Lunedì 4 Agosto 2025 09:08
Tor Vergata, respirare con il battito di Dio


Una riflessione sulle giornate del Giubileo dei giovani. Il senso di appartenenza dei ragazzi, l’indicazione del Papa sulla centralità di Cristo e l'orizzonte della santità: «Non accontentatevi di meno»
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«È stata una bellissima esperienza vivere queste giornate insieme a tante persone che respirano con lo stesso battito di Dio». Credo che queste parole di uno dei partecipanti al Giubileo dei giovani, conclusosi ieri, 3 agosto, possano restituire meglio di ogni altra considerazione il senso di un convenire e di un condividere tempo, speranze, sorrisi, sogni e fatiche che ha avuto il momento culminante nella due giorni a Tor Vergata con Leone XIV. Parole che forniscono un orientamento a chi si chiede di cosa fossero alla ricerca tutti quei ragazzi che hanno pacificamente invaso Roma per una settimana e anche a chi si domanda se abbiano ancora senso i grandi raduni mondiali di giovani.
Ciascuno dei ragazzi portava dentro di sé un desiderio, dal sogno di pace di coloro che provenivano da Paesi in guerra come l’Ucraina all’attesa per i peruviani di Chiclayo venuti a salutare il “loro” Papa, al
“miracolo” di Renata
, arrivata da una favela brasiliana e «abbracciata dalla grazia» a Tor Vergata. Solo alcuni esempi di ciò che muoveva questi ragazzi, e in loro è maturato in queste giornate un senso di appartenenza a un “popolo” che davvero respirava con lo stesso battito di Dio. A Tor Vergata, ha detto un altro ragazzo, «si è sentita una fratellanza che non si può vedere in nessun altro posto».È l’importanza dell’esperienza di «una compagnia affidabile», come Benedetto XVI definiva la Chiesa, che già altri giovani più grandi di età e i loro educatori avevano sperimentato in altre occasioni, dalla Giornata mondiale della gioventù del 2000 ad analoghe situazioni. I ragazzi di Tor Vergata del 2025 sentono che l’appartenenza «non è lo sforzo di un civile stare insieme», come cantava Gaber, «non è il conforto di un normale voler bene, l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé». Seongmee, giovane sudcoreana, durante la notte di Tor Vergata, si era addormentata profondamente e non si era neppure resa conto dell’acquazzone improvviso; i suoi amici l’hanno coperta con alcuni teli e grazie al loro aiuto ha potuto dormire bene. «Avere gli altri dentro di sé», appunto.
Dove i ragazzi hanno vissuto questa appartenenza? Nell’ascolto di testimoni autorevoli nelle chiese di Roma sulle parole chiave dell’esistenza umana; nel sacramento della riconciliazione ricevuto in uno dei luoghi più suggestivi della città, il Circo Massimo, accanto a decine di migliaia di altri coetanei; nello stare in ginocchio durante l’adorazione nella spianata di Tor Vergata e nel dormire in quello stesso luogo uno accanto all’altro o all’altra e risvegliarsi tra uno scroscio di pioggia e uno sprazzo di cielo; nel solcare insieme le strade della città con le magliette dai colori e dalle frasi più diverse, e nel costruire le basi di amicizie con coetanei di Paesi lontani che forse si consolideranno nel tempo e getteranno semi di fraternità. Perché, afferma il Papa, «l’amicizia è una strada verso la pace».
I ragazzi del Giubileo 2025, avanguardia di una nuova fraternità, non sono solo, come ha titolato più di un giornale, “il popolo di Leone”, ma il popolo di una Chiesa in cammino abitato da sensibilità differenti. Un popolo sicuramente fragile come le nuove generazioni di oggi, in una società dominata dagli algoritmi e dal potere del mercato e segnata da una anestetizzazione dilagante che rende difficili scelte di vita orientate verso il bene. Con una Chiesa, d’altro canto, impegnata a trovare nuove modalità per intercettarne le domande di senso.
«Solo relazioni sincere e legami stabili fanno crescere storie di vita buona», ricorda ai giovani il Papa che, consapevole delle fragilità delle nuove generazioni, a Tor Vergata parla di cultura, di coraggio, di giustizia, di amore, ma indica un orizzonte alto, quello della santità – «non accontentatevi di meno» -, con il vero obiettivo da perseguire: l’incontro con Gesù Cristo. Ribadendo in sostanza la centralità cristologica del suo insegnamento in questi primi tre mesi di pontificato.
Ai giovani Leone XIV affida una preghiera: «Grazie, Gesù, per averci raggiunto: il mio desiderio è quello di rimanere tra i Tuoi amici, perché, abbracciando Te, possa diventare compagno di cammino per chiunque mi incontrerà. Fa, o Signore, che chi mi incontra, possa incontrare Te, pur attraverso i miei limiti, pur attraverso le mie fragilità». Fragilità e appartenenza: due volti di quel popolo che ha animato le strade di Roma per una settimana. Tornando a casa si ritrova con una impegnativa «cascata di grazia» da custodire, con cui contagiare chi è accanto. È l’eredità di un Giubileo dei giovani che «respirano lo stesso battito di Dio».
4 agosto 2025
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