi più alti più a lungo. Da oltre due anni questi sono tra gli interrogativi più impegnativi del panorama economico-finanziario mondiale, se non i più impegnativi, e ancora oggi non si ha una risposta univoca a tali domande, soprattutto considerando le differenti situazioni presenti sui mercati e nelle varie economie domestiche, ad esempio in Europa o negli Stati Uniti.

In Europa inflazione in calo, possibile taglio tassi a giugno
Partiamo dal Vecchio Continente: gli ultimi dati inerenti all’inflazione dell’Eurozona hanno palesato ulteriori miglioramenti dopo quelli visti nei mesi precedenti. Il tasso d’inflazione medio dell’Area Euro, infatti, è pari al 2.4%, non lontano da quello registrato a marzo e in linea con quanto previsto dagli analisti, un dato incoraggiante che permette di iniziare ad intravedere il fatidico primo taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, il cui obiettivo ormai noto è quello di raggiungere il target del 2% entro la metà del 2025. In vista della prossima riunione della Bce, in programma ad inizio giugno, sembra probabile un primo taglio del tasso di riferimento, anche se non tutti i rappresentanti si sono sbilanciati su questa ipotesi. Quel che invece è certo è che, anche in caso di prima riduzione, le decisioni successive verranno accuratamente soppesate in base ai dati macroeconomici, come pil e occupazione, onde evitare un ritorno di fiamma dell’inflazione che ritarderebbe ulteriormente il ritorno nei parametri.

Stati Uniti, inflazione ancora alta: taglio tassi verso settembre?
Dinamica differente invece sul lato opposto dell’Atlantico, dove la situazione inflazione è ancora spinosa: nonostante il dato di aprile sia migliore di quello previsto dagli analisti (3.4% contro 3.5%), il valore è ancora alto e, complice un’economia ancora forte, la Federal Reserve potrebbe decidere di aspettare ancora un po’ prima di dare una prima sforbiciata ai tassi di riferimento. Il target della Fed, come nel caso della Bce, è quello di raggiungere un’inflazione al 2% entro il primo semestre del 2025, ma come detto, quello che fino ad ora ha rallentato la corsa verso questo obiettivo, e di conseguenza i tagli dei tassi, è un’economia piuttosto forte, sia per quel che riguarda il Pil che per quel che riguarda il mercato del lavoro, con il dato sulla disoccupazione ancora basso. Stando così le cose, un taglio dei tassi di interesse già a giugno appare poco probabile, mentre maggiori chance si hanno per la riunione di luglio o ancor di più per settembre.

Occhio alla geopolitica
Attenzione però ai delicati equilibri politici, sia in Europa che in Medioriente, con i conflitti tra Russia e Ucraina e tra Israele e Palestina, con relativi Paesi a supporto, che rappresentano un’ulteriore variabile in un contesto piuttosto precario e ancora vittima degli avvenimenti di due e più anni fa. Come fu a febbraio 2022 con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che portò ad una crescita spropositata del prezzo del gas, l’ipotetico allargamento del conflitto tra Israele e Palestina potrebbe portare al coinvolgimento di Paesi vicini, tra cui quelli aderenti all’Opec, ovvero l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, con conseguente alterazione dei prezzi del greggio e/o riduzione delle forniture, soprattutto verso quei Paesi schierati in maniera opposta nel conflitto, con un’inflazione che a quel punto andrebbe fuori scala per questioni endogene dando il via ad una spirale inflazionistica, di difficile gestione, che coinvolgerebbe tutti o quasi i settori dell’economia mondiale.

Andrea Trupiano

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