Mercoledì 3 Settembre 2025 12:09
Il vertice di Shanghai e il nuovo ordine geopolitico mondiale


Il presidente cinese ha accolto i capi di Stato di Russia, India, Pakistan, Iran e non solo, per il 25 summit. Sisci, giornalista: «Il "vecchio" Occidente, a guida Usa, non è più il motore trainante»
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Il vertice di Shanghai e il nuovo ordine geopolitico mondiale
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Un nuovo ordine geopolitico mondiale si sta configurando e ad esserne il motore trainante non è più il cosiddetto “vecchio” Occidente guidato dagli Stati Unirti ma il Sud globale. È il messaggio, forte e chiaro, inviato dalla città portuale di Tianjin, a sud di Pechino, dove il presidente cinese Xi Jinping ha accolto i capi di Stato di Russia, India, Pakistan, Iran e di altri 22 Paesi non occidentali in occasione del 25° vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco). Uno scenario che si è poi spostato oggi, 3 settembre, a Pechino per la imponente parata militare organizzata per la cerimonia degli ottanta anni della vittoria della seconda guerra mondiale. E alla manifestazione tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping, è apparso anche il leader nordcoreano Kim Jong-un. Abbiamo chiesto a Francesco Sisci, giornalista italiano che vive e lavora tra Roma e Pechino, di spiegarci cosa sta succedendo.
Cosa è andato in scena: prima al vertice, poi durante la parata?
Si è trattato di una dimostrazione di forza, di potenza. Un messaggio composto da due elementi: uno più morbido, visibile nel vertice diplomatico; l’altro più deciso, mostrato nella parata militare. È stata, in sostanza, la dimostrazione che la Cina non è affatto isolata. Anzi, mostra di avere nuovi e importanti amici. Il caso più eclatante è quello dell’India.
Si è trattato di una dimostrazione di forza, di potenza. Un messaggio composto da due elementi: uno più morbido, visibile nel vertice diplomatico; l’altro più deciso, mostrato nella parata militare. È stata, in sostanza, la dimostrazione che la Cina non è affatto isolata. Anzi, mostra di avere nuovi e importanti amici. Il caso più eclatante è quello dell’India.
Quindi, cosa è successo?
Tre cose fondamentali. Primo: un gesto politico di grande rilevanza, con la Cina che si mostra non solo presente ma anche influente sul piano internazionale, rafforzando nuove alleanze. Secondo: la dimostrazione militare. Le forze armate cinesi sono ormai modernizzate. Non possiamo dire con certezza se siano allo stesso livello di quelle americane, ma è evidente che non sono più arretrate come un tempo. È stato un messaggio chiaro: la Cina è al passo, anche sul piano militare. Terzo: le dichiarazioni di principio espresse in occasione della parata. Si tratta di un’elaborazione moderna dei principi di Bandung del 1955, basati sul rispetto della sovranità nazionale. In altre parole, la Cina propone un ordine mondiale fondato sul non-intervento e sulla non-ingerenza nei Paesi altrui. Possiamo dire di essere di fronte a un progetto strutturato in cui l’elemento più nuovo, delicato e inaspettato è stato proprio l’atteggiamento dell’India. Non si tratta di un’adesione alla linea cinese, ovviamente. Ma è significativo che abbia deciso di prendere le distanze dall’America, anche se non dall’Occidente in senso lato. L’India ha ottimi rapporti sia con il Giappone che con il Regno Unito. Questo segna il declino di un pezzo del vecchio ordine mondiale.
Tre cose fondamentali. Primo: un gesto politico di grande rilevanza, con la Cina che si mostra non solo presente ma anche influente sul piano internazionale, rafforzando nuove alleanze. Secondo: la dimostrazione militare. Le forze armate cinesi sono ormai modernizzate. Non possiamo dire con certezza se siano allo stesso livello di quelle americane, ma è evidente che non sono più arretrate come un tempo. È stato un messaggio chiaro: la Cina è al passo, anche sul piano militare. Terzo: le dichiarazioni di principio espresse in occasione della parata. Si tratta di un’elaborazione moderna dei principi di Bandung del 1955, basati sul rispetto della sovranità nazionale. In altre parole, la Cina propone un ordine mondiale fondato sul non-intervento e sulla non-ingerenza nei Paesi altrui. Possiamo dire di essere di fronte a un progetto strutturato in cui l’elemento più nuovo, delicato e inaspettato è stato proprio l’atteggiamento dell’India. Non si tratta di un’adesione alla linea cinese, ovviamente. Ma è significativo che abbia deciso di prendere le distanze dall’America, anche se non dall’Occidente in senso lato. L’India ha ottimi rapporti sia con il Giappone che con il Regno Unito. Questo segna il declino di un pezzo del vecchio ordine mondiale.
Cosa sta cambiando?
Siamo ancora in una fase di grande confusione. Il nuovo ordine che la Cina – insieme alla Russia – propone non si è ancora completamente formato. Sembra tuttavia che il vecchio ordine, quello a guida americana, stia progressivamente cedendo. Questo scenario dà fiducia o, meglio, autostima ai cinesi. Perché percepiscono che il mondo si sta muovendo nella loro direzione. E questo rafforza la loro consapevolezza e il loro ruolo nel contesto globale.
