Martedì 1 Luglio 2025 12:07
Naufragio nel Mediterraneo. Tra i dispersi un minorenne


Si è capovolta un'imbarcazione che trasportava oltre 100 persone. Partita dalla Tunisia, era diretta in Europa. Morta la madre del ragazzo disperso. 87 i superstiti, salvati da un peschereccio tunisino
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C’è anche un ragazzo, minorenne, tra i 6 dispersi dell’ultimo naufragio al largo di Lampedusa. L’unica vittima, per ora, è proprio sua madre, mentre 87 persone sono state salvate da un peschereccio tunisino, «che ha scelto di portarle verso la salvezza, non verso la morte», commenta Agostino Sella, presidente dell’Associazione Don Bosco 2000. «In quelle acque, tra Lampedusa e la Tunisia, si continua a morire nell’indifferenza generale – aggiunge -. Non possiamo più accettare che il Mediterraneo sia trasformato in un cimitero a cielo aperto. Sono in gioco vite umane, non numeri. Restare immobili o indecisi significa essere complici di un sistema che costringe uomini, donne e bambini a rischiare tutto per una possibilità di futuro».
A bordo dell’imbarcazione naufragata c’erano oltre 100 persone, riferisce Nicola Dell’Arciprete, coordinatore in Italia dell’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia centrale. «I sopravvissuti dicono di essere partiti sabato dalla Tunisia con un’imbarcazione di ferro di 15 metri, nel tentativo di raggiungere l’Europa. Tra le persone salvate ci sono due donne in stato di gravidanza. Almeno 10 persone riportano gravi irritazioni cutanee causate dall’esposizione agli idrocarburi, probabilmente a causa del contatto prolungato con il carburante e l’acqua di mare. Quest’ultima tragedia – rimarca il coordinatore Unicef – accende un faro sui rischi che corrono le bambine, i bambini e le famiglie che tentano pericolose traversate in mare alla ricerca di sicurezza. Ogni vita persa in mare ci ricorda la necessità di sforzi coordinati di ricerca e salvataggio, di percorsi migratori più sicuri e di una maggiore protezione per le persone di minore età e le famiglie».
A venire in aiuto dei naufraghi, dei pescatori tunisini e non un dispositivo europeo, evidenzia ancora il presidente dell’Associazione Don Bosco 2000. «Loro hanno avuto il coraggio e l’umanità di compiere una scelta giusta: portare i naufraghi verso un approdo sicuro, evitando il respingimento in coste che loro stessi sanno non offrire alcuna protezione». L’associazione rinnova quindi il suo appello «per un impegno serio, strutturato, umano e condiviso a livello europeo per evitare altre morti, per garantire vie legali e sicure di accesso, per restituire dignità a chi è costretto a fuggire. Sono state salvate – conclude Sella – persone originarie di Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Guinea Konakry, Mali, Senegal e Sudan. Persone che hanno pagato circa 585 euro a testa mettendo a rischio la propria vita in un barchino di 12 metri».
1° luglio 2025
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