Giovedì 13 Marzo 2025 11:03
Nutrizione e alimentazione: se ne parla alla “Casa di Alice”


L'incontro il 18 marzo, in occasione della Giornata nazionale del fiocchetto lilla (il 15), nell'ambulatorio specialistico della Asl Roma 3. Destinatari: medici, associazioni, pazienti e famiglie
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Favorire la cura dei soggetti fragili affetti da disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (dna). Questo l’obiettivo dell’incontro in programma martedì prossimo, 18 marzo, a partire dalle 10 all’interno di “Casa di Alice”, l’ambulatorio specialistico della Asl Roma 3 presso il
Centro di salute mentale
di Via Colautti 30, a Monteverde, dedicato proprio alla cura dei dna e delle patologie correlate. Un’iniziativa promossa dal personale della struttura e rivolta a medici, associazioni, pazienti e alle loro famiglie.Aperta da due anni, la Casa di Alice accoglie pazienti di età compresa tra 10 e 45 anni, provenienti da tutti e quattro i distretti della Asl Roma 3. Solo nel 2024 ha effettuato quasi 200 valutazioni; oltre 300 da quando la struttura è attiva. Basti pensare che l’incidenza dei dna sul territorio di competenza dell’azienda è stimata allo 0,05%. Il 53% dei casi (divisi equamente tra minori e adulti) sono stati presi in carico a livello ambulatoriale e quasi il 20% dei pazienti è stato ricoverato nelle strutture specializzate convenzionate.
A fare il punto sui dati è Roberta Trincas, psicologa della Asl Roma 3. «Il 91% dei pazienti comprende ragazze o donne che soffrono di anoressia nervosa (37%), bulimia nervosa (20%), disturbo alimentazione incontrollata (10%), e nel resto dei casi di disturbi alimentari non altrimenti specificati – riferisce -. La fascia maggiormente colpita (60%) ha un’età compresa tra 18 e 25 anni; per la metà dei pazienti l’età si abbassa (15 e 17 anni); addirittura il 10% ha un’età compresa tra 7 e 14 anni». A destare preoccupazione, rileva, è proprio quest’ultimo dato, che «mostra un ulteriore abbassamento dell’età di esordio dei sintomi. Una volta diagnosticata la malattia – sono ancora le parole della psicologa -, è importante prendere in carico prima possibile il paziente, perché fino al compimento dei 30 anni è più facile lavorare sul problema, con una remissione dei sintomi più rapida, rispetto a chi entra in cura tardivamente. In tutti i casi, e specialmente per i minori, risulta fondamentale coinvolgere la famiglia».
L’obiettivo dell’incontro è proprio quello di «sensibilizzare tutti i professionisti del territorio che possono avere contatto diretto con l’utenza in questione» e soprattutto di «creare una competenza di rete utile a contenere l’insorgenza di condizioni patologiche e a favorire la diagnosi prima dell’aggravarsi dei sintomi». Per Trincas, «occorre un lavoro sinergico che passa attraverso medici di base, scuole, associazioni e quelle strutture che possono entrare in contatto con chiunque mostri anche solo i primi sintomi».
13 marzo 2025
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