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Lunedì 18 Agosto 2025 12:08

Cartelloni: le associazioni replicano alla lettera dell’assessora Lucarelli

Su alcuni temi tra cui riduzione della superficie, grandi formati e partecipazione, la posizione dell'assessorato non convince

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Il 13 agosto abbiamo pubblicato
una lettera che l’assessora alle Attività Produttive
, Monica Lucarelli, ha inviato a Diarioromano in seguito alle critiche che a
vevamo mosso relativamente alla proposta di riforma
del settore della cartellonistica pubblicitaria a Roma. L’assessora ha voluto chiarire alcuni aspetti della proposta precisandone l’obiettivo.
Nella lettera vi sono aspetti condivisibili e altri meno. Una risposta puntuale è stata predisposta dall’Associazione Bastacartelloni con il contributo dell’arch. Rodolfo Bosi. Qui di seguito un riassunto schematico di alcune osservazioni e poi il testo integrale.

Occorre ribadire che questo confronto, ci auguriamo costruttivo, si sarebbe potuto tenere in altre forme durante la fase di predisposizione del testo se l’assessorato, come promesso, avesse consultato anche le associazioni civiche portatrici di interessi diffusi e non solo le imprese del settore.

 

In rosso alcuni dei passaggi della lettera dell’assessora Lucarelli

ridurre in maniera significativa la superficie pubblicitaria complessiva presente in città e pianificare l’utilizzo dello spazio pubblico in modo ordinato, sostenibile e coerente con il contesto urbano – 

Rispetto all’impianto normativo in vigore non vi è una riduzione ma un incremento di spazio concesso alle ditte pubblicitarie di 21.151 mq.

Scrivete che “dopo 4 anni di nulla, l’amministrazione capitolina propone nuove regole che aumentano gli impianti e danno più poteri ai privati, prorogando la Cartellopoli attuale per altri 10 o 20 anni”. In realtà è vero il contrario: il nuovo regolamento è stato pensato proprio per chiudere la stagione delle proroghe concesse senza gara

L’ulteriore e ennesima proroga degli impianti attualmente presente in banca dati, permette la loro permanenza sul territorio fino al 2036. Qualsiasi intoppo nelle procedure di gara, lascerà la situazione immutata per lunghi anni ancora

Sul passato ricordiamo che i Piani di Localizzazione del 2017 non furono mai approvati in via definitiva perché non individuavano fin dall’inizio le ubicazioni precise degli impianti da mettere a gara: un vulnus giuridico che ne impedì l’attuazione

Le procedure previste dalla legge sono state tutte rispettate e dal 2021 si sarebbero potute bandire le gare. Per cui non si comprende a cosa si riferisca l’assessora.

Affermate che “si dà possibilità ai privati di intervenire nella pianificazione, come nel 2009 con Alemanno”. Il coinvolgimento delle associazioni di categoria è previsto dalla legge e serve a garantire un regolamento solido anche dal punto di vista giuridico, riducendo il rischio di ricorsi.

In realtà la legge non prevede la possibilità di intervento da parte di privati per le attività di pianificazione. In questo caso risulta invece che le imprese hanno partecipato alla redazione della proposta.

Infine, scrivete che “si ripristinano i grandi formati (4×3 e 6×3), aboliti in passato”. Non è un ritorno a “Cartellopoli”: i formati maggiori saranno ammessi solo in determinate aree, compatibili con il contesto urbano, e sempre nel quadro di una riduzione complessiva della superficie espositiva. Tornare a renderli possibili significa prendere atto delle esigenze di mercato adattandole alle caratteristiche specifiche di Roma, non liberalizzarli indiscriminatamente

Limitare i grandi formati al di fuori delle Mure Aureliane (4×3) e della Fascia Verde (6×3) non garantisce una reale compatibilità col decoro urbano, la storia e l’immagine di Roma.

