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Mercoledì 30 Luglio 2025 16:07

Cucina e Astrologia nell’Antica Roma! – Giugno

Benvenuti alla rubrica mensile Cucina e Astrologia nell’Antica Roma! Ispirato al libro “L’arte della tavola nella Roma Imperiale” di P. Drachline e C. Petit-Castelli, rinnoviamo l’appuntamento della rubrica culinaria per il mese di Giugno. Nell’antica Roma, sebbene non esistessero “ricette zodiacali“, si credeva che la dieta fosse influenzata dagli astri e dalle divinità. Nel Satyricon di Petronio, il celebre episodio di Trimalcione descriveva […]

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Ispirato al libro “L’arte della tavola nella Roma Imperiale” di P. Drachline e C. Petit-Castelli, rinnoviamo l’appuntamento della rubrica culinaria per il mese di Giugno.

Nell’antica Roma, sebbene non esistessero “ricette zodiacali“, si credeva che la dieta fosse influenzata dagli astri e dalle divinità. Nel Satyricon di Petronio, il celebre episodio di Trimalcione descriveva un vassoio con i dodici segni zodiacali, ciascuno accompagnato da un piatto specifico, intrecciando la cucina con il simbolismo astrale.

Unisciti a noi ogni mese per scoprire la storia, i sapori e i segreti della cucina dell’antica Roma, celebrando le tradizioni della nostra capitale attraverso piatti che raccontano la sua ricca cultura!



Petronio nel suo scritto associa il segno zodiacale dei Gemelli alle frattaglie, Testicoli e Rognoni. Scopriamo quindi un’antica ricetta romana con protagonista uno di questi ingredienti!

Rognoni d’agnello

Ingredienti per 4 persone:

  • 4 rognoni d’agnello
  • 1 pizzico di pepe macinato finemente
  • 50 gr di pinoli
  • 1 pizzico di coriandolo
  • Semi di finocchio
  • Una reticella di maiale
  • 1 cucchiaio d’olio d’oliva
  • 1 cucchiaio di garum
Tempo di cottura: 10 minuti sul grill.

Preparazione:

“Tagliate in due i rognoni senza però dividerli del tutto. Insaporiteli all’interno con il pepe, i pinoli, il coriandolo sminuzzato e i semi di finocchio ridotti quasi in polvere. Rinchiudete i rognoni e avvolgeteli nella reticella di maiale. Fateli rinvenire nell’olio e nel garum prima di farli arrostire allo spiedo.”


Testa di Giunone datata tra il I e il II secolo d.C. – marmo

Giugno, mese del sole, così chiamato dagli antichi romani per via del solstizio d’estate: ogni giorno una festività, un mese destinato alle unioni e dedicato a Giunone, dea del matrimonio, della maternità, dei cicli lunari e regina della Triade Capitolina insieme a Giove e Minerva.

A giugno si concentravano ben 27 festività, alcune strettamente femminili, altre legate a diverse dee: la festa di Mater Matuta o Matralia l’11 giugno in onore della fertilità, le celebrazioni della dea Fortuna e i giochi dedicati alle dee Minerva tra il 13 e il 15, il tutto scandito da riti, offerte e cerimonie, spesso recitate dalle donne come augurio di prosperità e protezione per la famiglia.

Il collegamento tra giugno e Giunone, sostenuto da Ovidio e Plutarco, era fondato sul contrasto con maggio, considerato un mese nefasto per i matrimoni, mentre giugno era propizio ai coniugi: Ovidio fa dire a Giunone di aver ricevuto il suo nome, dopo che alle concubine di maggio era stato riservato un mese a loro dedicato. Per questo le coppie preferivano sposarsi in questa stagione: la seconda metà di giugno era particolarmente favorevole, sostenuta anche dal diritto (come la Lex Canuleia) che aveva gradualmente permesso matrimoni tra patrizi e plebei, mentre i riti nuziali – sponsalia, anulus pronubus, dextrarum iunctio e coena nuptialis – scandivano con solennità la celebrazione coniugale. La protezione di Giunone era invocata anche durante il parto, con l’epiteto Lucina, e nelle Matronalia di marzo, momenti in cui le donne rivolgendo preghiere alla dea chiedevano felicità matrimoniale e serenità domestica. I suoi simboli, come il pavone, la corona e lo scettro, riflettevano il suo ruolo di matrona divina e protettrice, onnipresente nei momenti fondamentali della vita femminile, dal fidanzamento al matrimonio, dal parto fino al consolidarsi della famiglia.


Roma, Villa Farnesina, Loggia di Amore e Psiche: uno degli otto pennacchi della volta, raffigurante Psiche con Venere e Giunone. Affresco di Giulio Romano su disegno di Raffaello (1517-18)

 

In giugno, dunque, Roma respirava un’aria di rinnovamento e speranza: la dea Giunone vegliava sui nuovi inizi, univa sacro e profano, tessendo un filo invisibile tra divinità e uomini in un mese che celebrava la vita, l’amore e la continuità della stirpe.

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