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Venerdì 5 Settembre 2025 20:09

Cesare Bille: racconti fantastici che fanno riflettere (e non)

L’opera di esordio di Cesare Bille, che ricorda un detto calabrese, “cchiù longa è l’anchianata, cchiù granni è a vista”, più lunga è la salita, più grande è la vista -

#libri freschi di stampa
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“Nove fantastici racconti che fanno riflettere e due non” è un godibilissimo libro, uscito alla fine di luglio, che in poche settimane ha raggiunto il 60mo posto nella classifica dei bestseller Amazon (oltre 116mila libri) nella sezione “Critica letteraria su fantascienza e fantasy” e il posto n. 826 della classifica della Narrativa umoristica.

Un ottimo risultato se si considera che è l’opera di esordio, come scrittore, di Cesare Bille, un medico di base poco più che quarantenne. Ma “cchiù longa è l’anchianata, cchiù granni è a vista”, come recita uno dei proverbi calabresi, ereditati dal nonno, che spuntano qui e là nel libro come perle di saggezza popolare. E l’anchianata (la salita) si prospetta veloce, almeno a giudicare dal numero di stelle e dalla qualità delle recensioni che si leggono sulla pagina Amazon a corredo delle due versioni del libro: cartacea e e-book.

Sotto il titolo-calembour “Ci vorrebbero Bille racconti come questi”, Andrea Tombini mostra di apprezzare questo spassoso libro fatto di “brevi racconti che ballano di continuo in una danza
ritmata tra note ironiche, oniriche, scientifiche, fantascientifiche, sociologiche e filosofiche. Magnifica l’idea di presentare l’indice come un menù di degustazione con cui abbinare luoghi e vini con i quali godere appieno di ogni racconto”.

E Adelia Fanti: “Finalmente un libro originale, ironico, dissacrante, divertente, che mette a nudo le debolezze dell’uomo e ci fa riflettere sui vizi e le storture della società. Tutto ciò scritto in una prosa bella e scorrevole, dove puoi incontrare metafore e similitudini ora esilaranti e stravaganti ora piene di poesia”.

Francesca Rossetti scrive: “I racconti sono piccole parabole moderne, capaci di affrontare temi come l’identità, l’ansia, il senso di colpa, l’alienazione, la fragilità umana… con un’ironia che non si limita a strappare un sorriso, ma che scuote”.

Edoardo Valenza ci dice che i racconti “riescono a condensare in
poche righe ironia, malinconia e lampi di verità che colpiscono come fendenti. La scrittura è elegante, fluida, ma capace di improvvise stoccate che restano impresse. Consigliatissimo a chi ama la narrativa che sa stupire senza artifici”.

Un altro Edoardo, Laviola – lo scrittore del quale è stato recensito da poco qui su Bookreporter il romanzo Verde Afghano – commenta ampiamente il terzo racconto “Impianto neurale”, che
ci presenta il guardone del futuro: il telepaticone. “Con un microchip impiantato nel cervello riesce a percepire telepaticamente i pensieri di chi gli passa accanto: un’avvenente signora che pensa un sacco di parolacce; un creatore di app sfigato; un’impiegata, un ciclista, un drogato. Varia umanità, ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi come canta Blasco. Ma anche nel futuro gli impianti neurali si possono rompere…”

Claudio Manna definisce il libro “una raccolta ricca di invenzioni linguistiche e guizzi immaginativi… che scivola tra comicità e malinconia con naturalezza. I racconti sembrano partoriti da una mente in costante osservazione del mondo, che usa il paradosso per descrivere le nostre piccole e grandi contraddizioni. C’è un umorismo sottile e spiazzante che accompagna tutto il libro, e una capacità rara di costruire atmosfere anche in poche pagine. Una lettura perfetta per chi ama i racconti che non rassicurano, ma
restano addosso”.

E potremmo andare avanti così, vista la varietà di spunti offerta dai lettori che hanno voluto lasciare un commento sulla pagina Amazon. Ogni racconto è infatti un piccolo universo, spesso un
punto di vista capovolto: magari quello di uno scarabeo stercorario che dal suo piccolo, piccolissimo, ci svela le nostre contraddizioni o quello di un peloso bradipo gigante che nel Rapporto sugli umani agli Anziani del suo popolo svela le nostre debolezze: “hanno dei cervelli enormi, ma ne usano solo un 15%, un fantastico hardware in cui sono installati pochi software… Hanno paura della conoscenza, hanno paura del diverso. Ma hanno inventato due storie potenti: il denaro e la religione”.

Spesso questi 11 godibilissimi racconti sono anche uno specchio rotto che riflette la nostra realtà con una ironia malinconica e una spietata lucidità; storie di uomini e donne che sanno essere cattivi, malvagi, rancorosi, crudeli, spietati, ma che sanno adattarsi a molteplici situazioni e hanno una buona capacità di cooperare.

“C’è qualcosa di calviniano in questo libro – osserva Francesca Rossetti – ma con una voce propria: colta, a tratti spietata, altre volte sorprendentemente tenera”. (Gabriella Cossàr)

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