 

 

Il testo integrale delle osservazioni alla lettera dell’assessora. In rosso i passaggi della lettera

Si tratta di un intervento organico, volto a riformare e riordinare un intero settore, superando criticità e incertezze che da anni ne condizionano la gestione – Le ragioni della proposta della Giunta Capitolina sarebbero dunque le “criticità” e le “incertezze” che condizionerebbero la gestione dell’intero settore della pubblicità. Se non si dimostra in modo fondato (come vedremo più avanti) quali sarebbero queste “criticità” ed “incertezze”, le motivazioni portate sarebbero del tutto strumentali.

 

L’obiettivo è duplice: da un lato, garantire regole chiare e trasparenti, assicurando che l’assegnazione degli spazi avvenga esclusivamente tramite procedure pubbliche di gara; – L’assessora Monica Lucarelli dimentica che fra le “regole chiare e trasparenti” della proposta approvata dalla Giunta Capitolina c’è anche l’assegnazione degli spazi su beni privati o non di proprietà capitolina, per i quali il rilascio delle “autorizzazioni” all’esposizione pubblicitaria non avviene tramite bandi di gara, ma direttamente, come disciplinato dall’art. 11.

 

dall’altro, ridurre in maniera significativa la superficie pubblicitaria complessiva presente in città e pianificare l’utilizzo dello spazio pubblico in modo ordinato, sostenibile e coerente con il contesto urbano – Nelle premesse della proposta della Giunta Capitolina si parla di ridurre “di circa il 25% il numero complessivo di mq. di esposizione pubblicitaria permanente autorizzabile al fine di mitigare l’impatto della pubblicità sul paesaggio, soprattutto nelle aree risultate maggiormente affollate tenendo anche conto del contesto storico-archittettonico”, con un tetto massimo fissato in 82.500 mq.: dal momento che i Piani di Localizzazione degli impianti pubblicitari (PialMIP) approvati con deliberazione n. 243 del 13 novembre 2017 non sono abrogati dalla proposta della Giunta Capitolina, è tuttora pienamente valida la Relazione definitiva che alla pag. 43 quantifica la riduzione complessiva e porta ad un tetto massimo di 61.349,6 mq..

Al confronto con  la riduzione dichiarata dall’assessora Lucarelli, c’è una differenza di mq. 21.151 mq., che di fatto costituiscono uno spazio maggiore concesso alle ditte pubblicitarie. Non risponde pertanto al vero che ci sia una riduzione in maniera significativa della superficie pubblicitaria complessiva presente in città.

Va per di più messo in evidenza che la riduzione complessiva operata dai Piani di Localizzazione approvati è dovuta anche e soprattutto dai pareri vincolanti espressi dalle Soprintendenze competenti per territorio per le posizioni degli impianti in aree soggette a vincolo archeologico-monumentale o paesaggistico, che non potranno che confermare tutti gli stessi divieti prescritti per le zone vincolate, per cui non sarà possibile nella maniera più assoluta operare una riduzione prefissata del 25% della superficie complessiva.

 

Tutto questo con tempi serrati, proprio per dare finalmente risposte efficaci alle richieste dei cittadini e delle cittadine. – Non vengono precisate quali siano le richieste dei cittadini e delle cittadine, fra le quali vanno inclusi i membri della associazione “Basta Cartelloni” che hanno presentato richieste formali a cui non è stata data nemmeno risposta all’ultima nota del 15 febbraio 2023. Senza tali precisazioni, la “risposta” appare strumentale.

 

Scrivete, ad esempio, che “dopo 4 anni di nulla, l’amministrazione capitolina propone nuove regole che aumentano gli impianti e danno più poteri ai privati, prorogando la Cartellopoli attuale per altri 10 o 20 anni”. In realtà è vero il contrario: il nuovo regolamento è stato pensato proprio per chiudere la stagione delle proroghe concesse senza gara. – Si precisa che i “4 anni di nulla” sono riferiti all’attuale consiliatura del Sindaco Roberto Gualtieri,  quando invece l’inerzia che si registra riguardo alla indizione dei bandi gara dura invece da quasi 8 anni. La stessa colpevole inerzia si registra riguardo alla stagione delle proroghe concesse senza gara: al riguardo il tuttora vigente comma 9 dell’art. 34 della deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 141/2020 dispone che “gli impianti riconducibili alla procedura di riordino, già riconosciuti come validi nella Nuova Banca Dati, permangono sul territorio, nel rispetto del presente Regolamento fino al 31 dicembre 2014, senza possibilità di rinnovo o rilascio di nuove autorizzazioni, e comunque non oltre l’esito delle procedure di gara conseguenti alla redazione dei piani di localizzazione. Non si procede al rilascio dei singoli atti autorizzatori relativamente agli impianti predetti.”

