L'organizzazione partecipa alla missione marittima nonviolenta composta dalle delegazioni di 44 Paesi per portare aiuti all'interno della Striscia con la sua nave di ricerca e soccorso Life Support

L'articolo proviene da .

Anche Emergency si unisce alla Global Sumud Flotilla, la grande missione marittima non violenta che unisce 44 Paesi nel duplice obiettivo di rompere il blocco navale su Gaza e dare a tutto il mondo un messaggio di resistenza nonviolenta. Tra le decine di barche che la compongono – con a bordo delegazioni di attivisti e professionisti -, partite il 31 agosto da Barcellona e da Genova, alle quali si aggiungeranno quelle che salperanno il 4 settembre da Tunisi e da Catania, ci sarà anche la Life Support di Emergency.

La nave di ricerca e soccorso dell’organizzazione umanitaria, che salperà dal porto siciliano insieme ad altre barche della delegazione italiana, avrà il ruolo di osservatore e offrirà supporto medico e logistico alle imbarcazioni partecipanti. «Quello che accade nella Striscia di Gaza da quasi due anni è inaccettabile – dichiarano -. Il nostro staff, che lavora nella Striscia in due centri sanitari nel governatorato di Khan Younis, racconta una situazione gravissima, mai vista prima. Mentre l’esercito israeliano bombarda senza sosta la popolazione civile, già provata da continui ordini di evacuazione, da cinque mesi sono bloccati gli aiuti necessari ad assicurare una minima assistenza alla popolazione». Oltre a subire continui bombardamenti ed evacuazioni, «almeno 500mila persone vivono in condizione di insicurezza alimentare catastrofica. Le Nazioni Unite hanno già dichiarato lo stato di carestia nel governatorato di Gaza e il rischio che si espanda nei territori vicini. Mentre i nostri governi non sono stati in grado di adottare nessun provvedimento per bloccare una situazione che degenera di giorno in giorno, i cittadini non si rassegnano a stare a guardare», rivendicano.

Le imbarcazioni che partecipano alla Global Sumud Flotilla infatti «non trasportano soltanto aiuti umanitari, ma un messaggio inequivocabile: quando un governo blocca gli aiuti umanitari, commettendo un crimine di guerra, le persone hanno il diritto e il dovere di agire direttamente in modo non violento», rimarcano da Emergency.

3 settembre 2025

L'articolo proviene da .