Servizi > Feed-O-Matic > 663798 🔗

Lunedì 25 Agosto 2025 18:08

In Terra Romana da Ciresu a Balotești lungo la Via Transilvanica

In Terra Romana da Ciresu a Balotești lungo la Via Transilvanica


Prosegue il racconto del nostro cammino lungo la Via Transilvanica, nel segmento Terra Romana. Nel post precedente vi avevamo parlato delle due tappe che ci avevano condotto da Obârșia-Cloșani  a Cireșu; qui potete leggere il resoconto del nostro affascinante cammino da Cireșu a Balotești, un percorso di circa 12 chilometri, con una breve deviazione, che si snoda tra […]

In Terra Romana da Ciresu a Balotești lungo la Via Transilvanica


#cammini #via transilvanica #maria teresa natale #romania #terra romana
leggi la notizia su www.appasseggioblog.it/



In Terra Romana da Ciresu a Balotești lungo la Via Transilvanica


Prosegue il racconto del nostro cammino lungo la Via Transilvanica, nel segmento Terra Romana. Nel post precedente vi avevamo parlato delle due tappe che ci avevano condotto da
Obârșia-Cloșani  a Cireșu
; qui potete leggere il resoconto del nostro affascinante cammino da Cireșu a Balotești, un percorso di circa 12 chilometri, con una breve deviazione, che si snoda tra borghi rurali, boschi e grotte del Mehedinți Plateau Geopark e scorci panoramici sul paesaggio montano. Una giornata di cammino che unisce natura, storia e incontri con la popolazione locale, restituendo tutta l’autenticità di questa regione della Romania.




Dopo una gustosa colazione a base di uova, formaggio, pane e marmellata, lasciamo la nostra deliziosa casetta di legno. Salutiamo Konstin e Nelly e ci rimettiamo in cammino in direzione di Balotești.
Oltrepassato il villaggio di Cireșu, caratterizzato da una sequenza di case con tetti tradizionali di terracotta lungo la strada principale,  imbocchiamo una via secondaria fino a raggiungere un’altura, dove una signora rumena ci invita per un caffè.



Ci mostra una vecchissima casetta, un po’ sbilenca, che sembra uscita da una fiaba: qui conserva vestiti tradizionali che vengono indossati nei giorni di festa. Ci racconta che la casupola ha più di 150 anni. Sullo stesso terreno, insieme al marito, ha realizzato alcuni alloggi per ospitare i camminatori della Transilvanica. Mentre sorseggiamo il caffè, chiama la sorella che vive e lavora a Genova da diversi anni: con lei scambiamo qualche parola in italiano.



Salutiamo la coppia – entrambi gran lavoratori – e riprendiamo il cammino fino a raggiungere un sentiero stretto che si inerpica nel bosco, nel Mehedinți Plateau Geopark, un’area di grande valore geologico e ambientale. Il parco custodisce un complesso di grotte, corsi d’acqua e sorgenti naturali che affiorano in superficie (le risorgive).



L’attrazione principale è il fiume Topolnița, che entra in una grotta, scorre sotterraneo per seicento metri e riemerge a Gaura lui Ciocardie, sotto forma di una stretta gola. La Topolnița è una delle grotte più ramificate al mondo, con enormi corridoi, laghi e spettacolari formazioni carsiche. Al suo interno sono stati scoperti fossili e tracce risalenti al Neolitico. Esistono vari modi per esplorare l’area – trekking naturalistici e geologici oppure la risalita della gola in barca – ma la grotta vera e propria è accessibile soltanto poche ore all’anno, la terza domenica di agosto, altrimenti vi si entra solo con autorizzazione dell’Accademia Romena.



Su consiglio di Konstin, tralasciamo l’esperienza in barca (non avremmo tempo sufficiente) e deviamo per visitare la Grotta Prosec. Per raggiungerla dobbiamo scendere verso un fiume, costeggiarlo per un tratto, oltrepassare una paretina di rocce con una breve ferrata, e infine trovarci all’ingresso della grotta. Siamo soli, immersi nel silenzio e nella grandiosità della natura. Non ci azzardiamo a entrare, non siamo attrezzati, siamo già più che soddisfatti della sorpresa che la natura ci ha riservato.



Il cammino è ancora lungo e la giornata è piuttosto calda: ci fermiamo spesso per riposarci. Raggiungiamo Marga, un insediamento rurale fatto di poche case, una chiesetta, un cimitero nel tipico paesaggio rurale al quale da giorni ci siamo abituati: campi sfalciati, covoni, contadini al lavoro, vacche, alberi da frutto…



Proseguiamo lungo una strada asfaltata scoperta ma poco trafficata. Nei pressi di un’abitazione isolata, la signora Dionisia ci invita a riprender fiato sorseggiando una bibita nel giardino della sua casa.



Dopo molti anni trascorsi lontano, è tornata qui, nella casa dei genitori, e oggi vive con tranquillità, occupandosi dell’orto e dei suoi pulcini.

Poco più avanti lasciamo la strada asfaltata e imbocchiamo una sterrata all’altezza di un’antenna e di un’alta croce moderna con un crocifisso. Su di essa compaiono le sigle INRI, NI KA e un teschio con le ossa incrociate.



