Voci ed emozioni tra le migliaia di persone riunite per salutare Leone XIV. La felicità di statunitensi e peruviani. L'entusiasmo per le parole di pace e per la gratitudine verso Francesco

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Il boato della piazza ha salutato la fumata bianca che annunciava l’elezione del 267° pontefice. Una piazza San Pietro da cui si sono immediatamente levati i cori “Viva il Papa!” e che si è andata rapidamente riempiendo, mentre suonavano le campane della basilica, all’unisono con quelle delle parrocchie romane. Uno scampanio accolto dallo sventolio di decine di bandiere: vessilli di Spagna, Svezia, Cile, Colombia, Repubblica Ceca, Honduras, Bulgaria, Polonia, Messico, Stati Uniti… Tutto il mondo era davvero rappresentato nell’abbraccio del colonnato del Bernini e più giù, lungo via della Conciliazione. Insieme ai cori, si sono levati cartelli con la stessa scritta inneggiante al nuovo èontefice, anche se non se ne conosceva ancora l’identità.

Dal comignolo della Sistina gli sguardi si sono spostati quindi verso la Loggia della basilica, nell’attesa dell’«Habemus Papam!», di conoscere il suo nome, di vedere il suo volto. Monica e Paolo, che vengono da Modena, giunti per il Giubileo, non nascondono la loro emozione: «Venire qui per il nostro pellegrinaggio e assistere all’elezione del nuovo Papa… non ce lo saremmo mai aspettato, è una grandissima gioia!». «Speriamo che sia un pastore che ha a cuore i problemi della gente semplice», dicono ancora Manuel e Ana Ines, due pellegrini uruguaiani. Intanto vengono intonate antifone mariane: Salve Regina, Regina Coeli… la gente prega ma già dimostra tutto il suo affetto al nuovo Papa.

Finalmente si apre la finestra della loggia e il boato della piazza si rinnova. Il nuovo Papa è il cardinale Prevost, definito da molti osservatori il meno americano dei cardinali americani. Ma gli statunitensi sono senza dubbio i più entusiasti dell’elezione di Leone XIV: «We are so happy!», esultano Mark, Margareth e Lewis, che provengono proprio da Chicago, città d’origine del pPontefice, mentre un gruppetto di ragazzi intona un ripetuto coro “USA”.

Il Papa ha ricordato anche il Perù, dove è stato missionario per decenni. «È stata una grande gioia che si sia ricordato di noi», esclamano Pedro e Juan, due giovani che vengono dalla diocesi di Chiclayo, dove Prevost è stato a lungo vescovo. Quando ha rivolto alcune parole in spagnolo, l’entusiasmo della folta comunità di lingua spagnola presente in piazza è salito alle stelle.

«Il Papa ha parlato prima di tutto di pace, ha ringraziato e citato a lungo Papa Francesco: da queste sue prime parole ho l’impressione che sarà un pontificato in continuità con il precedente», conclude Federico, un ragazzo romano impegnato nella sua parrocchia dell’Olgiata «e questo, soprattutto per noi giovani, è molto bello». Infine, padre Andres Felipe, un colombiano della Curia degli agostiniani: la sua felicità è evidente. E spiega perché, a suo avviso, il nuovo Papa abbia deciso di chiamarsi Leone: «Leone XIII è stato un pontefice che si è dedicato alla pace e alla riconciliazione. E poi per l’amore alla famiglia agostiniana: Leone XIII, infatti, amava andare in un nostro santuario di Genazzano».

8 maggio 2025

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