Nella proposta della Giunta Capitolina il suddetto testo è stato sostituito e fatto diventare il comma 3 dell’art. 62: “Gli impianti riconducibili alla procedura di riordino, già riconosciuti come validi nella Nuova Banca Dati, permangono sul territorio, nel rispetto del presente testo.” Sulla durata delle autorizzazioni, confermata in 10 anni, il 2° comma dell’art. 14 della proposta della Giunta Capitolina precisa che “l’ultimo decennio scade il31.12.2025. Il successivo decorre dall’ l.l.2026.” Significa che, se l’approvazione dei nuovi Piani di Localizzazione venisse protratta all’infinito, gli impianti riconducibili alla procedura di riordino, già riconosciuti come validi nella Nuova Banca Dati, rimarranno sul territorio fino al 31 dicembre del 2036, con possibilità di rilascio di nuove autorizzazioni per impianti su beni di proprietà privata o non capitolina: sotto questo aspetto non risponde al vero che in questo modo si venga a chiudere la stagione delle proroghe concesse senza gara, che verrà invece protratta ulteriormente.

 

Lo strumento per farlo sono i nuovi Piani di Localizzazione, equivalenti – per la pubblicità – a quello che i Piani del Commercio sono per gli ambulanti: la base giuridica e tecnica per bandire gare pubbliche con regole chiare e applicabili – Si fa preliminarmente presente che i Piani di Localizzazione degli impianti pubblicitari sono stati approvati dalla Giunta Capitolina con deliberazione n. 243 del 13 novembre 2017, che non risulta abrogata, per cui non si capisce come la disciplina dei nuovi Piani di Localizzazione e la loro conseguente nuova redazione ed approvazione potrà di diritto sostituirsi alla pianificazione già approvata.

La disciplina dettata dall’art. 60 della proposta della Giunta Capitolina appare per di più contradditoria perché ha come oggetto la “Approvazione dei Piani di Localizzazione”, che in base al 1° comma sono però adottati dalla Giunta Capitolina senza poi far sapere chi sia il soggetto che deve approvarli definitivamente: più avanti è la stessa assessora Monica Lucarelli ad affermare che i Piani di Localizzazione sono approvati dalla Giunta Capitolina, confermando che quelle che si intendono introdurre non appaiono di certo regole chiare e trasparenti.

 

Criticate poi il fatto che “la giunta approva la riforma il 31 luglio e chiede ai Municipi di esprimersi nei canonici 30 giorni, coincidenti con la chiusura estiva”.

Quel termine è previsto dalla normativa. Un’amministrazione non può sospendere la propria attività nei mesi estivi, ma può e deve modulare i tempi procedimentali successivi per consentire a tutti di intervenire –  Anche tale affermazione non risponde al vero.

Al riguardo la Presidente dell’Assemblea Capitolina Svetlana Celli aveva trasmesso a tutti i Presidenti dei Municipi la seguente nota: “La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi Capitolini, nel corso della riunione del 17 luglio del c.a., ha fissato per il periodo estivo, la sospensione dell’attività dell’Assemblea Capitolina dal 1 agosto al 31 agosto 2024.

Poiché la pausa estiva potrà riguardare, eventualmente per periodi diversi, anche i Consigli dei Municipi, la programmazione della attività dell’Aula, alla ripresa dei lavori, non potrà non tener conto dei periodi di sospensione delle attività degli organi municipali.

Per tali ragioni, le trasmissioni ai Municipi delle proposte di deliberazione, in ordine alle quali occorre acquisire il parere di cui all’art. 6 del Regolamento del Decentramento, che saranno in tale periodo depositate, avverrà come di rito, in prossimità della fine del mese di agosto.”

