Venerdì 6 Settembre 2024 09:09
La scuola, luogo di «costruzione di cittadinanza. Anche per gli stranieri»
Il messaggio dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza Carla Garlatti, in occasione dell'avvio dell'anno scolastico. L'obiettivo: «Favorire la crescita dell'individuo come parte di una comunità, promuovendo cultura del rispetto e solidarietà»
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Ai bambini e ragazzi che in questi giorni tornano sui banchi di scuola arriva il messaggio dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti. Anzitutto, un augurio che l’anno scolastico che sta iniziando sia «ricco di conoscenze, scoperte e incontri. Spero – prosegue la Garante – che la scuola possa essere per tutti non soltanto un luogo in cui si apprende e ci si forma, ma anche un posto in cui si va volentieri, si sta bene e si costruiscono relazioni».
Soddisfazione, nelle parole di Garlatti, per le novità introdotte dal ministro dell’Istruzione e del merito Valditara. In particolare per quella dei tutor – «apprezzata anche dal Consiglio nazionale delle ragazze e dei ragazzi dell’Agia», riferisce – e per il potenziamento dello studio dell’educazione civica. L’auspicio della Garante è che «rappresenti veramente uno strumento per promuovere tra bambini e ragazzi la cultura del rispetto verso l’altro e i valori di solidarietà. Solo in questo modo – riflette – potrà contribuire in concreto a supportare i minorenni nel loro percorso di crescita e di costruzione della personalità e potrà fare davvero la differenza in termini educativi, formando ragazzi più consapevoli che si sentano parte attiva della società e diventino il tramite per veicolare valori positivi».
Da scongiurare, per Garlatti, l’approccio di tipo individualistico «che potrebbe derivare da un’eccessiva estremizzazione del concetto di appartenenza alla comunità nazionale a discapito dell’apertura verso una società multietnica e multiculturale. La scuola – aggiunge – deve essere pensata, sin da quella dell’infanzia, come il primo luogo di integrazione. Per questo l’attività di potenziamento dell’italiano rivolta agli studenti stranieri deve essere svolta in modo pienamente inclusivo, evitando il rischio di isolamento e di ghettizzazioni».
L’Autorità garante non ha dubbi: «Nel momento in cui si riconosce alla scuola questo importante compito di favorire la socializzazione e la crescita dell’individuo come parte di una comunità, va da sé che non ha più senso una norma che impone di attendere il compimento dei 18 anni per acquisire la cittadinanza a ragazzi che nascono e crescono in Italia e si formano studiando la lingua, la storia, i valori e le regole di convivenza civile del nostro Paese. Sono ragazzi che si sentono italiani e che italiani lo sono di fatto. Sono convinta – conclude – che questo possa essere davvero il momento giusto per avviare una seria riflessione sul tema. Riconoscere la cittadinanza è fondamentale per promuovere una piena integrazione; non riconoscerla, al contrario, potrebbe essere causa di frustrazione e determinare forte senso di emarginazione, accrescendo il rischio di pericolose derive oppositive».
6 settembre 2024
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