Martedì 11 Marzo 2025 16:03
Padre Faltas: Israele e il “prima” e “dopo” il 7 ottobre 2023


Il vicario della Custodia di Terra Santa ha incontrato una delegazione di pellegrini dell'Orp, con la direttrice suor Nazzaro. «Il grande aiuto per i cristiani è riportare qui i pellegrini»
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In Israele c’è un prima e un dopo il 7 ottobre 2023. Rapporti interpersonali prima armoniosi ora compromessi; bambini che prima giocavano spensierati ora hanno occhi spenti e il terrore di perdere mamma e papà; economia locale prima stabile grazie al turismo ora in ginocchio. «La gente è disperata. Nessuno sa verso dove stiamo andando. Non abbiamo mai vissuto una situazione simile. È terribile». Ad affermarlo è il vicario della Custodia francescana di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas.
Il sacerdote francescano ha ricevuto questa mattina, 11 marzo, una delegazione di pellegrini dell’Opera romana pellegrinaggi giunti in Terra Santa ieri. Le sue parole acquistano ancor più valore se si considera che nel 2002 è rimasto 39 giorni nella basilica della Natività di Betlemme dove erano asserragliati 240 miliziani palestinesi. La sua mediazione con gli israeliani evitò quello che poteva essere un bagno di sangue. Padre Ibrahim è in Terra Santa da 36 anni eppure non ha «memoria di un momento così difficile – aggiunge dal suo ufficio della Terra Sancta High School Jerusalem, di cui è direttore -. Tutti vogliono andare via perché pensano che qui non ci sia alcun futuro».
I cristiani lavorano soprattutto nel settore turistico. Le donne sono perlopiù impiegate negli alberghi, gli uomini in maggioranza commercianti e guide turistiche. Con i pellegrinaggi fermi da 16 mesi migliaia di famiglie sono rimaste senza lavoro. Casa Nova di Gerusalemme, struttura di accoglienza gestita dalla Custodia di Terra Santa, è chiusa dall’8 ottobre 2023. «Per tanti oggi è difficile anche comprare beni di prima necessità – prosegue padre Faltas -. Oggi Betlemme è una prigione a cielo aperto. Gaza un cimitero a cielo aperto. Ora c’è la tregua ma fino a quando», si chiede.
Le comunità cristiane locali rischiano di scomparire. Nel 1995 a Gerusalemme solo i cristiani latini erano 90mila. Oggi sono meno di 9mila compresi i cristiani ortodossi e armeni. La Custodia di Terra Santa li supporta il più possibile. «Abbiamo complessivamente 18 scuole – riferisce il francescano -. Diamo lavoro a 3mila persone e nell’ultimo anno e mezzo non abbiamo licenziato nessuno. Solo a Gerusalemme abbiamo messo a disposizione 600 appartamenti. Il grande aiuto per i cristiani è riportare qui i pellegrini».
Da Betlemme sono andate via 147 famiglie, più di 500 persone. A chi è rimasto non vengono concessi i permessi per entrare a Gerusalemme. Neanche per visitare i luoghi santi nel periodo quaresimale. Nell’anno del Giubileo della speranza, il vicario custodiale non nasconde che oggi «è difficile parlare di speranza. Ora domina la paura ma soprattutto si respirano sentimenti di odio e vendetta. Solo i cristiani continuano a coltivare il perdono».
La direttrice dell’Orp suor Rebecca Nazzaro dichiara di voler «modificare la modalità dei pellegrinaggi. Oltre alle visite nei luoghi santi saranno inseriti incontri con le comunità locali. Avete tanta forza d’animo nel custodire questi luoghi, tanto da insegnarci. Ritornare a visitare questa Terra è un dovere da parte della Chiesa di Roma. Oltre alla preghiera è necessaria una presenza». Il vicedirettore Pietro Antonelli ha annunciato che il direttivo dell’Orp ha stabilito che «tutte le offerte di carità che d’ora in poi saranno raccolte nei pellegrinaggi organizzati dall’Opera saranno destinati alla Custodia della Terra Santa». Il guardiano della comunità francescana della Flagellazione padre Giuseppe Gaffurini ha guidato la delegazione in una visita al Santo Sepolcro. «È da oltre un anno che non vediamo neanche l’ombra degli europei», ha detto commosso.
11 marzo 2025
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