Dalla affermazione dell’assessora Monica Lucarelli si deduce che alla proposta della Giunta Capitolina viene data la stessa valenza di un decreto-legge di indifferibilità ed urgenza, di cui non si intravedono i presupposti, se non quelli di impedire ai Municipi di esprimersi o di non considerare validi i pareri espressi e trasmessi dopo i 30 giorni dalla data di ricezione.

Per Regolamento i Consigli Municipali possono deliberare i rispettivi pareri solo dopo che c’è stata una valutazione della proposta della Giunta Capitolina da parte delle rispettive Commissioni al Commercio: quelle che sono state fin qui convocate prima del 15 agosto si sono astenute dall’esprimersi, per cui i rispettivi Consigli potranno deliberare solo dopo la riconvocazione di tali Commissioni dopo il periodo di ferie dei rispettivi Municipi, facendo slittare ai primi di settembre l’espressione e trasmissione dei rispettivi pareri.

L’Assessora Monica Lucarelli dovrebbe far sapere pubblicamente se considererà ugualmente validi i pareri trasmessi furi tempo dai Consigli Municipali o invece li rigetterà.

 

I Piani di Localizzazione saranno comunque approvati dalla Giunta solo dopo aver ascoltato i territori attraverso il confronto con i Municipi, successivamente all’approvazione in Assemblea Capitolina del regolamento – Se questa è la procedura dettata dalla proposta della Giunta Capitolina, si ribadisce allora che l’art. 60 dispone la “adozione” e non la “approvazione” dei Piani di localizzazione da parte della Giunta Capitolina. Si fa per contro presente che all’atto di approvazione dei Piani di Localizzazione  con deliberazione della Giunta Capitolina n. 243 del 13 novembre 2017 il Regolamento di Pubblicità allora vigente era stato approvato con deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 50 del 30 aprile 2014, che alla fine del 2° comma dell’art. 19 disponeva che “i Piani di localizzazione sono approvati dalla Giunta, sentiti i Municipi”, procedura rispettata del tutto.

Quel Regolamento è stato sostituito dal vigente approvato con deliberazione n. 141/2020 , che si intende comunque abrogare, in cui non c’è più la “approvazione”, ma solo la “redazione” dei Piani di Localizzazione.

 

Scrivete ancora che “l’amministrazione Gualtieri annulla tutto quanto fatto negli ultimi undici anni, a partire dal Piano Regolatore del 2014”.

Non c’è nessun azzeramento: l’impostazione del 2014 e il relativo Piano Regolatore restano la struttura di base, con molti articoli identici nella formulazione – L’assessora Lucarelli non fa sapere che all’art. 64 della proposta della Giunta Capitolina è prevista espressamente l’abrogazione della deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 49 del 30 luglio 2014, con cui è stato approvato il Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (PRIP).

Appare lapalissiano che il nuovo PRIP che intende far redigere la Giunta Capitolina mantenga la struttura di base di quello che vogliono abrogare con molti articoli identici: l’Assessore Lucarelli avrebbe dovuto far sapere piuttosto i diversi punti in cui il nuovo PRIP si differenzia sostanzialmente da quello attualmente ancora in vigore (fra cui, ad es., la mancanza degli indici di affollamento delle strade e dei “circuiti”).

 

Le modifiche sono frutto dell’esperienza maturata e di una evoluzione normativa che ha reso inapplicabili alcune procedure di allora: la legge 160/2019, ad esempio, impone che il regolamento indichi fin da subito la superficie massima autorizzabile in metri quadrati – La lettera b) del comma 821 dell’art. 1 della legge n. 160/2019 prescrive che nel Regolamento da adottare debba essere indicata anche “b) l’individuazione delle tipologie di impianti pubblicitari autorizzabili e di quelli vietati nell’ambito comunale, nonché il numero massimo degli impianti autorizzabili per ciascuna tipologia o la relativa superficie”.

La suddetta disposizione non sembra essere stata recepita non solo nel Regolamento attualmente in vigore (Deliberazione n. 141/2020) ma anche nella proposta della Giunta Capitolina, mentre nei Piani di Localizzazione approvati con deliberazione n. 242/2017 sono indicati e classificati per “circuiti” le diverse tipologie di impianti pubblicitari, di cui la Relazione definitiva fornisce (alle pagg. 42 e 43) la superficie totale relativa sia ad ogni “circuito” che ad ogni Municipio specificando anche il rispettivo numero di impianti.

