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Lunedì 18 Agosto 2025 15:08

Da Crușovăț a Prisăcina lungo la via Transilvanica a piedi in Terra Romana

Da Crușovăț a Prisăcina lungo la via Transilvanica a piedi in Terra Romana


Quest’anno, per la terza volta in tre anni, siamo tornati in Romania per percorrere un ulteriore segmento della Via Transilvanica, un lungo cammino di 1400 chilometri che attraversa la Romania dalla Bucovina al confine con la Serbia. Il primo anno avevamo camminato in Bucovina da Putna a Poiana Negri, il secondo anno in Terra Dacica […]

Da Crușovăț a Prisăcina lungo la via Transilvanica a piedi in Terra Romana


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Da Crușovăț a Prisăcina lungo la via Transilvanica a piedi in Terra Romana


Quest’anno, per la terza volta in tre anni, siamo tornati in Romania per percorrere un ulteriore segmento della Via Transilvanica, un lungo cammino di 1400 chilometri che attraversa la Romania dalla Bucovina al confine con la Serbia. Il primo anno avevamo camminato in
Bucovina da Putna a Poiana Negri
, il secondo anno
in Terra Dacica da Cugir a Sarmizegetusa Regia
, quest’anno abbiamo percorso il tratto finale, la Terra Romana, da Crușovăț a Drobeta-Turnu Severin.


In una serie di articoli raccontiamo i sette giorni di cammino lungo quest’ultimo tratto, offrendo informazioni pratiche e impressioni utili a chi vorrà mettersi in cammino o semplicemente scoprire la Romania attraverso l’esperienza di chi l’ha percorsa a piedi.

Partiamo da Roma e in poche ore di volo atterriamo a Timișoara. Da lì, per raggiungere il punto d’inizio del nostro cammino, scegliamo di prendere un taxi: 150 euro ben spesi (in genere i taxi per questo tipo di trasferimenti si fanno pagare un euro a chilometro), perché l’alternativa del treno avrebbe richiesto troppe ore e saremmo arrivati troppo tardi, rischiando di perdere alloggio e cena.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Nel primo pomeriggio siamo già alla Cabana Pescaturului, poco fuori dal villaggio di Crușovăț, nel distretto di Caraș-Severin. La struttura è recente e sorge accanto a un laghetto di pesca sportiva, circondato da salici piangenti. A gestirla ci sono Jon e Michaela, con il supporto della figlia Lionela. In realtà il loro mestiere è un altro: insegnano in una scuola superiore di Drobeta Turnu Severin, e questa è un’attività collaterale.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
L’atmosfera è familiare, arricchita dalla presenza di due simpatici conigli: Bobocel e la sua compagna, che insieme alternano lunghi sonnellini a brevi scatti sul prato.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Nel pomeriggio, quando la temperatura finalmente cala, ci concediamo una passeggiata nel villaggio. Le strade sono silenziose, interrotte solo dalle chiacchiere di alcune anziane sedute sulle panchine di fronte alle case a un piano. Nella via principale si erge la chiesa della Beata Vergine Parascheva, costruita agli inizi dell’Ottocento in stile barocco provinciale. È domenica, ma scopriamo che un piccolo spaccio resta aperto dalle 16 alle 21.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
La nostra prima cena è già un tuffo nella cucina locale: brodo con spaghettini, sarmale (involtini di foglie di verza farciti con riso e carne), petto di pollo e ottime patate bollite speziate.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Il giorno seguente ha inizio la nostra prima tappa a piedi. Costeggiamo i resti di una vecchia fabbrica di alcolici ormai dismessa e passiamo accanto alla stazione ferroviaria di Crușovăț, ancora oggi in uso.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Imbocchiamo una sterrata assolata fino a raggiungere la strada nazionale E70, che attraversiamo con cautela. Subito dopo ci accoglie un bosco vario e ombroso: faggi, pini rossi, aceri, querce.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
È un’area protetta, lo segnala un cartello della forestale che ricorda come la fauna sia tutelata.

In un tratto di radura in salita il sole picchia forte, la canicola è opprimente. I nostri smartphone trillano quasi in coro: un messaggio della protezione civile rumena ci avverte che con il caldo estremo è sconsigliato camminare. Sorridiamo: sappiamo che con questa temperatura non dovremmo procedere oltre, ma dobbiamo rispettare una tabella di marcia e per fortuna, dopo poco, il sentiero rientra nell’ombra per molti chilometri.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Lungo il percorso incontriamo un gregge, custodito da almeno quattro cani che ci vengono incontro abbaiando: teniamo saldo in mano il dissuasore a ultrasuoni e passiamo con cautela. I cani ci osservano ma non oltrepassano il ciglio della strada.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Come spesso accade nei boschi rumeni, anche qui incrociamo un camion carico di legna. Lo sfruttamento forestale è infatti una delle principali attività economiche del Paese, purtroppo non sempre praticata nel pieno rispetto delle normative.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Non mancano le fonti d’acqua dove fermarsi a bere: l’acqua è potabile, e lo si capisce subito dalla presenza di una o due tazze lasciate a disposizione dei passanti.

