Venerdì 14 Agosto 2020 01:08
Forse non tutti sanno che … a Oriolo Romano (VT) c’è il culto della “Madonna vestita”
La festa estiva per tradizione – il ferragosto – è, soprattutto, una festa religiosa anche se, nel corso degli anni,
… Continua...
leggi la notizia su Cultura - ABITARE A ROMA
Possiamo senza dubbio affermare che “nel dì di ferragosto sacro e profano se strigneno le mano” e questa commistione tra il divino e l’umano la ritroviamo nella secolare tradizione delle “madonne vestite”.
Nella Tuscia, una delle più antiche statue lignee snodabili rappresentanti la Madonna e, tuttora, oggetto di un culto attivo rimasto inalterato nei secoli è senz’altro la “Madonna della Stella” di Oriolo Romano.
Queste madonne preziosissime e, ormai, molto rare, sono vestite nel senso stretto del termine; cioè indossano abiti veri e propri secondo le manifatture e il gusto delle varie epoche. Inoltre, il cambio dei vestiti segue un calendario ormai cristallizzato che rispecchia il tempo liturgico (sacralizzando il simulacro e innalzandolo al livello della divinità: nella scelta dei colori e nella scelta dell’abito più o meno bello o simbolico), e le varie festività dell’anno.
ph. Pino Pesci
Per secoli questa tipologia di statue e la conseguente devozione hanno aiutato i fedeli ad avere un contatto più diretto con il divino, rendendolo simile all’uomo. Furono introdotte, in Italia, dagli Spagnoli e i primi esemplari rinvenuti o catalogati sul territorio italiano risalgono ai primi anni del Cinquecento.
Svolgevano, anche, una funzione catechetica offrendo una prova concreta della realtà dell’incarnazione dimostrando così che il sacro non è qualcosa di ‘altro’, di ‘distante’ ma qualcosa da sfiorare, da accarezzare, da toccare, da accudire e vedere.
Svolgevano, anche, una funzione catechetica offrendo una prova concreta della realtà dell’incarnazione dimostrando così che il sacro non è qualcosa di ‘altro’, di ‘distante’ ma qualcosa da sfiorare, da accarezzare, da toccare, da accudire e vedere.
ph. Pino Pesci
L’elemento che colpisce di più – osservando attentamente questi simulacri – è la specifica fisionomia, i lineamenti, una concezione della bellezza appartenente e riconoscibile dalle classi popolari per le quali erano stati concepiti con forme e atteggiamenti caratterizzati da uno spiccato realismo.
Sparirono per volere di Papa X perché ritenute troppo umane e perché si creava una sorta di ‘intimità’ con l’immagine venerata. I fedeli avevano un contatto diretto – non mediato – con la Madonna: un rapporto vero e genuino. Inoltre, con l’esaltazione della “femminilità” dell’umile ancella la devozione fu considerata – dalle alte sfere ecclesiastiche – quasi una sorta di rito di superstizione che assomigliava troppo ad atteggiamenti vicini al paganesimo. Tuttavia, la loro soppressione non riuscì, in alcuni casi, a far scomparire del tutto questa tradizione.
ph. Pino Pesci
Ad Oriolo Romano la devozione e il culto sono rimasti inalterati nel tempo grazie, anche, a una profonda e sentita ramificazione nella comunità locale che ha saputo preservare, custodire, curare l’immenso patrimonio non solo devozionale e religioso ma anche ‘artistico’. Molto ricco e numeroso il guardaroba della Madre di Dio: si va dai vestiti più antichi dono della famiglia Altieri, a quelli della più recente tradizione intessuti e ricamati dall’indimenticabile parroco don Vittorio, per finire con quelli donati e realizzati da mani tuttora esperte di questa antichissima arte.
Superstizione, culto, devozione, tradizione … tessitura come metafora della preghiera … forse, di tutto ciò, rimane ‘l’amorevole cura’, quel ‘prendersi a cuore l’altro’ che trascende luoghi e tempi. Sicuramente un monito da tenere presente in questi tempi che stiamo vivendo.
Brunella Bassetti