 

Sul passato ricordiamo che i Piani di Localizzazione del 2017 non furono mai approvati in via definitiva perché non individuavano fin dall’inizio le ubicazioni precise degli impianti da mettere a gara: un vulnus giuridico che ne impedì l’attuazione – Si fa per contro presente che all’atto di approvazione dei Piani di Localizzazione  con deliberazione della Giunta Capitolina n. 243 del 13 novembre 2017 il Regolamento di Pubblicità allora vigente era stato approvato con deliberazione dell’Assemblea capitolina n. 50 del 30 aprile 2014, che alla fine del 2° comma dell’art. 19 disponeva che “i Piani di localizzazione sono approvati dalla Giunta, sentiti i Municipi”, procedura rispettata del tutto: con Deliberazione di Giunta Capitolina n. 325 del 13 ottobre 2015, sono stati adottati i 15 Piani di Localizzazione dei Mezzi e degli Impianti Pubblicitari e successivamente con nota prot. QH/456 del 7 gennaio 2016, è stato avviato il percorso di partecipazione popolare, finalizzato all’acquisizione di osservazioni, istanze e proposte da parte di cittadini singoli o associati (tali incontri si sono tenuti in tutti i Municipi).

Si mette in risalto la seguente conclusione della Relazione definitiva ai Piani di Localizzazione: “Inoltre successivamente all’approvazione dei PiaLMIP, si potranno, finalmente, costruire i lotti di gara e, previa approvazione delle necessarie Norme tecniche di attuazione ex art 19 co. 2 della Deliberazione n. 50/2014, preparare i titoli da rilasciare in coerenza alle procedure dell’art. 49 e 153 del DLGS 42/04”.

Le prescritte norme tecniche sono state approvate con deliberazione della Giunta Capitolina n. 348 del 30 dicembre 2020, per cui quanto meno dai primi del 2021 si dovevano costruire i lotti di gara e preparare i titoli da rilasciare: ne deriva che non c’è nessun vulnus giuridico.

 

I nuovi Piani, invece, partono da ubicazioni attuali – dati certi – e sono finalizzati a una riduzione, in numero e in mq, dell’esistente, valorizzando il percorso di partecipazione dei Municipi – Anche il PRIP ed i Piani di Localizzazione sono partiti da dati certi sulle ubicazioni attuali, quali erano e sono tuttora gli impianti censiti nella Banca Dati del Comune. Sulla riduzione dell’esistente in numero e in mq. (dichiarata pari al 25%) si è già detto in precedenza, dimostrando che consisterebbe in un aumento della superficie a favore delle dite pubblicitarie. Il percorso di partecipazione dei Municipi è stato valorizzato a suo tempo con il rilascio dei rispettivi pareri sia sul PRIP che sui Piani di Localizzazione approvati.

 

La riduzione è immediatamente quantificata in mq e non affidata a calcoli successivi sugli indici di affollamento, ed è parametrata al rapporto tra pubblicità e popolazione e tra pubblicità e dimensione territoriale, come previsto dalla stessa legge 160/2019 – L’assessora Monica Lucarelli dovrebbe specificare il comma preciso della legge n. 160/2019 che prevede una riduzione parametrata al rapporto tra pubblicità e popolazione e tra pubblicità e dimensione territoriale, dal momento che sembra contenere una tale disposizione.

Gli indici di affollamento esprimono il rapporto fra lo sviluppo lineare totale degli impianti, con riferimento a ciascuna faccia espositiva, e lo sviluppo lineare della strada: sono stati calcolati in sede di redazione ed approvazione del PRIP e non a calcoli successivi.

Quanto alla “riduzione” non può essere materialmente quantificata nel 25% (come fa la proposta della Giunta Capitolina), dal momento che deriva solo alla fine di tutte le procedure relative alla partecipazione di tutte le pubbliche amministrazioni ed in particolare delle Soprintendenze competenti per territorio che con i loro pareri vincolanti espressi per le aree soggette a vincolo archeologico-monumentale o paesaggistico hanno già elencato tutti i divieti di installazione che comportano come risultato una riduzione obbligata della superficie espositiva esistente.