Scendiamo agilmente verso la sponda di un torrente, togliamo scarpe e calze e lasciamo che l’acqua fresca ci rinvigorisca i piedi.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Dopo circa dieci chilometri, il bosco termina. Ci fermiamo nei pressi di un grande faggio: sul tronco sembra incisa una piccola porticina, come se celasse l’ingresso verso un mondo segreto. Ci fermiamo nei pressi di un grande faggio: sul tronco sembra incisa una piccola porticina, come se custodisse l’accesso a un mondo segreto. Chissà, forse proprio l’ingresso della biblioteca-labirinto di Edrevia, lo sterminato archivio sotterraneo immaginato da Stefano Mancuso ne La tribù degli alberi (Einaudi, 2022). Un luogo visionario, fatto di miliardi di rondelle di legno che conservano la memoria degli antenati, in una cattedrale di 1660 navate sorrette da 500 colonne alte 120 metri.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Riprendiamo il cammino in un tratto scoperto e bellissimo, con una montagna isolata che domina la nostra sinistra. Qui incrociamo il percorso del Banat Greenway, un progetto transfrontaliero serbo-rumeno finanziato dall’Unione Europea per valorizzare le aree naturali e culturali della regione, trasformandole da semplici “risorse turistiche” a veri e propri prodotti turistici regionali per un turismo di nicchia.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Più avanti ci imbattiamo in una serie di casette con i tetti a triangolo, intorno ai quali una famiglia di contadini lavora la terra.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Proseguiamo, il paesaggio è veramente bellissimo, alternando praterie assolate e boschi ombreggiati.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Il sole comincia a calare quando, dopo circa 25 chilometri di cammino, arriviamo stanchi ma felici a Prisăcina, un minuscolo nucleo di case nella valle della Cerna.

Qui ci accolgono Johanna e Nistor, nella loro vecchia casa di campagna ai piedi di uno dei picchi delle montagne della Cerna. Vivono qui da sempre, con servizi essenziali ma tanta autenticità. Grazie all’aiuto della figlia e del genero stanno ristrutturando una parte dell’abitazione, ricavando camere accoglienti rivestite in legno. Il nuovo bagno non è ancora pronto (manca pochissimo però) e utilizziamo quello della famiglia: per farci la doccia, Johanna accende la stufa e, attraverso uno sportellino, infila alcuni ciocchetti di legno per scaldare l’acqua.

La loro vita è semplice: sei mucche, due maiali, galline e cani, l’orto. Nistor ci mostra con orgoglio il suo zaino, con cui raccoglie erbe selvatiche nei campi e che utilizza quando va a mungere le mucche in collina.

È come trovarsi catapultati in un altro mondo, in un’altra epoca. Qui la natura e le tradizioni non si contemplano soltanto: ci si entra dentro, passo dopo passo, fino a farle proprie. Ci dispiace non conoscere la lingua rumena, perché ci avrebbe permesso di ascoltare più da vicino le storie di un universo che, sempre più velocemente, sta scomparendo.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
A cena Johanna ci prepara una tavola rustica e generosa: mămăliga (la polenta locale), carne, patate e cipolle, seguiti da un dolce al cioccolato.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
La mattina seguente, dopo una colazione ricca e gustosa con pane fatto in casa, Nistor ci accompagna nel suo terreno, vicino a un piccolo ruscello, per mostrarci il vecchio mulino ad acqua ancora funzionante. È un impianto semplice e ingegnoso: la forza dell’acqua mette in movimento la macina, una grande pietra circolare che ruota sopra un’altra pietra fissa, trasformando i cereali in farina. Questo mulino non è soltanto uno strumento per macinare il grano, ma anche un simbolo di tradizione e di equilibrio con la natura. Scegliere farine prodotte a pietra significa sostenere un’alimentazione più naturale e consapevole, oltre a contribuire alla conservazione di tecniche antiche che, ancora oggi, dimostrano tutta la loro validità. E pensare che, di solito, mulini di questo tipo li si incontra solo nei musei: vederne uno ancora in funzione, come quello di Nistor, è un’esperienza rara e preziosa.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
È ormai tempo di riprendere il cammino, salutiamo Nistor e Johanna dopo esserci fatti una foto a ricordo di un incontro che non dimenticheremo.

Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA
Di questa tappa non riportiamo con noi solo il prezioso incontro con Nistor e Johanna, ma anche le immagini dei cippi scolpiti in andesite, che scandiscono il cammino come un filo continuo: uno ogni chilometro, ciascuno diverso, ma sempre contrassegnato dall’inconfondibile T arancione, segno che rassicura e guida lungo la Via Transilvanica. Sono più che semplici indicatori: piccoli monumenti che raccontano l’identità e la forza di questo percorso.



Se lo desideri, puoi leggere la prosecuzione del racconto che illustra la tappa
da
Prisăcina a Valea Cernei.

[Maria Teresa Natale, itinerario percorso il 6 luglio 2025]

Informazioni utili:

  • Sito web della Via Transilvanica
  • Alloggio a Prisăcina:
    Casuta lu’Nea Talpeș,
    cell. 0040735377694 (Whatsapp)
 

 

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