Lunedì 8 Settembre 2025 13:09
A San Paolo la preghiera ecumenica per i nuovi martiri


Liturgia con il Papa il 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Croce. Gnavi, segretario della Commissione: «Il loro esempio, sprone all'unità della famiglia umana». Il presidente Fabene: in esame gli ultimi 25 anni. L'Africa il continente più colpito
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«L’esempio dei martiri è un grande sprone all’unità fra noi e all’unità della famiglia umana». Così monsignor Marco Gnavi, segretario della Commissione dei nuovi martiri, ha spiegato la celebrazione ecumenica, unica a Roma nel corso dell’anno giubilare, che sarà presieduta da Papa Leone XIV nella basilica di San Paolo fuori le Mura domenica 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Croce, alle 17. Una felice coincidenza con il compleanno del Papa.
Il segretario del dicastero delle Cause dei santi Fabio Fabene, che presiede la Commissione, ha spiegato che l’elenco, sulla cui pubblicazione sono ancora in corso le opportune valutazioni, «riguarda gli ultimi 25 anni», un aggiornamento di quello già voluto da san Giovanni Paolo II. Per tale elenco, la Commissione «si è avvalsa delle Chiese locali e delle realtà ecclesiali»: segnalazioni giunte da conferenze episcopali, diocesi, nunziature, congregazioni religiose, associazioni, movimenti laicali, notizie di stampa verificate. L’esame di questi casi riguarda «tutte le confessioni cristiane» perché «la vitalità del battesimo ci accumuna: nel martirio la Chiesa è già unita e, come ha scritto Papa Leone dopo il recente attacco in Congo, è seme di pace, riconciliazione, fraternità e amore».
Lo scopo del lavoro della Commissione, che si basa, come ha sottolineato il vicepresidente Andrea Riccardi, su criteri storico-critici, è che queste storie non vadano perdute e sia custodita la loro memoria. Un «lavoro portato avanti con serietà e professionalità che continuerà nel futuro», ha affermato Fabene, ma senza creare confusione: nessun allargamento dei criteri per stabilire il martirio in possibili cause di beatificazione, le cui competenze rimangono esclusivamente del dicastero delle Cause dei santi che, tuttavia, potrebbe attingere all’elenco per l’eventuale apertura dei normali processi.
Lo scopo del lavoro della Commissione, che si basa, come ha sottolineato il vicepresidente Andrea Riccardi, su criteri storico-critici, è che queste storie non vadano perdute e sia custodita la loro memoria. Un «lavoro portato avanti con serietà e professionalità che continuerà nel futuro», ha affermato Fabene, ma senza creare confusione: nessun allargamento dei criteri per stabilire il martirio in possibili cause di beatificazione, le cui competenze rimangono esclusivamente del dicastero delle Cause dei santi che, tuttavia, potrebbe attingere all’elenco per l’eventuale apertura dei normali processi.

(foto: diocesi di Roma/Gennari)
Riccardi ha sottolineato come i «caduti siano in larga parte cattolici ma spesso uccisi assieme ad altri fedeli cristiani: un forte messaggio che nel martirio siamo già uniti». Ha poi messo in evidenza la «differenza profonda nella geografia» dei martiri. Se nel ‘900 si era assistito a operazioni di distruzione di massa del cattolicesimo da parte del nazismo o del comunismo sovietico, oggi le cause sono diverse. I numeri: 304 testimoni uccisi nelle Americhe, «molti colpiti da mafia e narcotraffico» o per la denuncia di deforestazione e sfruttamento. In Europa sono 43 i caduti ma 110 europei sono morti in missione fuori dal continente. In Medio Oriente e Magreb le vittime sono 267: elevato il numero di non cattolici, protestanti e cristiani orientali, anche per l’intreccio di comunione con i cattolici. In Asia e Oceania 357 caduti, soprattutto cristiani in preghiera, come negli attentati in tre chiese a Colombo il 21 aprile 2019, giorno di Pasqua. L’Africa con 643 uccisi è il continente più colpito. Tra i moventi, il terrorismo islamista ma anche le organizzazioni criminali e mafiose, perché «spesso il cristiano, onesto e rispettoso della legge, crea fastidio a chi vuole portare avanti disegni criminali». Poi i conflitti etnici colpiscono anche i religiosi. In tutto sono 1624 i caduti ma sono «solo la punta di un iceberg: in aree remote è molto difficile conoscere la sorte di tanti cristiani. Purtroppo – ha concluso Riccardi – i cristiani continuano a morire perché appassionati di Dio, dei fratelli, autentici servitori dell’uomo, perché liberi comunicatori della fede».
Gnavi ha infine spiegato che alla celebrazione – a ingresso libero, senza nessun biglietto – parteciperanno i rappresentanti di 24 tra Chiese cristiane e comunioni, compreso il rappresentante del Patriarcato di Mosca, il metropolita Antonij. «Il fil rouge sarà il Vangelo delle beatitudini, scritte nella carne delle Chiese di quanti hanno perso la vita cercando di disarmare cuori e menti, soffrendo prevaricazioni senza perdere la speranza, affidandosi alla forza tenace dell’amore, sostenuti dalla forza fede e dall’umiltà della preghiera». Dopo la processione con la Croce, la liturgia della Parola e l’omelia del Papa, si terrà la commemorazione dei nuovi martiri: per ogni beatitudine due intenzioni di preghiera e l’accensione di una lampada, segno di resurrezione, da porre sotto la Croce. Non mancheranno parole dei martiri o di loro testimonianze. La celebrazione si concluderà con la professione di fede e la preghiera del Padre Nostro.
8 settembre 2025
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