 

Affermate che “si dà possibilità ai privati di intervenire nella pianificazione, come nel 2009 con Alemanno”.

Il coinvolgimento delle associazioni di categoria è previsto dalla legge e serve a garantire un regolamento solido anche dal punto di vista giuridico, riducendo il rischio di ricorsi. – Riguardo alla partecipazione, il 1° comma dell’art. 13 della legge n. 241 del 7 agosto 1990 stabilisce che “le disposizioni contenute nel presente capo non si applicano nei confronti dell’attività della pubblica amministrazione diretta alla emanazione di atti normativi, amministrativi generali, di pianificazione e di programmazione, per i quali restano ferme le particolari norme che ne regolano la formazione.”

Il coinvolgimento delle ditte pubblicitarie è disciplinato dagli articoli precedenti ed in  particolare all’art. 9 secondo cui “qualunque soggetto, portatore di interessi pubblici o privati, nonché i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati, cui possa derivare un pregiudizio dal provvedimento, hanno facoltà di intervenire nel procedimento”.

Ne deriva che la “partecipazione” sia delle ditte pubblicitarie che delle associazioni che sono portatrici di interessi diffusi si può attivare a valle e non a monte del procedimento.

La genesi della proposta della Giunta Capitolina parte dal 1 febbraio del 2023, quando la Commissione Commercio ha concesso una audizione al Direttore del Dipartimento Attività Produttive dott. Francesco Paciello, che quel giorno ha anticipato i concetti base della proposta della Giunta Capitolina. Il successivo 15 febbraio le associazioni “Basta Cartelloni” e “Verdi Ambiente e Società” (VAS) hanno trasmesso una nota congiunta con cui hanno fra l’altro proposto la soluzione ai problemi sollevati dal dott. Paciello, hanno chiesto una audizione con la Commissione Commercio ed hanno formalmente richiesto all’assessora Monica Lucarellli se avesse intenzione di annullare i Piani di Localizzazione (e con essi anche il PRIP) per favorire esclusivamente l’iniziativa privata.

A quella nota congiunta non è stata data mai dato seguito, mentre invece è stato attivato “con le singole società e con le Associazioni esponenziali del settore un percorso di partecipazione finalizzato all’acquisizione di osservazioni e proposte”  con ben 9 note del 2023 e 3 note del 2024: in riscontro ai suddetti atti, con ben 9 note del 2023 e 5 note del 2024 le ditte pubblicitarie hanno inviato i propri contributi “che sono stati analizzati in sede di revisione ed accolti, in tutto o in parte, come risulta dal testo” della proposta della Giunta Capitolina.

Ne deriva che le ditte pubblicitarie hanno partecipato direttamente alla redazione della proposta della Giunta Capitolina.

 

La vera novità è che i nuovi Piani avranno dimensione municipale, non più per ambiti sovracomunali, così che i Consigli municipali possano integrare nei pareri anche le istanze di comitati e associazioni di cittadini – Una affermazione del genere appare quanto meno equivoca, se non contradditoria, dal momento che anche il PRIP non ha ambiti sovracomunali e per quanto riguarda i Piani di Localizzazione sono stati redatti per ognuno dei 15 Municipi di Roma, ottenendo anche sul PRIP i pareri dei Consigli Municipali e le istanze di comitati e associazioni, fra cui in particolare quelle di “Basta Cartelloni” e “Verdi Ambiente e Società” (VAS).

 

Infine, scrivete che “si ripristinano i grandi formati (4×3 e 6×3), aboliti in passato”. Non è un ritorno a “Cartellopoli”: i formati maggiori saranno ammessi solo in determinate aree, compatibili con il contesto urbano, e sempre nel quadro di una riduzione complessiva della superficie espositiva. Tornare a renderli possibili significa prendere atto delle esigenze di mercato adattandole alle caratteristiche specifiche di Roma, non liberalizzarli indiscriminatamente – Si fa anzitutto presente che il fenomeno definito “Cartellopoli” ha riguardato gli impianti pubblicitari installati abusivamente e non rimossi.

