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Sabato 30 Novembre 2024 19:11

Allarme per le “isole di calore” negli spazi urbani

Le isole di calore, ovvero i microclimi più caldi che si creano nelle aree urbane,...

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Le isole di calore, ovvero i microclimi più caldi che si creano nelle aree urbane, sono  un problema quanto mai attuale e stanno richiamando anche l’attenzione della Nasa. Uno studio pubblicato su Nature Commnications ha utilizzato i dati satellitari dell’Agenzia spaziale americana per individuare la ragione per cui molte  grandi città di tutto il mondo, non riescono a difendersi adeguatamente dalle peggiorate condizioni climatiche dovute al riscaldamento globale.

Un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Yuxiang Li ,Università di Nanchino, ha analizzato le 500 città più grandi del mondo per confrontare le loro capacità di raffreddamento. Per questo hanno utilizzato i dati del satellite Landsat 8,  gestito congiuntamente dalla Nasa e dall’ U.S. Geological Survey, per determinare quanto fosse efficace il verde per raffreddare i siti. La mancanza di spazi verdi sembra penalizzare le città, soprattutto le città del Sud del mondo che,  rispetto a quelle del Nord, hanno il 30% in meno della capacità di raffreddamento legata al verde e una minore capacità di adattarsi al caldo in quanto l’aria condizionata è meno utilizzata e le interruzioni di energia sono più frequenti.

Nei prossimi anni si  prevedono temperature sempre più estreme a latitudini  vicine all’Equatore e gli spazi urbani tenderanno ad essere sempre più caldi, non solo per il riscaldamento globale, ma anche per la mancanza di aree verdi  sempre più esigue a favore di cemento e superfici scure che intrappolano i raggi del Sole, come marciapiedi, edifici e strade che assorbono il calore per poi sprigionarlo successivamente nell’ambiente.

All’interno di una stessa città, i quartieri più o meno privilegiati saranno maggiormente colpiti dalle ondate di calore, mentre i quartieri più ricchi, con più spazi verdi, potranno difendersi meglio dalle alte temperature.

“Le città – spiega Christian Braneon, Goddard Institute for Space Studies della Nasa a New York – dovrebbero avere come priorità strategica lo sviluppo di nuovi spazi verdi e i dati satellitari possono essere di grande aiuto per questo scopo”.

Per mappare la quantità di spazio verde presente in ciascuna città,  i ricercatori hanno utilizzato un parametro chiamato Normalized Difference Vegetation Index (Ndvi), secondo il quale la vegetazione sana assorbe la luce rossa e riflette la luce infrarossa: il rapporto tra queste lunghezze d’onda può mostrare la densità della vegetazione sana in una determinata immagine satellitare.

E’ stato, inoltre scoperto che la capacità media di raffreddamento delle città potrebbe essere aumentata sostanzialmente fino a 10°C aumentando la quantità e la qualità degli spazi verdi, ma anche creando bacini idrici, tetti verdi e dipingendo superfici o marciapiedi con colori più chiari per riflettere più luce. Secondo gli scienziati,  studi come questi devono rappresentare un punto di riferimento per urbanisti e architetti che pianificano il verde urbano nelle città e sempre di più dovranno cambiare le logiche e i paradigmi nella pianificazione urbana, in considerazione del cambiamento climatico e del benessere dei cittadini.

Riguardo al riscaldamento globale tra i climatologi sta crescendo la preoccupazione perché in tutto il mondo stanno spuntando “punti caldi” di ondate di calore  che non possono essere spiegati con gli attuali modelli di riscaldamento globale. E’ quanto riferiscono ricercatori della Columbia Climate School, che in uno studio appena pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, forniscono  la prima mappa mondiale di tali regioni, che si presentano in ogni continente, eccetto l’Antartide, come enormi macchie rosse. Lo studio esamina le ondate di calore degli ultimi 65 anni identificando le aree in cui il calore estremo sta accelerando notevolmente e sottolinea che negli ultimi anni queste ondate di calore hanno ucciso decine di migliaia di persone, hanno fatto appassire raccolti e foreste e hanno innescato devastanti incendi boschivi. Un nuovo fenomeno che, secondo i ricercatori, va oltre ogni previsione. (Rita Lena)

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