Lunedì 4 Agosto 2025 11:08
Gaza: in 22 mesi uccisi 18mila bambini


La denuncia dell'Unicef: 28 vittime al giorno. Oltre 320mila i piccoli a rischio malnutrizione acuta. Intanto il 3 agosto oltre 3mila pellegrini ebrei hanno pregato apertamente nella Spianata delle Moschee
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Reduce da una missione di 5 giorni in Israele, Gaza e Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, il vicedirettore generale Unicef Ted Chaiban fa la conta dei bambini uccisi a Gaza dall’inizio della guerra: oltre 18mila. «Si tratta di una media di 28 bambini al giorno, l’equivalente di una classe scolastica, che non ci sono più». Oltretutto, «Gaza ora rischia seriamente la carestia – prosegue -. Si tratta di una situazione che si è andata aggravando, ma ora abbiamo due indicatori che hanno superato la soglia della carestia. Una persona su tre a Gaza passa giorni senza cibo e l’indicatore di malnutrizione ha superato la soglia della carestia, con la malnutrizione acuta che ora supera il 16,5% (nella città di Gaza). Oggi, oltre 320mila bambini piccoli sono a rischio di malnutrizione acuta».
In questa situazione, «abbiamo oltre 1.500 camion carichi di forniture di prima necessità pronti nei corridoi tra Egitto, Giordania, Ashdod e Turchia – riferisce il vicedirettore generale Unicef -. Alcuni hanno iniziato a muoversi e negli ultimi due giorni abbiamo consegnato 33 camion di latte in polvere salvavita, biscotti ad alto contenuto energetico e kit igienici. Ma questa è solo una minima parte di ciò che serve».
Nel frattempo la tensione cresce anche a Gerusalemme, dove, nel giorno di lutto per eccellenza del calendario ebraico, Tisha B’Av, quando si ricorda la distruzione dei due templi ebraici di Gerusalemme, per la prima volta un ministro israeliano ha pregato apertamente sulla Spianata delle Moschee (Monte del Tempio) accompagnato da numerosi pellegrini. È avvenuto ieri, 3 agosto, quando il politico dell’ultradestra messianica Itamar Ben Gvir – già in altre occasioni protagonista di contestate visite nel luogo santo sia per i musulmani che per gli ebrei -, ha violato lo status quo consolidato tra Israele e Giordania, che amministra il sito attraverso il Waqf islamico della Città Santa. Stando ai media locali, circa 3.500 pellegrini ebrei hanno visitato la Spianata.
«La politica di Israele di mantenere lo status quo sul Monte del Tempio non è cambiata né cambierà», ha assicurato il premier Benjamin Netanyahu. Differente la presa di posizione del ministro della Difesa Israel Katz, che ha promesso che Israele rafforzerà la sua presa sul luogo sacro «per sempre». Lo ha scritto su X: «Duemila anni dopo la distruzione del Secondo Tempio, il Muro Occidentale e il Monte del Tempio sono di nuovo sotto la sovranità dello Stato di Israele. Noi rafforzeremo la nostra presa e sovranità su Gerusalemme, sul Muro Occidentale e sul Monte del Tempio», ha aggiunto.
Dura la condanna dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Il portavoce del presidente Abu Mazen ha parlato di «superamento di ogni linea rossa». Per la Giordania, custode del sito, si è trattato di una «provocazione inaccettabile» e di una «escalation riprovevole». Nella dichiarazione diffusa, sottolineano che la polizia israeliana ha scortato il ministro durante la visita alla Spianata, come si vede anche nei video sui social. Questi comportamenti, è la tesi di Riad, «alimentano il conflitto nella regione».
La tensione tra l’organizzazione fondamentalista e i Paesi arabi si è alzata nei giorni scorsi dopo che l’intera Lega Araba ha firmato un documento in cui per la prima volta ha condannato gli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023, esortando Hamas a disarmare, lasciare il potere a Gaza e liberare gli ostaggi. Anche il Qatar, Paese finanziatore dei gruppo, ha siglato la “Dichiarazione di New York”, redatta alla Conferenza Onu del 28-30 luglio approvata dall’Anp, sulle azioni collettive da realizzare per porre fine alla guerra nella Striscia, così come la Turchia, che ospita diversi leader dell’organizzazione.
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar intanto è tornato sul tema del riconoscimento dello stato della Palestina, ribadendo che si tratterebbe di un riconoscimento di Hamas. Intervistato da Libero, è intervenuto anche sulle parole pronunciate dal presidente Mattarella: «Abbiamo grande rispetto per lui e per l’Italia, ma il nostro presidente Herzog ed io gli abbiamo risposto sottolineando che stiamo agendo nel pieno rispetto del diritto internazionale – ha rimarcato -. Credo che Italia e Israele siano amici e che i rapporti tra noi siano forti, supereremo questo periodo – ha aggiunto -. Siamo delusi da qualsiasi Stato o entità che riconosca unilateralmente uno Stato palestinese, perché questo serve solo ad allontanarci dalla pace e dalla sicurezza», ha sottolineato, riferendosi anche al Vaticano.
4 agosto 2025
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