Mercoledì 25 Giugno 2025 15:06
Tortura, vietata ma praticata in 140 Paesi


Presentato alla Asl Rm1 il primo report annuale sul tema in occasione Giornata mondiale che si celebra il 26 giugno. A realizzarlo una Rete di supporto composta da numerose realtà.
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La tortura è una pratica universalmente vietata ma ancora presente in oltre 140 paesi e spesso connessa all’esperienza migratoria (solo nel 2022 si sono registrati oltre 100 milioni di migranti forzati). È ciò che emerge dal primo report annuale elaborato sul fenomeno in occasione della Giornata mondiale contro la tortura, che si celebra il 26 giugno. Presentato alla Asl Rm1, è stato realizzato dalla Rete di supporto per le persone sopravvissute a tortura (ReSST), che riunisce enti pubblici e privati e Ong che offrono programmi o servizi specializzati per assistere chi ha subito tortura e altre gravi violenze.
La rete è nata a dicembre 2024 dalla collaborazione di Caritas Roma con Centro immigrazione asilo e cooperazione internazionale (Ciac), Kasbah, Medici Contro la Tortura, Medici Senza Frontiere, Medici per i Diritti Umani (Medu), NAGA e SaMiFo Asl Roma 1 proprio allo scopo di informare e sensibilizzare sulla tortura e le sue conseguenze, migliorare la disponibilità e la qualità dei servizi per la riabilitazione delle persone sopravvissute a tortura, promuovere attività di ricerca scientifica, formazione e aggiornamento professionale. Oltre agli enti associati, impegnati in servizi diretti per i sopravvissuti alla tortura, fanno parte della Rete, in qualità di osservatori, anche A Buon Diritto, Amnesty International Italia, Antigone e SIMM – Società Italiana di Medicina delle Migrazioni e un Comitato di Esperti, composto da Massimiliano Aragona, Cristina Cattaneo, Antonio Marchesi, Mauro Palma, Chiara Peri, Fabio Perocco, Gianfranco Schiavone e Kindi Talia.
Il report mette in luce che nel 2024 su 2.618 casi trattati la percentuale maschile è decisamente superiore a quella femminile toccando il 62,7%, mentre la maggior parte delle persone ha subito tortura nei paesi di transito 64.6% (la percentuale del Paese di origine è di 35.4%). Tra le motivazioni che spingono a questi trattamenti degradanti, violenti e inumani spiccano quelle economiche (51%) seguite da quelle che riguardano l’orientamento politico (24%) e solo al terzo posto quello religioso (7%). Il documento evidenzia anche che tortura fisica e psichica si equivalgono in termini numerici (rispettivamente 43% e 44%) e vengono praticate da trafficanti 33% e pubblici ufficiali 28%, solo il 3% da datori di lavoro. Tra gli oltre 14.000 servizi sanitari erogati le consultazioni psicologiche individuali sono quelle più richieste (43%) seguite dalle prestazioni di medicina generale (34,2%), altissime anche le consulenze per assistenza sociale (77%).
25 giugno 2025
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