Siamo ancora in una fase di grande confusione. Il nuovo ordine che la Cina – insieme alla Russia – propone non si è ancora completamente formato. Sembra tuttavia che il vecchio ordine, quello a guida americana, stia progressivamente cedendo. Questo scenario dà fiducia o, meglio, autostima ai cinesi. Perché percepiscono che il mondo si sta muovendo nella loro direzione. E questo rafforza la loro consapevolezza e il loro ruolo nel contesto globale.
Loro dicono di rappresentare il 40% della popolazione mondiale.
Forse anche di più perché solo Cina e India da sole fanno circa il 40%. Non credo ci siano cifre precise proprio ma il dato potrebbe essere anche superiore. A livello di popolazione, i partecipanti della conferenza dello Sco oltre a Cina e India insieme arrivano quasi al 50%.
Forse anche di più perché solo Cina e India da sole fanno circa il 40%. Non credo ci siano cifre precise proprio ma il dato potrebbe essere anche superiore. A livello di popolazione, i partecipanti della conferenza dello Sco oltre a Cina e India insieme arrivano quasi al 50%.
E quale messaggio sta mandando questa “parte” del mondo al cosiddetto Occidente?
Il messaggio è chiaro: “Il vostro ordine non regge più”. E, secondo me, questo è importante da sottolineare. Da un lato, hanno ragione. Dall’altro, stanno proiettando una speranza, un’idea di futuro diverso. E dentro tutto questo, la vera novità è stato lo spostamento dell’India. Ma attenzione: questo spostamento non è il frutto di una grande strategia cinese. Al contrario, è stato causato da un errore macroscopico da parte dell’amministrazione americana. Un errore che, negli ultimi due o tre mesi, ha compromesso un rapporto molto solido tra India e Stati Uniti – un rapporto costruito con pazienza negli ultimi trent’anni -. L’abilità della Cina, e non va sottovalutata, è proprio questa: giocare di rimessa. Non forzare, ma approfittare degli errori dell’avversario. In questo caso, gli Stati Uniti hanno commesso un errore e la Cina ha saputo cogliere l’occasione. Insomma, la Cina ha imparato a trarre vantaggio dagli errori americani. Questo però non ci deve far illudere: come hanno imparato i cinesi a giocare di rimessa così possono imparare a giocare d’attacco. Ma ci dice anche la debolezza attuale cinese: non sa giocare di attacco in maniera efficiente. E se gli Usa non fanno errori, gli spazi per la Cina e la Russia cambiano radicalmente.
Il messaggio è chiaro: “Il vostro ordine non regge più”. E, secondo me, questo è importante da sottolineare. Da un lato, hanno ragione. Dall’altro, stanno proiettando una speranza, un’idea di futuro diverso. E dentro tutto questo, la vera novità è stato lo spostamento dell’India. Ma attenzione: questo spostamento non è il frutto di una grande strategia cinese. Al contrario, è stato causato da un errore macroscopico da parte dell’amministrazione americana. Un errore che, negli ultimi due o tre mesi, ha compromesso un rapporto molto solido tra India e Stati Uniti – un rapporto costruito con pazienza negli ultimi trent’anni -. L’abilità della Cina, e non va sottovalutata, è proprio questa: giocare di rimessa. Non forzare, ma approfittare degli errori dell’avversario. In questo caso, gli Stati Uniti hanno commesso un errore e la Cina ha saputo cogliere l’occasione. Insomma, la Cina ha imparato a trarre vantaggio dagli errori americani. Questo però non ci deve far illudere: come hanno imparato i cinesi a giocare di rimessa così possono imparare a giocare d’attacco. Ma ci dice anche la debolezza attuale cinese: non sa giocare di attacco in maniera efficiente. E se gli Usa non fanno errori, gli spazi per la Cina e la Russia cambiano radicalmente.
Da una parte, assistiamo a una manifestazione di grande forza – sia politica che militare – da parte della Cina. Dall’altra, vediamo un Occidente sempre più indebolito: Trump che continua a rilasciare dichiarazioni contraddittorie e a prendere decisioni spesso deleterie; poi l’incognita Israele-Gaza, e la ferita ancora aperta dell’Ucraina. Insomma, che panorama dobbiamo aspettarci da qui ai prossimi mesi o anni?
