Giovedì 26 Giugno 2025 15:06
Trincia (Caritas): fondi 8xmille, un apporto essenziale


Il direttore dell'organismo diocesano illustra i principali progetti sostenuti grazie alla quota Irpef. L'impegno per il contrasto alla povertà abitativa e poi mense, centri di ascolto, empori della solidarietà, l'iniziativa dei "Quartieri solidali"
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Trincia (Caritas): fondi 8xmille, un apporto essenziale
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«Il diritto alla casa è una questione di diritto primario e di giustizia sociale ma negli ultimi anni si vede allargare sempre più il numero e i profili di persone che a Roma ne sono esclusi». A denunciarlo è Giustino Trincia, diacono permanente, da tre anni direttore della Caritas di Roma, nell’intervista che Romasette.it ha realizzato per approfondire i progetti dell’organismo diocesano sostenuti dai fondi 8xmille.
Mense, centri di ascolto, empori della solidarietà, compreso uno nuovo nel quartiere Don Bosco, il programma “Quartieri solidali” dedicato agli anziani: i progetti diocesani sostenuti dai fondi 8xmille sono numerosi e rappresentano il variegato impegno della Caritas di Roma. Qual è il filo conduttore di questi progetti?
La Caritas è l’ufficio del vescovo che promuove la testimonianza della carità nelle comunità ecclesiali. Per farlo si avvale delle “opere segno” – ostelli, comunità alloggio, case famiglia, mense, empori, ambulatori, centri di ascolto, attività per l’infanzia e l’inserimento lavorativo – in cui la comunità ha l’opportunità di incontrare i fratelli e le sorelle in difficoltà, prendere coscienza delle ingiustizie e delle solitudini. La chiamiamo “pedagogia dei fatti”, perché le diverse comunità – a partire da quella ecclesiale ma non solo – possono sperimentare concretamente che la cura del fratello è qualcosa che ci riguarda tutti: è nel Dna del nostro essere cristiani.
Il filo conduttore è allora quello di prendere coscienza delle difficolta, condividerle e testimoniare la presenza della nostra Chiesa nella città. Per questo l’apporto dei fondi 8xmille diventa essenziale nello sviluppare progetti innovativi e rispondere celermente alle esigenze delle comunità parrocchiali.
Ci può dare qualche cifra aggiornata sull’impegno della Caritas a Roma?
A Roma si trovano circa cinquanta opere promosse direttamente dalla diocesi, altre nate su iniziativa delle comunità parrocchiali e sostenute dalla diocesi, per non dimenticare le numerose altre testimonianze ecclesiali di associazioni e movimenti. Un sistema che trova la sua ramificazione principale nei 247 centri di ascolto parrocchiali collegati tra loro in rete e dai tre centri diocesani di ascolto che, nel 2024, hanno incontrato e aiutato ben 20.973 nuclei familiari. Sempre nel 2024, nell’ambito dei servizi Caritas, sono stati distribuiti 320mila pasti, accolte 1.732 persone, curati negli ambulatori 4 mila pazienti esclusi dal Servizio sanitario nazionale, assistite nelle loro case 280 famiglie, distribuiti alimenti nei cinque empori a 1.684 famiglie.
Si tratta di iniziative che nel 75% dei casi vengono finanziate da convenzioni con gli enti locali – Comune, Regione, Prefettura – e nel 14% da donazioni di privati. Il restante 11% è finanziato attraverso i fondi 8xmille, con progetti della diocesi oppure attraverso i progetti della Conferenza episcopale per la carità.
Ci sono altri progetti sostenuti dall’8xmille, e tra questi l’impegno per venire incontro alla povertà abitativa nella Capitale d’Italia, grazie a un Fondo intitolato a un compianto sacerdote che lavorò circa 50 anni nelle periferie romane. In cosa consiste questo progetto?
