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Mercoledì 29 Luglio 2020 11:07

Cinema: a Pupi Avati il Premio Bresson 2020

Pupi Avati
A conferirlo, la Fondazione Ente dello Spettacolo è la Rivista del Cinematografo. La consegna in occasione della 77ª Mostra di Venezia, il 9 settembre

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È il regista Pupi Avati ad aggiudicarsi la ventunesima edizione del Premio Bresson, conferito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo, con il patrocinio del Pontificio Consiglio della cultura e del dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. La consegna avverrà in occasione della 77ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, mercoledì 9 settembre, alle 12, nello Spazio FEdS al Lido di Venezia (Sala Tropicana 1, Hotel Excelsior).

Regista, scrittore e produttore cinematografico, in oltre 50 anni di carriera Avati si è cimentato con generi e registri espressivi diversi, dall’horror alla commedia familiare, dall’autobiografia al dramma storico, rivisitati con uno sguardo sempre lucido, capace di penetrare i sentimenti nascosti e le pulsioni più inconfessabili degli uomini. Ad accomunare opere diversissime, si legge in una nota, come “La casa dalle finestre che ridono” (1976) e “Regalo di Natale” (1986), “Magnificat” (1993) e “Il cuore altrove” (2003), “Jazz band” (1978) e “Il papà di Giovanna” (2008), “Le strelle nel fosso” (1979) e “Il signor diavolo” (2019), è «il desiderio di raccontare luci e ombre del mondo evocato, che si tratti della provincia emiliana o di un passato dolce e rimpianto, delle peripezie familiari e di quelle dell’anima. La filmografia di Pupi Avati è un’inesauribile lavoro di educazione allo sguardo, in grado di modificare la realtà osservata, di rinnovarla e fecondare l’immaginazione, affinché possa scorgere la grazia dell’ombra delle cose».

Istituito nel 2000, il Premio Robert Bresson è il riconoscimento di Fondazione Ente dello Spettacolo all’opera cinematografica di quel regista che con i suoi film indaga le dimensioni più autentiche dell’Uomo, la ricerca del senso e l’apertura allo spirituale. In passato è stato attribuito, tra gli altri, a Giuseppe Tornatore, Manoel de Oliveira, Theo Angelopoulos, Wim Wenders, Aleksandr Sokurov, Jean-Pierre e Luc Dardenne, Ken Loach, Gianni Amelio, Liliana Cavani e Lucrecia Martel.

29 luglio 2020

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