Martedì 24 Dicembre 2024 12:12
“Saharawi. Oltre l’attesa”: l’operato di chi non permette l’oblio della popolazione del Sahara Occidentale
Il 20 dicembre è stata inaugurata l’emozionante mostra Saharawi. Oltre l’attesa di Renato Ferrantini, la quale, si ricorda, permarrà fino al 6 gennaio presso “Rocca Colonna”, a Castelnuovo di Porto, dal lunedì al venerdì su prenotazione e il sabato e la domenica dalle ore 10:30 alle 19:00. Per saperne di più sulla mostra e sulla […]
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“Saharawi. Oltre l’attesa”: l’operato di chi non permette l’oblio della popolazione del Sahara Occidentale
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Il 20 dicembre è stata inaugurata l’emozionante mostra Saharawi. Oltre l’attesa di Renato Ferrantini, la quale, si ricorda, permarrà fino al 6 gennaio presso “Rocca Colonna”, a Castelnuovo di Porto, dal lunedì al venerdì su prenotazione e il sabato e la domenica dalle ore 10:30 alle 19:00. Per saperne di più sulla mostra e sulla popolazione Saharawi, si può consultare il seguente articolo:
https://www.ilnuovomagazine.com/saharawi-oltre-lattesa-la-mostra-fotografica-di-renato-ferrantini-a-castelnuovo-di-porto-dal-20-dicembre-al-6-gennaio/
Durante l’inaugurazione della mostra, dapprima ha preso parola Stefania Gasperini, la fondatrice dell’Associazione “Giro Mondo”, di cui si è parlato nel suddetto articolo; di seguito, alcune foto e didascalie, presenti alla mostra, che riassumono l’operato di questa importante realtà. A seguire, è intervenuto il sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini, il quale ha posto l’accento sull’importanza di parlare, senza paura, di argomenti come quello della causa Saharawi. In rappresentanza del Comune di Castelnuovo di Porto era presente anche Alessia Lupino, consigliere di maggioranza.
Alcuni degli obiettivi dell’Associazione “Giro Mondo”.
Alcuni dei progetti dell’Associazione “Giro Mondo”.
Alcuni dei progetti dell’Associazione “Giro Mondo”.
Importante è stata anche la presenza di Valentina Roversi, in rappresentanza delle rete Saharawi, che ha sottolineato quanto sia fondamentale parlare di Sahara Occidentale oggi perché c’è un’operazione di cancellazione e di negazione totale di questa popolazione e del territorio, a causa dell’invasione marocchina. Tra gli esempi, Roversi cita una nota catena di supermercati che vende pesce azzurro proveniente da quelle zone ma che riporta la dicitura “Marocco”. Non è un caso, infatti, che la stessa Roversi abbia raccontato che in svariate cartine geografiche non è presente il Sahara Occidentale ma solamente il territorio marocchino. «Purtroppo, dietro situazioni simili, vi è un interesse economico enorme ed è bene che si denunci», racconta Roversi, perché «ognuno di noi può fare qualcosa, innanzitutto documentandosi e parlandone e facendo campagna di solidarietà».
Infine, non poteva mancare, ovviamente, il fotografo Renato Ferrantini, il quale ha dichiarato che considera questa mostra come un passaggio, un pezzo del suo percorso professionale e umano di fotografo documentarista che si occupa principalmente di tematiche sociali e di popoli che migrano e che non hanno più la propria casa. Ha raccontato, infatti, che ogni volta che torna da un reportage fotografico capisce sempre di più che un’esperienza di questo genere costituisce una ricerca sempre maggiore di umanità, e sta al fotografo, al fotogiornalista ma anche al volontario accogliere quelle che sono le esigenze delle persone che si intervistano e che si fotografano: tutti i volti o le scene di vita quotidiana rappresentano un’esigenza o un messaggio che questi uomini, donne e bambini ci trasmettono.
Le foto, infatti, sono accompagnate da descrizioni e interviste provenienti dalla vita quotidiana dei Saharawi e rappresentano momenti particolari della storia e della vita di queste persone che vivono in Algeria, in quello spicchio meridionale nel deserto, dove sono stati costretti a esiliare. Nonostante ciò, i Saharawi non fanno la guerra: fa commuovere la dignità di questa popolazione che resiste in maniera pacifica da circa cinquant’anni.
Lo dimostrano le “testimonianze sul futuro” di Kaver e Tawualo. Il primo sostiene che ottenere la libertà attraverso un conflitto armato è sempre un sacrificio, una sconfitta, sia per loro che per i marocchini perché, dice Kaver, «siamo tutti esseri umani e siamo della stessa carne». Il secondo è un guerrigliero che non è stato fotografato ma che si trova accanto alla giovane ragazza in foto: Tawualo spiega che «desiderare un conflitto armato è una debolezza» e, rivolgendosi a Ferrantini e alla sua equipe, sostiene che essi sono le loro “palomas blancas della diplomazia”: «le parole che porterete fuori da questa casa sono più forti e incisive della politica, che è malata. Rappresentate una medicina, una pasticca che rende consapevole alla reazione un corpo abbandonato».
“Kaver e il suo sguardo su un futuro incerto”.
“Alwaha non ha paura del buio”.
Il popolo Saharawi, dunque, vuole continuare in un processo di pace, di autodeterminazione, una pace ripetuta da tutti “giusta”. Le parole di Kaver e Tawualo donano speranza. E la donano soprattutto ai bambini Saharawi che, nonostante si ritrovino a vivere quasi senza nulla, hanno sui loro volti una luce brillante e la meraviglia di chi sogna di vedere il mare, come il piccolo Sid Brahim che immagina che il suo delfino di peluche stia nuotando nelle acque marine di un telo azzurro. O come Khalia che si commuove nel vedere nell’inusuale sabbia umida alcuni germogli di pianta.
“Sid Brahim e il suo nuovo regalo, un delfino che come lui non ha mai visto il mare”.
“Germogli sul cammino dopo una pioggia notturna”.
In un lembo di Terra non troppo distante dal nostro, vivono questi uomini, donne e bambini che credono ancora nella pace nonostante una vita di buio e che desiderano solamente respirare l’odore del mare, almeno per una volta, e ammirare il ciclo di vita di una pianta, più spesso. Queste persone hanno un’identità, esistono e resistono, e in un’altra parte del mondo qualcuno sta parlando di loro e ciò fa sì che loro possano esistere ancora di più, anche altrove.
Questo è possibile grazie a Renato Ferrantini, a Stefania Gasperini, a Valentina Roversi e a tutti coloro che non permettono l’operazione di cancellazione e di negazione totale di popolazioni come quella Saharawi. Durante l’inaugurazione della mostra, Ferrantini ha ricordato le parole del Presidente della Repubblica per commemorare la strage dei migranti, il quale ha sottolineato che non bisogna dimenticare, anche se il giorno dopo la vita per noi continua, anche se siamo distanti, perché sia chi è vicino sia chi è lontano da noi fa sempre parte della comunità del nostro mondo e quindi deve essere raccontata, fotografata, intervistata.
Per conoscere altre storie di vita del popolo Saharawi, si consiglia vivamente la visita alla mostra Saharawi. Oltre l’attesa di Renato Ferrantini.
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