Martedì 22 Aprile 2025 19:04
“Mastro Checco” di Italo Arcuri: la storia di un ciabattino antifascista in tutte le librerie e store online dal 24 aprile
Alla vigilia dell’ottantesimo anniversario della Liberazione uscirà in tutte le librerie e store online un libro profondo e necessario, il quale non poteva non essere pubblicato a ridosso di un giorno così importante, non solo per la storia dell’Italia ma anche per la storia narrata nel libro stesso. “Mastro Checco”, scritto da Italo Arcuri e […]
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“Mastro Checco” di Italo Arcuri: la storia di un ciabattino antifascista in tutte le librerie e store online dal 24 aprile
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Alla vigilia dell’ottantesimo anniversario della Liberazione uscirà in tutte le librerie e store online un libro profondo e necessario, il quale non poteva non essere pubblicato a ridosso di un giorno così importante, non solo per la storia dell’Italia ma anche per la storia narrata nel libro stesso.
“Mastro Checco”, scritto da Italo Arcuri e pubblicato da Emia Edizioni, infatti, narra la vita di Francesco Lanari, un ciabattino antifascista che ha vissuto a Riano e che, nel suo piccolo, ha tracciato una Storia. Un antifascista che ha dovuto sopportare oppressioni e persecuzioni inaudite. Un antifascista che ha preso botte e ingoiato olio di ricino ma che, come scrive Arcuri, ha saputo comunque «brindare a vino in nome dell’idealità».
La storia di Francesco Lanari, detto “Mastro Checco”, ha molto da insegnare oggi, domani e per molti anni ancora perché, come lui stesso ripeteva sempre, la storia è maestra di vita. E la storia di Lanari illustra egregiamente un fatto insindacabile: la libertà va conquistata e tenuta viva ogni giorno.

