Giovedì 13 Marzo 2025 12:03
La delegazione Orp a Betlemme con il custode Patton


Ultimo giorno in Terra Santa per la delegazione guidata da suor Nazzaro. Il francescano: «Il pellegrinaggio è la metafora della vita. I media parlano solo della guerra e questo fa paura»
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Il ritorno a casa al termine di un viaggio rappresenta il momento di riflessione e valutazione. La delegazione composta principalmente da sacerdoti della diocesi di Roma, che conclude oggi, 13 marzo, il primo “Pellegrinaggio della speranza” promosso dall’Opera romana pellegrinaggi (Orp), rientra dalla Terra Santa con tanti e diversi sentimenti. Innanzitutto l’emozione di essere tornati a visitare Betlemme, dove è nato Gesù; di ripercorrere le strade di Gerusalemme dove è morto e risorto. Questa volta, però, c’è stato qualcosa di diverso, a partire proprio dalle città.
Questo pellegrinaggio, infatti, ha segnato il primo ritorno dell’Orp in Terra Santa dallo scoppio del conflitto, il 7 ottobre 2023. Coloro che fino a 17 mesi fa sono stati nella Terra dove il Vangelo si ascolta con gli occhi, hanno trovato i luoghi santi vibranti di vita; oggi sono pressoché deserti, i negozi e gli alberghi sono chiusi. I membri della delegazione romana hanno dialogato con chi, negli ultimi sedici mesi, non solo ha perso il lavoro e quindi la possibilità di sostenere la propria famiglia ma anche la libertà di uscire dai confini della propria città, la speranza di un futuro di pace. Sono nomi, storie e sguardi che restano impressi e che rendono pienamente chiaro quanto siano vere le parole di Papa Francesco quando afferma che la guerra è una sconfitta. Lo è sempre, per tutti.
L’Opera romana pellegrinaggi ha voluto che questo viaggio fosse diverso: un incontro autentico con le comunità cristiane locali, un modo per sentire sulla propria pelle il peso di una sofferenza troppo vicina a casa nostra. Per la direttrice dell’Orp suor Rebecca Nazzaro, oggi si conclude un pellegrinaggio che «è stato ricco di esperienza da condividere e trasmettere ai nostri amici, parenti, conoscenti. L’Orp ha stabilito di impostare tutti i prossimi pellegrinaggi con un taglio missionario. Desideriamo che i partecipanti portino la speranza di una pace, che ci auguriamo sia imminente, e al contempo ricevano dai cristiani di Terra Santa la testimonianza di una fortezza della fede, qui molto manifesta – rimarca -, per rafforzare la propria identità cristiana. Vogliamo esprimere la solidarietà della Chiesa di Roma verso la comunità cristiana sofferente in Terra Santa».
I betlemiti, e in generale tutti coloro che vivono in Cisgiordania «stanno vivendo mesi difficilissimi», ha esordito il custode di Terra Santa padre Francesco Patton, che questa mattina ha ricevuto la delegazione romana. L’attenzione mediatica è tutta su Gaza ed «è stato messo uno stivale di ferro sulla Cisgiordania dove i cristiani fanno tanta fatica anche per raggiungere i luoghi di lavoro. Per Betlemme la mancanza di Pellegrinaggi è lo strangolamento economico», ha proseguito il custode, in Terra Santa da 9 anni, «più della metà dei quali trascorsi a tamponare le emergenze»: quella delle chiusure causate dalla pandemia di Covid-19 prima e ora quella dovuta alla guerra.
Il francescano coglie l’occasione per fare un appello ai pellegrini, affinché «non smettano mai di visitare la Terra Santa», proprio come hanno fatto nei secoli i cristiani, recandosi nei luoghi di Cristo anche durante le crociate. «Il pellegrinaggio è la metafora della vita, parla del Vangelo. Ci si fa pellegrini perché si ha un po’ di fede e si vuole crescere spiritualmente. I media parlano solo della guerra e questo fa paura. La Farnesina dovrebbe togliere “lo sconsiglio” e permettere i pellegrinaggi», l’esortazione.
Ieri sera, 12 marzo, il gruppo romano era a Gerico, la più antica città al mondo, situata a 250 metri sotto il livello del mare. La città in cui Gesù guarì il cieco Bartimeo conta oggi 30mila abitanti, 500 dei quali cristiani. Fra Mario Hadchiti, parroco della chiesa latina del Buon Pastore di Gerico, direttore della Terra Santa School, superiore del convento, è arrivato in Terra Santa 13 anni fa. L’istituto all’epoca contava 400 alunni, le ragazze erano solo 5. Oggi gli iscritti, dalla materna alla maturità, sono 1.020 di cui 370 ragazze. Sono quasi tutti musulmani, i cristiani sono solo 42. «I rapporti con i musulmani sono buoni – sottolinea subito fra Mario -. Sia tra gli studenti sia tra gli insegnanti (12 i docenti cristiani su 26) c’è un rapporto fraterno e pacifico. Educhiamo i ragazzi al rispetto e alla pace».
Di origine libanese, il frate francescano racconta delle tante difficoltà che si vivono dal 7 ottobre 2023. «I cristiani non possono più uscire o entrare dal territorio palestinese – afferma -. Possono farlo solo gli arabi che hanno identità israeliana». Gerico, la cui economia si basa sul turismo e sull’agricoltura, era una città vivace e piena di movimento. «Il settore turistico è azzerato – prosegue -. L’agricoltura è ferma perché gli agricoltori non possono uscire dalla città, non possono vendere i loro prodotti. La gente sta perdendo la speranza. Noi cerchiamo di infondere coraggio, non molliamo. La scuola è sempre aperta al servizio dei ragazzi».
13 marzo 2025
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