Martedì 15 Aprile 2025 07:04
Il futuro incerto della luce romana: la Capitale verso il buio tra proposte respinte, ritardi e un addio annunciato
Roma, la città eterna, rischia di restare al buio. Non in senso poetico, ma letterale.
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Il 31 dicembre 2025 scadrà il contratto con Areti, la società del gruppo Acea che da anni gestisce l’illuminazione pubblica della Capitale. Una scadenza annunciata, inevitabile, imposta dall’Autorità garante per la concorrenza. Eppure, a pochi mesi dal termine, il Comune si ritrova ancora senza un’alternativa. Una città che ha insegnato al mondo l’arte di accendere la notte, oggi inciampa nell’ombra dell’incertezza.
Le proposte bocciate: quando la luce non convince
Nel tentativo di trovare un nuovo partner, il Campidoglio ha ricevuto offerte da privati. Ma è qui che la macchina si inceppa. Edison Next Government Srl viene scartata per una proposta tecnicamente debole, con una percentuale troppo alta di lampioni spenti previsti per manutenzione. La storica a.cities Srl, già orbitante nel mondo Acea, è stata giudicata carente sul fronte della riduzione dei costi e della tutela occupazionale. Come dire: troppi rischi, poche certezze. Anche l’anticorruzione e il Ministero dell’Economia storcono il naso. Alla fine, le proposte finiscono tutte nel cestino.
La corsa contro il tempo
A febbraio arriva l’offerta “last minute” della City Green Light Srl. Una realtà solida, operativa in molti comuni italiani. Ma arriva tardi. Accettarla avrebbe imposto al Comune nuovi tempi tecnici – due mesi per raccogliere eventuali offerte concorrenti, altri 45 giorni per la comparazione. Troppi, quando il tempo stringe e Roma non può permettersi di restare al buio. Così, si decide per una nuova gara pubblica. Si ricomincia da zero, ancora una volta. Una parabola che, a ben guardare, sa di déjà-vu all’italiana.
Le condizioni per il futuro
La Giunta Gualtieri non molla. Punta ora su una strategia più rapida e allineata all’interesse pubblico. I nuovi criteri sono chiari: efficienza energetica, almeno il 50% di energia rinnovabile (con l’obiettivo del 100% entro vent’anni), riduzione dei guasti, tutela dei lavoratori e costi sostenibili. Parole forti, necessarie. Ma senza un interlocutore all’altezza, resteranno lettere su carta. Perché le linee guida non illuminano le strade, non fanno luce sui marciapiedi. Servono azioni, non intenzioni.
Il canto del cigno di Areti
Nel frattempo, Areti continua a lavorare. Ha lanciato un nuovo piano da 10 milioni di euro, finanziato con fondi giubilari. Un’ultima carezza alla città prima dell’addio: potenziamento dell’illuminazione in piazze, strade, marciapiedi, 17 stazioni ferroviarie e metropolitane. Da Piazza Vittorio a Porta Maggiore, da Trastevere a Viale Manzoni. Roma si veste di luce, ma è un vestito che potrebbe presto non avere più un sarto!
Una città che pretende risposte
I romani, nel frattempo, aspettano. Alcuni quartieri – Ottavia, Monte Mario – già denunciano il buio come segnale di abbandono. La pazienza, come l’elettricità, non è infinita. Chi guiderà la transizione dell’illuminazione pubblica dovrà farlo con trasparenza, visione e rispetto. Perché Roma non è solo la sua storia: è anche il suo presente. E un presente senza luce non può guardare al futuro!
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