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Mercoledì 2 Ottobre 2024 16:10

Cittadinanza, una riforma fondamentale per poco meno di un milione di ragazzi



Il confronto promosso da Save the Children tra società civile e politica. Fatarella: «È il momento di riconoscere questo diritto ai piccoli nati e cresciuti in Italia»

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«Dopo anni di tentativi per riportare il dibattito sulla cittadinanza al centro dell’agenda politica, ora è il momento di fare passi avanti concreti per riconoscere finalmente questo diritto a bambini, adolescenti e giovani nati e/o cresciuti in Italia». La direttrice generale di Save the Children Daniela Fatarella lo ha affermato con forza questa mattina, 2 ottobre, durante il confronto tra società civile e mondo della politica proposto dall’organizzazione a Roma, a Palazzo Santa Chiara. A fare da filo conduttore, il tema “Diritto e diritti di cittadinanza: quale spazio per i bambini e le bambine?”.

Nell’analisi di Save the Children, «la legge sulla cittadinanza attualmente in vigore, che risale ormai a più di trent’anni fa, è superata e ha un impatto negativo sulla vita di centinaia di migliaia di bambine, bambini e adolescenti in Italia che, quotidianamente, si scontrano con barriere formali che impediscono loro di sognare e progettare concretamente il loro futuro. La riapertura del dibattito sul tema è, dunque, un’occasione da non perdere – proseguono – per lavorare a una riforma che metta al centro i diritti di tutti quei minori che nascono e/o crescono nel nostro Paese, ma che attualmente sono italiani di fatto e non di diritto».

A nome dell’organizzazione, Fatarella si è rivolta «con forza» alla politica, perché «si lavori insieme per modificare una legge che non rappresenta più il Paese. Inoltre, affinché tale cambiamento non sia solo formale, è cruciale dargli concretezza – sottolinea -, sostenendo luoghi e spazi quotidiani di condivisione, come la scuola, che va ascoltata e supportata per il suo ruolo cruciale nel percorso verso una società più coesa e più giusta».

Proprio la scuola è il luogo che accoglie quasi un milioni di alunni con cittadinanza non italiana: 914.860 tra studentesse e studenti, pari all’11,2% del totale degli iscritti). Poco più della metà  sono concentrati nel primo ciclo di istruzione. Di questi, il 65,4% è nato in Italia. «Bambine, bambini e adolescenti che da anni ormai sono una presenza costante nella nostra scuola, eppure sono costretti ancora oggi a vivere disuguaglianze e ostacoli, come le difficoltà a partecipare a gite scolastiche, a scambi culturali all’estero o a competizioni sportive e, in un secondo momento, anche ad accedere all’università o ai concorsi pubblici», osservano da Save the Children. Il mancato riconoscimento della cittadinanza italiana, insomma, «influenza anche le loro aspirazioni e prospettive future, oltre che il senso di appartenenza alla comunità e al Paese».

Secondo uno studio realizzato da Save the Children, nel 2023 il 45,5% degli studenti italiani (43,2% per i cittadini italiani con background migratorio) intervistati ritiene di poter ottenere un diploma di laurea, un master o un dottorato; dato che scende al 35,7% per gli studenti con background migratorio senza cittadinanza. Risultati che mostrano come «i minori con background migratorio, se riconosciuti cittadini, tendono a maturare aspettative e aspirazioni equivalenti a quelle dei coetanei nati in Italia». Ancora, il 17,9% degli studenti con background migratorio senza cittadinanza italiana afferma di non sentirsi mai o quasi mai parte della scuola; percentuale che scende al 13,8% per gli studenti con background migratorio e con cittadinanza italiana e al 10,6% per i coetanei con entrambi i genitori italiani. Tra i minori con background migratorio, inoltre, coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana si sentono più vicini all’Italia (18,5%) e più vicini al loro quartiere (26%) e città (18%) rispetto ai minori stranieri senza cittadinanza italiana (rispettivamente 14%; 21,5%; 13%).

Un’ulteriore ricerca realizzata da Save the Children tra il 2023 e il 2024 in tema di aspirazioni e aspettative ha mostrato come il 58,7% degli adolescenti con background migratorio desideri trasferirsi all’estero nel futuro (rispetto al 34,9% dei 15-16enni di origine italiana), un dato che non può non far riflettere sul rischio di perdere risorse, conoscenze e competenze nei prossimi anni se non interverrà il necessario cambiamento.

2 ottobre 2024

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