Venerdì 6 Settembre 2024 09:09
Sant’Egidio: «Riprendere con più impegno le operazioni di soccorso in mare»
L'intervento della Comunità dopo il naufragio del 2 settembre, in cui sono morte 21 persone. «Incentivare vie di ingresso regolari, anche per motivi di lavoro»
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21 morti, tra i quali 3 bambini, provenienti da Paesi «sconvolti da guerre terribili, come la Siria e il Sudan». È il bilancio dell’ultimo naufragio nel Mediterraneo, al largo di Lampedusa, lo scorso 2 settembre, di cui si è avuta notizia solo mercoledì, «a seguito del salvataggio degli unici sette sopravvissuti, rimasti aggrappati allo scafo capovolto per due giorni». A riferirlo è la Comunità di Sant’Egidio, esprimendo anzitutto il cordoglio ai familiari delle vittime. Di fronte a queste morti, rilevano, «non ci si può limitare allo sdegno o al freddo aggiornamento delle statistiche sulle vittime dei viaggi della disperazione nel Mediterraneo. Rivolgiamo un forte appello a tutte le istituzioni, a livello nazionale ed europeo, perché riprendano con più impegno le operazioni di soccorso in mare, per salvare la vita di chi è in pericolo».
Ancora, nell’analisi della Comunità, «è necessario incentivare vie di ingresso regolari, anche per motivi di lavoro, di cui l’Italia ha estremamente bisogno. E per chi fugge dai Paesi in guerra, attivare modelli che favoriscono salvataggio e integrazione». Come i corridoi umanitari, che Sant’Egidio porta avanti insieme a diverse realtà ormai dal 2016 e che «hanno consentito di far giungere in Europa 7.700 persone», ricordano. L’ultimo arrivo, pochi giorni fa, proprio dalla Libia: venti profughi evacuati dai campi di detenzione, dove hanno subito gravi maltrattamenti, ma che «grazie ai corridoi umanitari hanno potuto raggiungere l’Italia con un volo aereo senza mettere la loro vita nelle mani dei trafficanti».
6 settembre 2024
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