Mercoledì 3 Settembre 2025 23:09
Tumore della vescica, nuovo efficace sistema terapeutico
Nella sperimentazione clinica ha ottenuto risultati senza precedenti -
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L’Istituto Nazionale dei Tumori (IRE) ha contribuito, nell’ambito di uno studio multicentrico internazionale SunRISe-1, alla realizzazione di un innovativo dispositivo sperimentale, TAR-200, per il trattamento del tumore alla vescica, che nella sperimentazione clinica ha ottenuto risultati senza precedenti.
La ricerca, pubblicata su Journal of Clinical Oncology, ha valutato l’efficacia di TAR-200, un sistema che funziona come un “cerotto medicato interno”, che viene posizionato nella vescica e che rilascia lentamente e in modo continuo il farmaco chemioterapico gemcitabina direttamente sulla zona colpita da tumore.
Lo studio, coordinato dall’University of Southern California, ha coinvolto 142 centri in 14 Paesi. L’IRE è stato il centro che ha arruolato più pazienti a livello mondiale. L’eccellenza del lavoro è stata riconosciuta anche da un’ispezione della Food and Drug Administration statunitense, superata con successo.
Il tumore della vescica è il secondo più comune in urologia dopo quello della prostata. In Italia si registrano ogni anno circa 29.700 nuovi casi. Colpisce soprattutto tra i 60 e i 70 anni ed è quasi quattro volte più frequente negli uomini rispetto alle donne. La ricerca riguarda il tumore della vescica non muscolo invasivo ad alto rischio che può recidivare nonostante le cure standard con asportazione e l’utilizzo dell’immunoterapico BCG. In questi casi l’opzione standard è la cistectomia radicale, un intervento invasivo e non scevro da rischi e complicanze.
Lo studio SunRISe-1 mostra che il nuovo dispositivo TAR-200 può offrire un’alternativa efficace, permettendo nella maggior parte dei casi di evitare la rimozione della vescica. Per capire la novità del dispositivo, spiegano i ricercatori, basta pensare alle terapie tradizionali dove “il farmaco viene introdotto e resta nella vescica solo per breve tempo, come svuotare un secchio d’acqua tutto in una volta”. TAR-200, invece, lavora come un “innaffiatoio a goccia”, distribuisce la gemcitabina in modo costante e mirato, mantenendo la terapia attiva per settimane.
“Questi risultati rappresentano un passo avanti decisivo verso terapie innovative, meno invasive e più tollerabili per i nostri pazienti – sottolinea Giuseppe Simone, direttore della Unità Operativa Complessa di Urologia IRE. L’esperienza maturata all’interno dello studio SunRISe-1 – conclude – conferma la posizione di leadership dell’Istituto nell’ambito dell’urologia oncologica”.
Altra buona notizia l’annuncio che grazie ai fondi del 5×1000 è stato possibile avviare il Programma di Uro-Oncologia diretto da Giuseppe Simone e sostenuto dalla direzione scientifica IRE. (Rita Lena)