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Sabato 19 Aprile 2025 15:04

No Scorie nella Tuscia, l’appello da Faleria e Calcata: “Fare rete per fermare la discarica”

Si parla al plurale, dicendo noi, e già questa può essere una vittoria. Lo fa notare Vanessa Losurdo, del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre: “I due sindaci hanno detto noi, i territori non hanno confini. Li creiamo noi per motivi politici, ma il territorio è nostro, è di tutti”. Siamo a Faleria, all’incontro […]

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Si parla al plurale, dicendo noi, e già questa può essere una vittoria. Lo fa notare Vanessa Losurdo, del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre: “I due sindaci hanno detto noi, i territori non hanno confini. Li creiamo noi per motivi politici, ma il territorio è nostro, è di tutti”. Siamo a Faleria, all’incontro di sensibilizzazione sul Deposito Nazionale di rifiuti radioattivi e di preparazione alla grande manifestazione che ci sarà l’11 maggio a Corchiano. “Dove dovremo ribadire quanto già detto a Vulci: credevano che la Tuscia fosse un territorio espugnabile, ma hanno capito male – dice il sindaco di Calcata, Cristian Di Giovanni – non dobbiamo pensare solo al nostro, solo ai nostri comuni, ma dobbiamo fare rete, dobbiamo unire tutta la popolazione”.

Sulla stessa linea il primo cittadino di Faleria, Walter Salvadori: “Quella del Deposito Nazionale nella Tuscia è una decisione calata dall’alto senza consultazione alcuna dei territori, dei cittadini, degli enti locali. Si parla tanto di spopolamento dei piccoli centri, si parla di turismo sostenibile, di agricoltura biologica e la risposta è un deposito di rifiuti radioattivi?”. La storia l’avevamo ricostruita
in questo articolo
ma in occasione dell’incontro di oggi pomeriggio, organizzato dalla sezione Faleria-Calcata del Comitato No Scorie in collaborazione con il consigliere comunale Nicola Rinaldi, è l’ingegnere Marco Rossi a tracciare la triste parabola di quanto accaduto finora: “Lo chiamano deposito ma è una discarica. Il documento sulle aree idonee è pronto dal 2015 ma viene pubblicato solo nel 2021. Adesso siamo alla fase della Valutazione Ambientale Strategica, poi si passerà all’aggiornamento della CNAI (la Carta Nazionale delle Aree Idonee) e poi, nel 2026, alla trattativa tra Stato e Regioni”.

Le aree idonee per il Deposito Nazionale di rifiuti radioattivi nella Tuscia
Le aree idonee per il Deposito Nazionale di rifiuti radioattivi nella Tuscia
Delle 51 aree idonee ben 21 sono nella provincia di Viterbo, divise in due zone:
l’Alta Tuscia
, quella di Canino, Tuscania, Montalto di Castro, Cellere, e la Bassa Tuscia, tra Gallese, Corchiano, Vignanello. Un’area di incredibile importanza ambientale, storica, culturale, paesaggistica, dove la vocazione agricola è preminente, dove si registrano tassi elevatissimi di incidenza di tumori, dove da tempo si è deciso di investire in turismo alternativo e sostenibile. “Mentre noi lavoravamo al turismo della Tuscia, loro decidevano di fare di questo territorio la discarica d’Italia – commenta ancora Vanessa Losurdo – da cittadina trovo aberrante che non ci sia stata l’idea di chiedere a chi abita questi territori e a chi li amministra. Si allontaneranno le persone, si allontaneranno le imprese. Chi andrà a comprare un chilo di nocciole che viene da questo territorio?”.

La mappa dei possibili siti del DN nella Tuscia
La mappa dei possibili siti del DN nella Tuscia
Le amministrazioni comunali e le associazioni si sono sempre mosse in sinergia, ma adesso serve il coinvolgimento della popolazione. Per farlo bisogna anche smontare luoghi comuni e falsi miti. Come quelli legati ai rifiuti radioattivi ospedalieri e medicali. “La maggior parte di questi viene gestita all’interno dei centri di produzione stessi – spiega ancora Marco Rossi – il loro tempo di decadimento va da poche ore ad alcuni giorni. Una parte di essi, è vero, andrà al Deposito Nazionale, ma secondo le stime della Sogin al massimo l’8% dei rifiuti della discarica saranno medicali”. Per quanto riguarda il tempo di decadimento, i rifiuti a bassa radioattività che si prevede di stoccare nel DN hanno un tempo di rilascio di 300 anni, quelli ad alta pericolosità di migliaia di anni. “La soluzione migliore è quella dello smaltimento geologico, con cavità profonde chilometri. Una soluzione che in Italia non c’è e non ci sarà mai. Così governi che a malapena durano 5 anni promettono soluzioni per oltre 3 secoli”.

Una delega al futuro, una patata bollente da gettare in mano alle future generazioni. Una sfida che non ci possiamo permettere di perdere.

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