Questo fenomeno è proseguito fino ad oggi: lo attestano le molte segnalazioni trasmesse soprattutto da VAS, che non hanno per lo più portato alla rimozione dei cartelloni illeciti.

Anche l’attuale Amministrazione Capitolina non ottempera né all’immediata copertura della superficie espositiva abusiva né alla rimozione del rispettivo impianto pubblicitario, come prescrive da quasi 5 anni il comma 822 dell’art. 1 della legge n. 160/2019.

La constatazione che il formato maggiore di mt. 4×3 metri sarà autorizzabile lungo le strade consolari esterne alle Mura Aureliane e che l’altro maggior formato di mt. 6×3 metri sarà autorizzabile esclusivamente al di fuori della Fascia Verde non attesta di certo che saranno compatibili con il contesto urbano, ma dimostra caso mai che peggiora e di molto il decoro urbano della città.

Si mette in evidenza che con  la deliberazione del Consiglio Comunale n. 175 del 25 novembre 2002 è stato abolito il formato di mt. 6×3, perché “tale formato non appare compatibile con la particolare formazione del territorio del Comune di Roma dal punto di vista storico, artistico, archeologico, paesaggistico ed ambientale ed impedisce la sua libera fruizione ed il completo godimento da parte dei cittadini, costituendo, altresì, in molti casi un concreto e grave pericolo per la sicurezza della circolazione stradale e del pubblico transito”.

L’assessora Monica Lucarelli dovrebbe spiegare perché la suddetta motivazione (che vale anche per gli impianti di formato di mt. 4×3) non sia più valida dopo ben quasi 23 anni ed in che misura questi maggiori formati possano diventare compatibili con il contesto urbano e adattarsi alle caratteristiche specifiche di Roma: dietro la ammissione di “prendere atto delle esigenze di mercato” si maschera di aver favorito deliberatamente le ditte pubblicitarie che gestiscono questo mercato e che presumibilmente hanno chiesto la reintroduzione.

Va infine precisato che i suddetti formati maggiori deriveranno dall’accorpamento di due o più impianti di minori dimensioni, senza quindi aumento della superficie totale.

 

Questo regolamento non è “dettato” da nessuna lobby. È un testo costruito su norme vigenti, dati concreti e obiettivi di decoro urbano – Riguardo alla dettatura della lobby delle ditte pubblicitarie sono le stesse premesse della proposta della Giunta Capitolina a far sapere del coinvolgimento di tali dette proprio per la redazione della proposta.

Quanto al testo costruito su norme vigenti, non si può dire che sia al momento vigente la normativa dettata dalle deliberazioni che hanno eliminato i formati  maggiori di mt. 4×3 e 6×3, di cui – guarda caso – si propone l’abrogazione.

La reintroduzione dei suddetti formati maggiori non si può dire basata su dati concreti e obiettivi di decoro urbano: basti immaginare la sfilza dei cartelloni di mt. 6×3 installati sulle vie consolari, magari in violazione delle distanze minime tra un impianto e l’altro (si ricorda al riguardo che sono stati eliminati gli indici di affollamento).

 

Il nostro obiettivo è colmare un vuoto che dura da anni, avviare gare trasparenti, ridurre l’impatto della pubblicità sul territorio e legare gli impianti a servizi di pubblica utilità – Il “vuoto” che dura da anni (almeno dai 4 dell’amministrazione Gualtieri) è caso mai da addebitare alla mancata indizione dei bandi di gara.

L’impatto della pubblicità sul territorio non può per certo essere ridotto con la reintroduzione dei due maggiori formati.

Si è da ultimo d’accordo invece sulla utilità di legare gli impianti a servizi di pubblica utilità, da mettere a base d’asta, proprio per sopperire alla eliminazione del Canone Iniziative Pubblicitarie (CIP)

 

Ritengo che, su un tema così complesso e con una storia così lunga, sia indispensabile fondare il dibattito su basi documentate e sull’analisi normativa – Si ritiene di aver impostato le osservazioni esclusivamente su basi documentate e sull’analisi normativa vigente.

 

 

 

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