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Giovedì 3 Aprile 2025 10:04

Cucina e Astrologia nell’Antica Roma! – Aprile

Benvenuti alla rubrica mensile Cucina e Astrologia nell’Antica Roma! Ispirato al libro “L’arte della tavole nella Roma Imperiale” di P. Drachline e C. Petit-Castelli, rinnoviamo l’appuntamento della rubrica culinaria per il mese di Aprile. Nell’antica Roma, sebbene non esistessero “ricette zodiacali”, si credeva che la dieta fosse influenzata dagli astri e dalle divinità. Nel Satyricon […]

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Ispirato al libro “L’arte della tavole nella Roma Imperiale” di P. Drachline e C. Petit-Castelli, rinnoviamo l’appuntamento della rubrica culinaria per il mese di Aprile.

Nell’antica Roma, sebbene non esistessero “ricette zodiacali”, si credeva che la dieta fosse influenzata dagli astri e dalle divinità. Nel Satyricon di Petronio il celebre episodio di Trimalcione descrive un vassoio con i dodici segni zodiacali, ciascuno accompagnato da un piatto specifico, unendo cucina e simbolismo astrale.

Unisciti a noi ogni mese per scoprire la storia, i sapori e i segreti della cucina dell’antica Roma, celebrando le tradizioni della nostra capitale attraverso piatti che raccontano la sua ricca cultura!


Venere, mosaico romano III sec. a.C.

Aprile si inserisce nella sequenza dei mesi dedicati alle divinità associando tradizionalmente la dea Venere. Il suo nome deriva dal greco Aphròs, un diminutivo di Aphrodìtē passato attraverso l’intermediario etrusco Apru. La dea della bellezza e della fertilità vegliava sul mese simbolo della Primavera, infondendogli tepore e colori vibranti. Accanto a lei, Ceres, dea della terra e dell’agricoltura, che sovraintendeva al destino dei raccolti. Entrambe care ai romani, venivano celebrate con riti e festività: il Veneralia (1 aprile) in onore di Venere, e le Cereralia (dal 12 al 19 aprile) per onorare Ceres.

 

Aprile però, com’è noto, è anche dominato dal segno zodiacale dell’Ariete!


Ariete, mosaico romano del IV sec. a.C., Cripta, Aquileia

Nel libro VII del trattato “Naturalis Historia“, dedicato agli astronomi e astrologi, Plinio il vecchio fa alcuni accenni ai segni zodiacali: l’Ariete, come primo segno dello zodiaco, viene associato ad alcuni aspetti simbolici legati al suo ciclo stagionale e alla sua connessione con la Primavera. Nel contesto del Trattato di Plinio, la natura simbolica del segno riflette infatti in gran parte i suoi tratti fisici di forza, determinazione ed energia, ma anche la sua connessione con il ciclo naturale di rinnovamento e rinascita che segna l’inizio della Primavera. Sebbene l’astrologia non sia il tema centrale di Plinio, l’Ariete è comunque visto come simbolo di un inizio potente e un’energia primaverile che si manifesta nella natura e nell’umanità.

Durante il banchetto il ricco Trimalcione impressiona i suoi convivi servendo un opulento ariete ripieno di ceci, mescolando un alimento più prestigioso, come la carne dell’animale – simbolo di ricchezza e potere – a cibi considerati di gran lunga più umili. È immediato chiedersi quali possano essere stati i motivi simbolici e pratici dell’associazione tra ariete e ceci. Le interpretazioni possono considerarsi plurime e tutte interessanti:

1. Il contrasto tra lusso e umiltà: troviamo i ceci da una parte, essenziali nell’alimentazione plebea, dall’altra, l’ariete, cibo più pregiato simbolo di abbondanza e ricchezza. L’associazione dei ceci con l’ariete nel banchetto di Trimalcione, riflette proprio questo contrasto tra lusso ostentato e il cibo umile, un tema che attraverso tutta la scena gastronomica del banchetto, in cui il cibo ricco e lussuoso viene spesso mescolato con elementi umili o “popolari” per accentuare l’idea della superficialità e volontà di ostentare del personaggio.

2. Un piatto stravagante e grottesco: come piatto da banchetto, è anche un esempio di grottesco. Trimalcione vuole impressionare i suoi ospiti con una combinazione improbabile e opulenta, che mescola due mondi apparentemente distanti, creando una sorta di paradosso culinario. Egli è un uomo che, pur avendo accumulato ricchezza, non ha una vera comprensione del buon vivere o delle convenzioni sociali della nobiltà.

3. Simbolismo della ciclicità e della fertilità: l’ariete, come animale legato alla forza e alla riproduzione, potrebbe essere interpretato come simbolo di fertilità e abbondanza. I ceci, come legume, sono anch’essi simbolo di fertilità agricola e sono spesso associati alla terra e al ciclo naturale della crescita. Mettere insieme questi due elementi può anche suggerire una riflessione sul contrasto tra la ricchezza naturale e quella artificiale insieme alla volontà di Trimalcione di combinare entrambi in una rappresentazione esagerata della prosperità.

Tra i piatti a base di ceci tipici dell’antica Roma riportati nel libro “L’arte della tavola nella Roma Imperiale”, oggi proponiamo i Ceci alla maniera d’Apicio, per onorare il simbolismo legato al segno dell’Ariete e proseguire nella scoperta della cultura gastronomica degli antichi romani.

Ingredienti per 4 persone:

  • 1 kg di ceci
  • 4 salsicce
  • 200 gr di prosciutto crudo
  • 1 pizzico di pepe
  • qualche foglia di prezzemolo (o levistico)
  • 1 pizzico d’origano
  • 2 cipolle finemente affettate
  • alcuni grani di coriandolo
  • 1 cucchiaio di garum
  • 1 bicchiere di vino rosso
  • 1 cucchiaio d’olio d’oliva
Tempo di Cottura: 3 ore per i ceci e 40 minuti per gli insaccati.

Preparazione: lasciate i ceci a bagno in acqua fredda per 24 ore. Metteteli quindi in una grande pentola ripiena d’acqua fredda che porterete lentamente a ebollizione. Scolate i ceci a cottura ultimata e sciacquateli sotto acqua corrente, con molta cura. metteteli quindi in una padella, aggiungete le salsicce tagliate a fette insieme il prosciutto spezzettato e fate cuocere. Preparate quindi una salsa con il pepe, il prezzemolo, l’origano, l’aneto, le cipolle e il coriandolo (meglio se verde), lavorandola con il garum (salsa di pesce tipica nell’antica Roma) e il vino. Spargete questa salsa nella padella, aggiungendo l’olio, e pungete le fette di salsiccia e i pezzi di prosciutto perché l’assorbano bene. Continuate la cottura a fuoco lento per una quarantina di minuti.

Ed ecco pronto un piatto super saporito da gustare!

 

Fonti:

  • P. Drachline, C. Petit-Castelli, L’arte della Tavola nella Roma Imperiale, 110 ricette degli antichi Romani riscoperte per i buongustai d’oggi, SugarCo edizioni, Milano 1984
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