Il diritto alla casa è una questione di diritto primario e di giustizia sociale ma negli ultimi anni si vede allargare sempre più il numero e i profili di persone che a Roma ne sono esclusi e si trovano quindi a vivere in condizioni di crescente marginalità e disuguaglianza sociale. A ciò si aggiungono tutte quelle situazioni, sia individuali che familiari, di sofferenza abitativa, soprattutto legata al forte impatto dei costi di affitto sul reddito posseduto e che vedono ai primi posti coppie giovani, famiglie mono genitoriali, famiglie con bassa intensità lavorativa, lavoratori poveri.
Per questo motivo, dopo aver attivato risposte diversificate al bisogno abitativo – pagamento delle utenze; contributi economici per alleviare la morosità immediate; l’accoglienza in alloggi temporanei di singoli e famiglie sfrattate o senza alloggio -, la Diocesi di Roma ha deciso di dedicare alla memoria di don Roberto Sardelli un Programma di housing sociale: in 13 appartamenti, messi a disposizione dal Vicariato e dalle parrocchie, sono accolte 33 persone, singoli e nuclei familiari, in un percorso di accompagnamento all’autonomia abitativa.
Caritas vuol dire anche l’attenzione alle periferie e lo sguardo all’arte per incontrare i giovani. A cosa avete pensato per incrociare una fascia di età che è poco presente nelle nostre chiese?
Proprio nel 2024 è stato inaugurato il Polo della carità “Don Pino Puglisi” al Tiburtino Terzo: un centro della Diocesi ristrutturato dalla Fondazione Caritas con i migliori criteri di ecosostenibilità e che ora è diventato un punto di riferimento per i giovani del quartiere. All’interno è nato un Centro di aggregazione giovanile, vi si svolgono laboratori artistici, attività sportive e vi è anche un centro per l’inserimento lavorativo dei più fragili e uno spazio d’incontro delle Caritas del settore Nord. Vi trovano spazio anche alcuni giovani rifugiati che vivono nella struttura che vengono integrati nelle attività con i ragazzi locali.
Si tratta di un polo sperimentale che mette insieme più aspetti e che si integra alle attività istituzionali proposte dalle scuole e dai servizi municipali.
Quando pensano alla Caritas, i cittadini hanno in mente prevalentemente interventi di assistenza. Ma la Caritas è soprattutto animazione, sensibilizzazione e, quando serve, anche denuncia. Nei mesi appena trascorsi, rispetto ai temi messi in luce dalla Caritas, mi tornano alla mente a Roma la salute mentale, sempre drammaticamente attuale, e il gioco d’azzardo, al quale sono collegati il sovraindebitamento e l’usura. In questo momento qual è l’emergenza su cui ritiene utile porre l’attenzione?
Le emergenze sono molte e, prendendole singolarmente, è anche difficile definirle e circoscriverle. Dovremmo invece riflettere su alcune grandi cause, come cerchiamo di fare nel nostro Rapporto sulla povertà “Un punto di vista” che ogni anno proponiamo in occasione della Giornata mondiale dei poveri.
Anzitutto vi è il grande tema delle solitudini: quasi la metà dei romani (46%) vive in nuclei familiari con un solo componente. Ci sono le difficoltà degli anziani, delle famiglie disgregate, della mancanza di relazioni. Questo porta disagio psichico, emarginazione o dipendenza da sostanze e “gioco” d’azzardo (a Roma, nel 2024, le scommesse legali sono arrivate a 8 miliardi e 330 milioni di euro!). Particolarmente fragili sono i giovani.
Il secondo grande tema è la difficoltà e il ritardo delle istituzioni locali e nazionali a dare risposte, nonostante dei segnali incoraggianti. La città è cambiata, anche in modo disordinato e repentino, e l’organizzazione che ci eravamo dati cinquant’anni fa – nei primi anni Settanta l’ultima riforma – non è più funzionale a rispondere ai bisogni dei cittadini, soprattutto di quelli più in difficoltà, mentre le risorse pubbliche sono carenti.
27 giugno 2025
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