Giovedì 24 Aprile 2025 10:04
Zuppi: «Ringraziamo per il dono di Francesco, padre e fratello»


Il presidente dei vescovi italiani ha presieduto la Messa per il Papa defunto, all'altare della Cattedra della basilica di San Pietro. «Semplice e normale, per comunicare la grandezza di Dio»
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Il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi ha presieduto ieri, 23 aprile, una Messa per Papa Francesco all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro, con la presidenza, alcuni vescovi e il personale della Conferenza episcopale italiana. In tutto, circa 200 persone, che prima della celebrazione hanno compiuto l’atto di devozione alla salma del pontefice, collocata ai piedi dell’altare della Confessione.
«Ringraziamo per il dono di questo padre e pastore, fratello, che ha speso fino alla fine la sua vita, con tanta libertà evangelica, senza supponenza, scegliendo la semplicità e ricordando che questa è, nella tradizione francescana, sorella germana della povertà; il quale non approvava ogni tipo di semplicità, ma quella soltanto che, contenta del suo Dio, disprezza tutto il resto», le parole dell’invocazione iniziale. Il porporato ha messo l’accento proprio sulla «semplicità che esamina se stessa e non condanna nel suo giudizio nessuno, che non desidera per sé alcuna carica, ma la ritiene dovuta e la attribuisce al migliore. Semplice e normale – gli aggettivi riferiti a Francesco -, ma non per banalità o minimalismo, anzi, al contrario per comunicare ancora di più la grandezza di Dio, la gloria dell’umile che libera dalla tentazione di quella vuota dei farisei o dell’arrogante».
Riferendosi quindi alla liturgia della Parola del giorno, ha osservato: «”Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do”: è questa l’unica forza che permette alla Chiesa di ridare speranza a chi l’ha persa». E ancora: «Siamo noi i due discepoli di Emmaus, stolti e tardi di cuore: lo siamo nel comprendere come solo vivendo le sofferenze possiamo entrare nella sua gloria. È questo, con la sua vita, le sue parole, la sua testimonianza ancora più evidente quando risaltava la forza nella fragilità del corpo, che ci ha trasmesso Papa Francesco. Ha indicato la gioia e non la tristezza, ha messo al centro le parole di Gesù, il kerigma, liberando da tante glosse, personali e ecclesiastiche, che lo rendevano inefficace, tanto da non parlare più al cuore, quasi da pensare di non avere niente da dire a chi, invece, cercava proprio le parole di vita eterna che solo lui ha vere».
Il presidente dei vescovi non ha dubbi: «Oggi sentiamo Papa Francesco che si affianca, come ha fatto in maniera instancabile in questi anni del suo ministero, ai credenti spenti di entusiasmo e imprigionati dalla paura. Ci ha fatto vedere, anche fino alla fine, come seguire la strada di Gesù è donarsi. E ci ricorda di essere nella gioia, come nel suo ministero ha sempre indicato e di non tornare ad Emmaus, alla sicurezza senza speranza, per camminare di nuovo insieme, per ritrovare i fratelli, per confermarci a vicenda, raccontando come l’abbiamo riconosciuto, testimoniando, riscostruendo quella fraternità e quella comunione che ci è chiesto di costruire nella società civile».
In conclusione, la citazione del «grande discorso» di Firenze, in cui Francesco «ci ha chiesto di essere una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa».
24 aprile 2025
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