Mercoledì 5 Febbraio 2025 16:02
La domanda di verità di Corlazzoli


Nel "Diario da un monastero" la rievocazione di due mesi trascorsi, da ateo dichiarato, in un eremo toscano, al fianco dei monaci prima che di fronte a loro. Alla scoperta della dimensione spirituale
L'articolo
La domanda di verità di Corlazzoli
proviene da RomaSette
.
#libri #alex corlazzoli #diario da un monastero parole di un ateo in cammino
leggi la notizia su RomaSette


Fra le grandi opere fondatrici del carattere europeo, la Regola di san Benedetto recita un ruolo essenziale, lasciando fra l’altro trasparire una mirabile conoscenza dell’essere umano. L’autore, impegnato a predisporre i frati nella scansione quotidiana del lavoro e della preghiera, era ben persuaso della miseria e nobiltà della specie a cui apparteniamo. È questa la ragione per cui anche un libro come quello di Alex Corlazzoli, Diario da un monastero. Parole di un ateo in cammino (prefazione di Enzo Bianchi, postfazione della Comunità monastica a Cellole, pp. 190, Edb, 15,20 euro), incantata e sommessa rievocazione di due mesi trascorsi nell’assorta concentrazione di un eremo toscano, pagina dopo pagina scopre la sua natura antropologica, insieme alla dimensione spirituale. Chi abita dentro di noi? «Alle otto di sera si ha la sensazione di avere attorno il vuoto: è lì la sfida. In quel momento il monastero ti insegna a dare senso e spazio alla tua voce, quella interiore, quella coperta, nella vita di ogni giorno, dalle voci degli altri».
Il protagonista, osservatore intrigato e rispettoso, senza paraocchi ideologici, pronto a rendersi disponibile, si mette al fianco dei monaci, prima ancora che di fronte a loro: questo lo avvantaggia nel tentativo di comprenderli, fino al punto di farseli amici. I nuclei tematici del racconto, dal profilo delle persone coinvolte agli ambienti in cui hanno scelto di vivere, si snodano uno dietro l’altro con immediatezza diaristica non priva di riflessioni quasi nostalgiche riguardo a una scelta radicale che molti difficilmente riuscirebbero a sostenere ma che non smette di suscitare interesse, interpellando ognuno di noi sul valore da attribuire all’esistenza.
Il silenzio è potente, a volte sembra insostenibile, in altri momenti assomiglia a un manto che ti protegge. La cella rappresenta il luogo dell’incontro con Dio. L’orto è un mondo a sé, carico di risonanza non soltanto biblica. Perfino il sesso non viene tralasciato con alcuni passaggi di ammirevole delicatezza. La contemplazione degli uomini in preghiera illustra la scienza dei limiti. Ma il testo, non dimentichiamolo, è composto da un laico che non esita a mettere in campo la propria sensibilità: ad esempio la luce e il buio del monastero gli fanno venire in mente i cartelloni pubblicitari di Times Square, a New York, quando attendeva la notte insieme ai vagabondi e ai topi per osservare da ogni angolazione i neon scintillanti: sono questi a mio avviso gli scorci più suggestivi perché abbiamo bisogno di rinnovare il linguaggio religioso.
Chi cercasse nel breviario di Alex Corlazzoli un conforto ai propri dilemmi forse resterebbe deluso. A contare è piuttosto il motivo esistenziale che ha spinto lui, ateo dichiarato, a entrare in convento: una domanda di verità talmente forte e reiterata da contenere dentro di sé qualche traccia della possibile risposta.
5 febbraio 2025
L'articolo
La domanda di verità di Corlazzoli
proviene da RomaSette
.