Io dividerei il discorso e inizierei proprio dagli eventi di questi ultimi giorni che ci offrono una chiave di lettura più profonda. La Cina, ormai, ha raggiunto un “decoupling” (allontanamento) psicologico nei confronti degli Stati Uniti. Cioè immagina un futuro senza il rapporto intimo con gli Stati degli ultimi 50 anni. Il che significa immaginare un futuro senza gli Stati Uniti. Pechino non crede a una possibile riconciliazione, né nel breve né nel medio termine. Questo cambia tutto. È come in una relazione personale: finché c’è speranza di ricucire, eviti di prendere altri impegni, resti in attesa. Ma nel momento in cui accetti, anche solo interiormente, che non ci sarà ritorno, allora iniziano dinamiche completamente diverse. Ed è proprio questo che sta accadendo: la Cina ha iniziato a pensare in termini di un nuovo ordine mondiale, con regole proprie, indipendenti da quelle dell’Occidente. Questo è il meta-messaggio che emerge con forza in queste giornate. La seconda questione è la presidenza Trump. Trump ha dato uno scossone forse necessario alla politica interna ed estera americana che per alcuni versi poteva essere troppo ingessata da idee vecchie. D’altro canto con cambi repentini, improvvisi e non molto chiari ha introdotto elementi di incertezza globali molto forti che stanno spingendo grandi ripensamenti ovunque. L’America di oggi appare dire una cosa, però dopo cinque minuti cambia idea e ne dice un’altra dando purtroppo prova di una grande inaffidabilità. Allora alcuni Paesi possono pensare che la Cina sia meglio, pur con tutti i suoi difetti diventa affidabile.
Io dividerei il discorso e inizierei proprio dagli eventi di questi ultimi giorni che ci offrono una chiave di lettura più profonda. La Cina, ormai, ha raggiunto un “decoupling” (allontanamento) psicologico nei confronti degli Stati Uniti. Cioè immagina un futuro senza il rapporto intimo con gli Stati degli ultimi 50 anni. Il che significa immaginare un futuro senza gli Stati Uniti. Pechino non crede a una possibile riconciliazione, né nel breve né nel medio termine. Questo cambia tutto. È come in una relazione personale: finché c’è speranza di ricucire, eviti di prendere altri impegni, resti in attesa. Ma nel momento in cui accetti, anche solo interiormente, che non ci sarà ritorno, allora iniziano dinamiche completamente diverse. Ed è proprio questo che sta accadendo: la Cina ha iniziato a pensare in termini di un nuovo ordine mondiale, con regole proprie, indipendenti da quelle dell’Occidente. Questo è il meta-messaggio che emerge con forza in queste giornate. La seconda questione è la presidenza Trump. Trump ha dato uno scossone forse necessario alla politica interna ed estera americana che per alcuni versi poteva essere troppo ingessata da idee vecchie. D’altro canto con cambi repentini, improvvisi e non molto chiari ha introdotto elementi di incertezza globali molto forti che stanno spingendo grandi ripensamenti ovunque. L’America di oggi appare dire una cosa, però dopo cinque minuti cambia idea e ne dice un’altra dando purtroppo prova di una grande inaffidabilità. Allora alcuni Paesi possono pensare che la Cina sia meglio, pur con tutti i suoi difetti diventa affidabile.
Di fronte a un ordine mondiale chiaramente in trasformazione quali sono gli errori da evitare?
Secondo me, questo è il momento in cui il Papa, il primo Papa americano della storia, dovrebbe parlare. Non solo all’umanità, ma direttamente all’America e a Donald Trump. Perché è vero: Trump sta scuotendo gli Stati Uniti, ma in questo scossone l’America sta anche commettendo una serie di errori che stanno seminando panico nel mondo. E qui entra in gioco il ruolo del Papa. Proprio perché è il primo Papa americano, forse ha la responsabilità – e la possibilità – di dire ciò che altri ormai non riescono più a dire dentro i confini degli Stati Uniti. Forse può farlo proprio lui, da fuori, con quella autorità morale universale che può superare le barriere politiche e ideologiche. Perché se l’America riuscisse a rientrare in carreggiata, se ritrovasse una sua stabilità politica e strategica, allora molte cose nel mondo si riallineerebbero. La Cina che gioca di rimessa, davanti alla realtà di un’America che non fa errori o ne fa di meno, allora dovrebbe pensare in modo diverso e giocare anche in maniera diversa, magari creando così elementi positivi e non di conflitto per tutti. (M. Chiara Biagioni)
Secondo me, questo è il momento in cui il Papa, il primo Papa americano della storia, dovrebbe parlare. Non solo all’umanità, ma direttamente all’America e a Donald Trump. Perché è vero: Trump sta scuotendo gli Stati Uniti, ma in questo scossone l’America sta anche commettendo una serie di errori che stanno seminando panico nel mondo. E qui entra in gioco il ruolo del Papa. Proprio perché è il primo Papa americano, forse ha la responsabilità – e la possibilità – di dire ciò che altri ormai non riescono più a dire dentro i confini degli Stati Uniti. Forse può farlo proprio lui, da fuori, con quella autorità morale universale che può superare le barriere politiche e ideologiche. Perché se l’America riuscisse a rientrare in carreggiata, se ritrovasse una sua stabilità politica e strategica, allora molte cose nel mondo si riallineerebbero. La Cina che gioca di rimessa, davanti alla realtà di un’America che non fa errori o ne fa di meno, allora dovrebbe pensare in modo diverso e giocare anche in maniera diversa, magari creando così elementi positivi e non di conflitto per tutti. (M. Chiara Biagioni)
3 settembre 2025
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