Copertina del libro “Mastro Checco”, di Italo Arcuri.
Ma per entrare ancor di più nel vivo della storia di Mastro Checco, abbiamo dialogato con l’autore Italo Arcuri nella breve intervista riportata di seguito. Buona lettura!
Chi era Francesco Lanari, detto anche Mastro Checco?
Francesco Lanari, detto Mastro Checco, era un ciabattino antifascista, nato a Orvieto nel 1881 e trasferitosi nel 1903 a Riano per amore di Clementina De Dominicis. Un ciabattino che, per dirla con le parole dello storiografo Eric Hobsbawm, il padre de “Il secolo breve”, è stato un “calzolaio radicale”. In nome dell’idealità ha subito persecuzioni dal regime fascista, a tutti i livelli. Soprusi e vessazioni al limite della sopportazione umana. Nel suo piccolo rappresenta la democrazia calpestata e offesa dal regime. Un ribelle autentico, colto e indomito, determinato e irremovibile.
Perché hai deciso di scrivere un libro sulla vita “pura, semplice e vera” di Mastro Checco? E perché, secondo te, la sua vita ha tracciato una Storia?
Ho deciso di scrivere un libro su di lui, trascorrendo mesi a leggere i documenti dell’Archivio Centrale dello Stato, perché lo ritengo a tutti gli effetti un’anima “bella”, una persona da guardare con rispetto e stima. È stato soprattutto un perseguitato politico. E scusate se è poco… Un uomo la cui vita merita di essere conosciuta proprio perché anche lui, come i tanti che, da nord a sud, si sono impegnati a ripristinare la democrazia in Italia negli anni complessi e difficili del fascismo, ha fatto ciò che andava fatto: ribellarsi alle ingiustizie. Un uomo che tramanda a noi posteri un monito essenziale: quello di non abbassare mai la guardia contro ogni forma di oppressione.
Perché per Lanari erano importanti le parole Democrazia, Eguaglianza, Fratellanza, Giustizia, Lavoro?
Perché era un idealista senza tempo e spazio che ha capito prima degli altri che senza eguaglianza non c’è benessere sociale, perché senza fratellanza non c’è democrazia, perché senza giustizia sociale non c’è lavoro. Era un divulgatore di idee rivoluzionarie così limpide e forti da incutere timore ai guardiani del regime. Così scrupoloso da meritare finanche rispetto dai suoi avversari.
Che valore ha il luogo in cui è ambientata la vicenda, ossia Riano? È cosa nota che lì è sepolto un martire dell’antifascismo come Giacomo Matteotti. C’è qualche analogia tra i due?
In un documento dell’allora Regia Questura, rintracciato presso l’Archivio di Stato, da dove ho attinto materiale documentario importante su di lui, Mastro Checco fino ad un certo periodo veniva considerato, letteralmente, “il maggiore sovversivo di Riano”. Riano, che tra il 1910 e il 1940, oltre a Mastro Checco, ha avuto altri dodici cittadini, undici comunisti e un anarchico, iscritti al Casellario Politico di quel tempo. Riano nella storia di Mastro Checco ha avuto un ruolo centrale. Qui ha vissuto e ha lavorato, qui ha fatto famiglia e ha stretto rapporti di amicizia, umani assai. Pensa che il 16 agosto del 1924, giorno in cui alla Quartarella di Riano venne trovato il corpo di Giacomo Matteotti, tra i primi ad andare sul posto furono proprio lui e il figlio Davide. Mastro Checco è testimone fedele di quel tempo anche in questo.
La poesia che si trova nella scheda del libro sul sito di Emia Edizioni è stata scritta da Lanari? Se sì, sapresti dirmi il significato di quei versi? Riporto il testo integrale.
«Benedetta la fenditura e la macchia sottostante casa mia
se sto ancora qui a raccontare ciò che è stato.
Stava a fianco della porta di ingresso.
I bastonatori, quando rimanevano con un pugno di mosche in mano,
promettevano, a voce alta, per far sentire a tutto il vicinato,
che la prossima sarebbe stata
una gran brutta volta per il sottoscritto.»
No, quei versi, che sono il segno tangibile della salvezza, li ho scritti io immedesimandomi in lui in quei momenti di fuga. Mastro Checco dalla fenditura di cui parlo in quello scritto si calava sulla “balconata della salvezza” per poi dileguarsi nella macchia sottostante. Immedesimarsi in lui sarebbe utile per tanti di noi, che oggi consideriamo la libertà un’ovvietà. Un’ovvietà però assicurataci in dote da persone come lui.
Cosa rappresentano i disegni all’interno del libro?
I disegni contenuti nel libro sono di Dafne Tomasetto, una donna impegnata culturalmente e socialmente su più fronti. Dotata di un estro unico, in questi disegni ci restituisce Mastro Checco nella sua quotidianità di uomo e di idealista. Con la matita ha dato forma alle parole del libro. Il suo è il valore aggiunto editoriale che impreziosisce il tutto. Li ha disegnati prima del Covid quando il progetto era tutto in embrione.

Disegno di Dafne Tomasetto.
Cosa ci insegna la storia di Mastro Checco? E che valore assume la memoria storica in un periodo come quello che stiamo vivendo, visto anche che Lanari ripeteva spesso che la storia è maestra di vita (o più solennemente Historia vitae magistra)?
La storia di Mastro Checco fa parte di diritto della Storia di Resistenza e di Liberazione d’Italia. I rigurgiti neo fascisti, che serpeggiano sempre più nel mondo, vanno rispediti al mittente proprio facendo conoscere storie come questa. In Italia i perseguitati politici in quel periodo furono oltre centocinquantamila. Ed è anche grazie a tutti costoro se oggi possiamo dire e fare ciò che vogliamo in tutta libertà. L’argine è la Costituzione. Mastro Checco, che durante i suoi andirivieni dal carcere dove veniva messo in occasione delle ricorrenze fasciste, ebbe modo di conoscere anche Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente, era un estimatore della Storia. Una sua pronipote, Anna, conserva gelosamente alcuni libri antichi ereditati dal bisnonno. E li custodisce perché sa che dietro quel tramando c’è il messaggio implicito della conservazione garantitale da Mastro Checco. E non c’è tramando più bello che quello dei libri. Ogni Storia è Maestra di vita. E ogni vita in questo senso è traccia indelebile. Da tenere a mente in eterno.

Italo Arcuri, autore del libro “Mastro Checco”.
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