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Martedì 1 Ottobre 2024 17:10

“Vermiglio: un paesaggio dell’anima



Secondo film italiano in concorso a Venezia all’ultima Mostra del Cinema, è il candidato italiano all'Oscar 2025. La regista Delpero: «È un "lessico famigliare" che vive dentro di me»

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Italia 1945. A Vermiglio, nelle montagne dell’Alto Adige, vive una numerosa famiglia: il padre Cesare, maestro di scuola, la mamma, casalinga, dedita a offrire un sicuro tenore di vita ai figli… Prende il via così, in una zona d’Italia quasi sconosciuta, Vermiglio, il secondo film italiano in concorso a Venezia all’ultima Mostra del Cinema, nelle sale dal 19 settembre, candidato italiano all’Oscar.

Siamo nella Val di Sole e Vermiglio è il paese natale del padre della regista Maura Delpero. Qui lei ha deciso di girare il film con l’obiettivo di conservare le tradizioni paterne, anche linguistiche. Quindi per mantenere la realtà e la verità della vicenda, è stata utilizzata per i dialoghi la lingua originale, facendo ricorso ai sottotitoli in italiano. Si torna dunque ancora a Vermiglio, il paesino dove arriva un soldato ferito sul finire della seconda guerra mondiale. Presenza inattesa che sconvolge la piccola comunità. Succede infatti che Lucia, la maggiore delle figlie di Cesare, si innamora di Pietro, il soldato siciliano appena arrivato.

Prende quindi il via una storia d’amore che per lei rappresenta la prima volta e per tutti un forte cambiamento. Sorelle di Lucia sono Ada e Flavia , la cui vita scorre al ritmo delle nevicate dei lunghi inverni di montagna, solo inframezzata dalle lezioni del maestro elementare Cesare che si è posto il non facile obiettivo di insegnare agli alunni il corretto italiano invece del dialetto locale praticato da tutto il paese. Ecco dunque il nodo drammatico della vicenda: il paesino al centro, un nucleo familiare numeroso e irrequieto (i figli in origine erano dieci), l’imbarazzo nel gestire le situazioni sentimentali dei figli, la presenza di un “estraneo” difficile da motivare.

Nata a Bolzano il 3 ottobre 1975, Maura Delpero si fa conoscere in vari festival. Arriva, col titolo Maternal, al 72° Locarno Film Festival dove vince quattro premi e ottiene grandi consensi. Ora ecco Vermiglio, in concorso a Venezia dove ottiene il Gran Premio della Giuria. La scelta di girare il film nell’originale lingua trentina rimanda ad un esempio alto e nobile: Ermanno Olmi e il suo L’albero degli zoccoli (1978), saga di una famiglia contadina nella campagna bergamasca. Ma qui la regista è più precisa e dice: «Vermiglio è un paesaggio dell’anima, un “lessico famigliare” che vive dentro di me, sulla soglia dell’inconscio, un atto d’amore per mio padre, la sua famiglia e il loro piccolo paese. Attraversando un tempo personale, vuole omaggiare una memoria collettiva». Non è un film facile, è anzi provocatorio, ha il coraggio di tornare alle radici del territorio, di restituire dignità a valori solo all’apparenza desueti, non ha paura di dire il bene e il male di un mondo che si crede scomparso.

1° ottobre 2024

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