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Venerdì 27 Giugno 2025 08:06

Reina: il «grido silenzioso» di Roma per la pace



La veglia presieduta a San Lorenzo fuori le Mura. «Nonostante i conflitti mondiali, si continua a pensare che la guerra possa risolvere i problemi». L'appello a lavorare lungo «le vie del dialogo, della riconciliazione, del perdono»

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«Dov’è oggi la pace?», si chiede il cardinale vicario Baldo Reina. Le sue parole risuonano in tutta la basilica di san Lorenzo fuori le Mura. Raggiungono tutti. Anche chi è rimasto in piedi in fondo alla chiesa. È un fiume in piena il porporato. Le sue domande si susseguono una dopo l’altra. Sono le stesse di tante persone che non riescono a trovare risposte. «Perché si continua a ragionare con la logica della guerra? – aggiunge – Fino a quando durerà questa miopia? Fino a quando l’uomo farà valere la legge del più forte? E in nome delle armi e di tanti miliardi penserà di mettere a tacere il bisogno di pace?».

Interrogativi che lui stesso affida al Santissimo Sacramento. «La nostra preghiera è un’invocazione d’aiuto a Gesù. Vogliamo dire basta alla guerra – rimarca -. A Lui presentiamo questa umanità che sembra smarrita, accecata dall’odio, dalla vendetta e dal desiderio di produrre nuove armi per portare ancora morte, come se non bastasse il grido di dolore di tante vittime innocenti e di persone che ancora oggi piangono i loro cari».

È il «grido silenzioso» del cardinale vicario Baldo Reina, che ieri sera, 26 giugno, ha presieduto la Veglia di preghiera per la Pace nella basilica di san Lorenzo fuori le Mura, nel quartiere San Lorenzo, che venne bombardato il 19 luglio 1943, come ha ricordato lo stesso porporato. Con i fedeli, tra gli altri, si sono stretti in preghiera anche il vescovo vicegerente Renato Tarantelli Baccari, padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, don Concetto Occhipinti, vicario episcopale del Settore Est, e padre Fabrizio Carli, parroco della basilica. Un’ora di adorazione eucaristica che Reina ha organizzato accogliendo l’appello di Papa Leone XIV all’Angelus di domenica scorsa. Le parole del pontefice, secondo cui il grido di pace non «deve essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto», sono state lette durante la meditazione.

«Il nostro vescovo – ha sottolineato il vicario – non perde occasione per fare appello ai governanti e a tutti coloro nelle cui mani è posta la sorte di tante persone». E, alla luce dei nuovi scenari di guerra, ha continuato, «anche noi abbiamo deciso di ritrovarci insieme per chiedere al Signore il dono della pace. Non ci stancheremo di farlo, continueremo giorno e notte affinché non risplenda su tutta la Terra».

Il cardinale ha poi espresso tutta la sua preoccupazione, «perché nonostante i conflitti mondiali, si continua a pensare che la guerra possa risolvere i problemi». Mentre Papa Francesco prima, e adesso anche Papa Leone XIV ci ricordano che «la guerra è sempre una sconfitta». Ma «noi siamo discepoli del Maestro, che è il principe della pace – ha sottolineato il cardinale -. E davanti a Lui non possiamo accettare delle formule di compromesso. Siamo dalla sua parte di Colui che ha dato la vita per riportare la pace». Una via, ha continuato Reina, che «sappiamo quanto sia difficile». Spesso «ci arrabbiamo, non facciamo il bene che vorremmo e facciamo il male che non vorremmo».

Tuttavia, «sappiamo anche che «l’opera educativa di Dio vuole contenere questo istinto che porta ad alzare la mano contro il fratello». Da qui il suo invito a «raccogliere questa sfida» e a «lasciarci educare dal Signore». Secondo il cardinale, infatti, «coscienze ben formate sanno respingere la guerra e sanno trovare sempre la via della pace».

In questo senso, ha esortato a «lavorare affinché ogni uomo e donna abbia una coscienza tale da trovare le vie del dialogo, della riconciliazione, del perdono e della pace». Con l’auspicio che «davvero ci siano persone sagge in grado di avere il coraggio di fermarsi, di ragionare, di dare spazio alla nobile arte della diplomazia e al desiderio di ritrovare vie possibili per arrivare alla pace». Ricordando, che «come cristiani non abbiamo nessun’altra arma se non la preghiera». Anche lì dove ci sono scenari difficili, ha concluso, «vorremmo che si mettesse in campo la sapienza del Vangelo che promuove la dignità di ogni persona umana e che non fa mai sentire le armi della guerra».

Prima dell’inizio della veglia, le parole di padre Albanese, che ha invitato a pregare «non solo per le vittime sacrificate, ma anche per i carnefici, invocando la loro conversione». Momenti di silenzio si sono alternati a Letture e canti. Lo sguardo di tutti rivolto al Santissimo.

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