Mercoledì 2 Ottobre 2024 12:10
Libano, suor El Beaino: «Viviamo in pericolo permanente»
La testimonianza della religiosa raccolta da Acs, dal suo convento a 5 chilometri dal confine israeliano. «Qui 9mila cristiani». Le suore con chi resta, nonostante le bombe
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«Qui ci sono ancora circa 9mila cristiani, distribuiti in tre villaggi. Viviamo in pericolo permanente». La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) riferisce la testimonianza di suor Maya El Beaino, della congregazione delle Suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, dal suo convento di Saint-Joseph ad Ain Ebel, nel sud del Libano. A 5 chilometri dal confine israeliano. Nonostante le bombe incessanti che arrivano da Israele, la religiosa ha deciso di restare, per dare sostegno alla comunità cristiana. «Qui – aggiunge – non c’è un ospedale vicino e abbiamo solo tre ore di elettricità al giorno. Ciò significa: niente acqua, niente internet per contattare la Croce rossa».
Negli ultimi mesi, attraverso la religiosa la fondazione pontificia ha fornito assistenza medica a 1.200 persone rimaste ad Ain Ebel, insieme ad aiuti alimentari destinati a migliaia di famiglie bisognose nel sud del Libano. Al momento nel suo convento suor Maya è rimasta da sola, ma a poca distanza, a Rmeich, ci sono ancora altre due comunità religiose. Una presenza che è di conforto per chi ha scelto di restare, nonostante i bombardamenti ormai continui. «Tutti parlano delle persone che sono fuggite a causa degli attentati, ma nessuno parla dei tanti cristiani che hanno scelto di restare, temendo di perdere la propria vita. casa e terra per sempre – sottolinea suor Maya -. Molti avevano certamente lasciato la regione all’inizio della guerra di Gaza nell’ottobre del 2023, ma molte famiglie sono tornate a casa perché la vita a Beirut era troppo costosa e molti non potevano sopportare la separazione dai padri rimasti soli nel sud».
Il convento Saint-Joseph gestisce l’unica scuola cattolica della regione e accoglie bambini provenienti da 32 villaggi circostanti. Le violenze in corso però hanno spinto all’interruzione dell’insegnamento in presenza. Il timore è che, come accaduto a Gaza, Israele possa attaccare anche le scuole. «I bambini non sarebbero al sicuro», spiega ancora la religiosa, che ringrazia Acs «per il vostro sostegno. Il trauma della guerra del 2006 è ancora nella mente di tutti e il timore che ponti e strade vengano nuovamente bombardati è grande», prosegue, ricordando il conflitto militare che ha visto fronteggiarsi Israele e Hezbollah per 34 giorni, in Libano e nel nord di Israele, in seguito a un’operazione militare su vasta scala attuata dall’esercito israeliano per reazione, o rappresaglia, alla cattura di due suoi soldati il 12 luglio 2006 da parte di militanti libanesi Hezbollah, dopo altre precedenti loro azioni ostili. E la paura cresce, ora che è iniziata l’invasione di terra.
A dare voce all’appello di Acs alla preghiera per gli abitanti del Libano del Sud, per le vittime della guerra, per i rifugiati e per la fine delle violenze, è la presidente esecutiva della fondazione, Regina Lynch. «Chiediamo a Dio di rispondere alle nostre preghiere e di permettere al suo amore e alla sua compassione di toccare i cuori di coloro che sono coinvolti nei combattimenti, esortandoli a cercare soluzioni pacifiche, affinché la giustizia e la riconciliazione possano prevalere in tutta la Terra Santa e oltre», le sue parole.
2 ottobre 2024
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