Il teschio, raffigurato ai piedi del crocifisso, rappresenta il cranio di Adamo. Secondo il teologo cristiano Origene (II-III secolo d.C.), Gesù fu crocifisso proprio nel luogo in cui era stato sepolto il primo uomo. Secondo una leggenda, al momento della morte di Cristo, il suo sangue colò lungo una fessura della roccia fino a raggiungere il cranio di Adamo, simbolo dell’umanità peccatrice. Non a caso il Golgotha, dove i Vangeli collocano la crocifissione, significa “luogo del Teschio” (l’equivalente in latino è Calvario (l’equivalente latino è Calvario, che deriva anch’esso da calva, “cranio”). Un richiamo al sacrificio di Cristo che redime i peccati dell’umanità. Un richiamo al sacrificio di Cristo che redime i peccati dell’umanità.

Quanto alle sigle, INRI è il ben noto acronimo latino di Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum (“Gesù Nazareno Re dei Giudei”), l’iscrizione che Pilato fece porre per scherno sulla croce di Gesù. Nelle croci ortodosse compare spesso, invece, anche la forma greca IC XC, laddove queste sono le prime e ultime lettere di Ιησούς e Χριστός) che abbreviano il nome “Gesù Cristo”. A completarla, l’acronimo NI KA, che significa “vince”: insieme, “Gesù Cristo vince”, a ricordare la vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato.



Proseguiamo lungo la sterrata fino a raggiungere la Croce di Godeanu, che si erge sulla collina di Chiciora. È alta 35 metri: la prima pietra fu posata nel 2009. Ogni anno, qui si celebra una Messa solenne. Accanto sorgerà il Monastero di Godeanu, dedicato a San Giovanni Evangelista, che ospiterà un convento di suore.

Grazie alla sua posizione sulla collina più alta della zona, la croce regala un panorama vastissimo: si vedono le creste dei Monti Mehedinți, i Monti Almăjului, la collina di Vârciorova e, in lontananza, persino il Danubio, nostra meta finale.



Lasciata la croce, scendiamo verso il villaggio di Păunești. Qui ci vengono incontro due bambini di dieci e dodici anni: curiosi della nostra presenza, ci chiedono se vogliamo un caffè. Sono bravissimi a interagire col traduttore automatico, molto più veloci di noi! Intanto passa un’adolescente che conduce una vacca al guinzaglio: i bambini la salutano, ma lei li guarda dall’alto in basso, più interessata ai contenuti del suo telefonino.



Raggiungiamo lo spaccio del villaggio – il loro “caffè” – e ci concediamo una bibita. Vorremmo offrire qualcosa ai due ragazzi, ma rifiutano con educata fermezza.



Riprendiamo il cammino: covoni nei campi, una chiesa sorprendentemente grande per un piccolo insediamento, un tavolino con sgabelli fatti di copertoni, pozzi ai lati delle case. Poi inizia l’ultima parte della tappa, una lunga discesa sassosa verso Balotești. Lungo il percorso incrociamo una giovane tartaruga balcanica (Testudo boettgeri), dal carapace chiaro con macchie nere, protetta perché in via di estinzione.



A Balotești ci dirigiamo subito alla Taverna Grădețului, dove concludiamo il nostro cammino dopo sei giorni trascorsi tra le montagne e i paesaggi rurali della Terra Romana.



Ceniamo qui, come già concordato col proprietario, che poi ci accompagna in auto fino a Drobeta-Turnu Severin dove alloggiamo all’Hotel Continental, un grande albergo di epoca comunista ristrutturato, pulito, confortevole e con una fantastica vista sul Danubio, proprio di fronte alla piazza con il Parco Tudor Vladimirescu. È sabato sera e un complesso rumeno si sta esibendo di fronte al suo pubblico di grandi e bambini:  una cantante intona brani melodici della tradizione locale accompagnata da un gruppo di musicisti con chitarra, basso, batteria, tastiere e violino.



La Fântâna Cinetică a  Bulervadul Carol, creata da Constantin Lucaci nel 1979, conclude idealmente il nostro viaggio. I suoi giochi d’acqua che cambiano forma e colore – dal giallo al verde, dal rosso al blu – mi fanno pensare alle mille sfumature del cammino: gli animali incontrati lungo la via, i volti sorridenti delle persone, le foreste silenziose, i cippi scolpiti, i paesaggi che sembravano non finire mai. Come gli spruzzi della fontana, anche i ricordi del nostro percorso mutano e si intrecciano, restando vivi e luminosi nella memoria.



Il nostro racconto non è ancora finito però: nel prossimo articolo vi porteremo alla scoperta di Drobeta-Turnu Severin, con il suo splendido museo, e l’emozionante gita in barca sul Danubio fino alla monumentale testa di Decebalo scolpita nella roccia.

[Maria Teresa Natale, itinerario percorso il 12 luglio 2025]

  • Sito web della Via Transilvanica
  • Alloggio a Balotești: Taverna Gradetului, cell. 0040763100006 (Whatsapp)
  • Alloggio a Drobeta-Turnu Severin:
    Hotel Continental
In Terra Romana da Ciresu a Balotești lungo la Via Transilvanica


Questo sito utilizza cookie tecnici, anche di terze parti, per migliorare i servizi offerti e ottimizzare l’esperienza dell’utente. Si prega di leggere l'informativa sulla privacy. Chiudendo questo banner si accettano le condizioni sulla privacy e si acconsente all’utilizzo dei cookie.
CHIUDI