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Mercoledì 29 Luglio 2020 08:07

Il telefono solidale, Sant’Egidio e la cura delle relazioni

telefono solidale sant'egidio
Oltre 5mila chiamate da metà marzo per l’iniziativa potenziata in occasione della pandemia. Un software finanziato dai fondi 8xmille per l’emergenza

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Un servizio capace di mettere in rete le offerte di aiuto e le richieste dei più vulnerabili. È la linea telefonica attivata più di 30 anni fa dalla Comunità di
Sant’Egidio
, un contatto ripensato e potenziato fin dalla metà del mese di marzo, nel pieno dell’emergenza sanitaria dettata dal coronavirus. «In un momento di così grande difficoltà e sconcerto abbiamo pensato di ridefinire il nostro impegno, offrendo un punto di riferimento quanto più possibile concreto: qualcuno che potesse, se pur a distanza, dare informazioni, offrire sostegno e ascoltare le esigenze delle fasce più deboli – spiega Massimiliano Signifredi, volontario della Comunità e coordinatore delle cene itineranti -. È così che è nato il telefono solidale, attivo tutti i giorni, festivi inclusi, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19, con il numero 06.4292929».

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Il servizio, rivolto in particolare ai poveri, malati, anziani e persone sole, consente di fornire un aiuto più mirato sui servizi disponibili: dalla consegna a domicilio in tempi di pandemia all’indicazione dei centri di ascolto e di distribuzione, fino alla consulenza gratuita per la richiesta di regolarizzazione dei lavoratori stranieri e per la presentazione della domanda relativa al Reddito di emergenza. Il tutto reso possibile dall’utilizzo di un software specifico, finanziato con i fondi straordinari Cei dell’8xmille destinati all’emergenza
Covid-19
: «Questo programma consente ai 130 volontari operativi di rispondere alle chiamate direttamente da casa – precisa Signifredi -. Il software permette inoltre lo sviluppo della piattaforma da remoto, la lettura dei dati raccolti e l’individuazione delle aree di maggior disagio».

Grazie a questa puntuale intercettazione dei bisogni, la Comunità è riuscita ad avviare tra aprile e maggio nella sola città di Roma ben 28 nuovi centri di distribuzione: «In questi mesi abbiamo sentito la forte esigenza di ridisegnare la nostra mappa della solidarietà, mettendoci in ascolto del “grido” dei poveri e degli emarginati – prosegue il volontario -. Le persone che ci contattano vivono infatti situazioni economiche e personali complesse, segnate da amarezza, delusione, sofferenza e solitudine».

Da qui l’impegno costante degli operatori, sempre pronti ad offrire rassicurazione e vicinanza agli utenti: «Dietro ciascuno di loro c’è una storia che non si può in alcun modo categorizzare – commenta ancora Signifredi -. Perciò è importante instaurare un rapporto umano con queste persone, proponendo loro una soluzione fattibile». La cura delle relazioni è infatti la cifra identificativa del telefono solidale, servizio a cui è possibile affidare timori e preoccupazioni, ma anche domande e consigli medici su patologie diverse dal coronavirus.

Forte dell’esperienza della telemedicina, messa in campo nel 2008 nell’ambito del programma Dream che si occupa da 18 anni di decine di migliaia di malati in Africa, la Comunità trasteverina è riuscita ad attivare una rete nazionale di circa 200 medici specialisti a favore di tutti coloro che in tempi di
coronavirus
hanno avuto difficoltà ad accedere ai normali canali del sistema sanitario a causa della sospensione delle visite mediche o della chiusura degli ambulatori. «In totale sono 22 le branche specialistiche coperte, dalla cardiologia all’oncologia passando per la geriatria – riferisce Mira Gianturco, coordinatrice del servizio di telemedicina -. Una rete vasta e articolata di medici, infermieri e volontari che intende non abbandonare e lasciare solo nessuno».

Delle oltre cinquemila telefonate ricevute a partire da metà marzo, circa 600 sono state indirizzate proprio al servizio di telemedicina, ancora oggi attivo per consentire a chi lo desidera di rimanere in contatto con lo specialista che l’ha seguito durante il lockdown o per intercettare quanti vivono in condizioni di disagio. «Nel corso del primo contatto vengono raccolti, sempre nel rispetto della privacy, i dati clinici del paziente ed eventuali esami diagnostici, cardiogrammi o analisi del sangue – spiega Gianturco -. A questo punto i sanitari, che controllano quotidianamente le schede, contattano la persona e, nel caso di un teleconsulto, inviano tutto il materiale necessario allo specialista; il tutto anche nel giro di un’ora».

Un vero e proprio servizio di prossimità, quello del telefono, che ha contribuito anche ad ampliare la rete solidale di Sant’Egidio: fin dall’inizio dell’emergenza infatti un buon numero di coloro che hanno scelto di offrire il loro aiuto è passato proprio attraverso questo contatto. Come Giulia, 23 anni, studentessa di Lingue, impegnata oggi nella distribuzione delle cene itineranti: «Durante il lockdown il telefono solidale ha dato una risposta immediata al mio desiderio di rendermi utile per qualcuno – racconta -. Il pensiero di poter offrire un aiuto concreto a chi ha più bisogno mi rende davvero felice».

29 luglio 2020

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