Lunedì 8 Settembre 2025 10:09
I due santi giovani/2: Acutis, nativo digitale apostolo dell’Eucaristia


La Chiesa indica che la santità è possibile anche a 15 anni. La sua vita mostra che la vera originalità si conquista cercando la propria vocazione, seguendo il Vangelo con libertà e coerenza
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Con la canonizzazione di Carlo Acutis, la Chiesa indica con chiarezza una via nuova, eppure antica: la santità è possibile, anche oggi, anche a 15 anni, anche nell’era digitale. Per la prima volta nella storia, un nativo digitale (cresciuto tra internet, videogiochi e social network), viene proposto come modello di vita cristiana. Un segno dei tempi che interpella profondamente il mondo giovanile, ma anche l’intera comunità ecclesiale.
Abbiamo spesso considerato la Generazione Z distante dalla realtà, osservando con sospetto quel legame quasi simbiotico con lo smartphone, diventato per molti una vera e propria estensione del corpo. Abituati a conversazioni digitali e a relazioni nate online, questi giovani, troppo spesso etichettati come immaturi o superficiali, oggi sorprendono chiedendo con forza autenticità e verità. Lo dimostrano i 150 ragazzi che hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano a Lourdes e hanno animato la Via Crucis e le diverse liturgie vissute insieme, hanno pregato, si sono confessati, hanno adorato il Signore e preso parte alle processioni. Gli stessi ragazzi che poche settimane prime a Tor Vergata erano in ginocchio e in silenzio davanti al Santissimo, imitando Papa Leone.
In questo contesto, la figura di Carlo Acutis si inserisce come un punto di riferimento concreto. La sua vita, breve ma intensa, ci racconta la storia di un ragazzo normale e straordinario allo stesso tempo. Nato nel 1991 a Londra e cresciuto a Milano, amava la tecnologia, i documentari, gli animali e i giochi come qualsiasi altro adolescente. Ma ciò che lo distingueva era il suo rapporto profondo con l’Eucaristia, che definiva “la mia autostrada per il cielo”. Carlo come “apostolo dell’Eucaristia” ci dimostra che l’Eucaristia non allontana del mondo, anzi, il faccia a faccia con il Dio fatto uomo che si dona per l’umanità spinge a riflettere su sé stessi e a darci agli altri. Frequentava la Messa quotidianamente, recitava il Rosario e viveva la carità in modo silenzioso ma concreto: aiutava i senzatetto del quartiere, difendeva i compagni più deboli a scuola, metteva il suo tempo e le sue competenze informatiche al servizio degli altri. Non ha fatto miracoli spettacolari, ma ha reso straordinario l’ordinario.
La sua capacità di unire fede e tecnologia ha attirato l’attenzione anche di Papa Francesco, che lo ha definito un modello per i giovani, capace di «non cadere nella trappola dell’apparenza». Il sito che Carlo realizzò per documentare i miracoli eucaristici in tutto il mondo è ancora oggi un riferimento per molti. Invece di fuggire dal mondo digitale, lo ha abitato con spirito evangelico, facendone uno strumento di evangelizzazione e di bellezza. La canonizzazione di Carlo è un messaggio potente che la Chiesa rivolge ai giovani del nostro tempo. Un invito a vivere la propria fede non come un insieme di regole, ma come un incontro trasformante con Cristo, capace di dare senso e gioia. È anche un appello agli adulti, ai genitori, agli educatori, ai sacerdoti: non smettiamo di credere nei giovani, anche quando sembrano chiusi, distratti o lontani. La sete di senso è viva, spesso silenziosa, ma profonda.
Carlo diceva: «Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie». È un messaggio profetico in un tempo dove domina l’omologazione e la cultura dell’apparenza. La sua vita ci mostra che la vera originalità non si conquista ribellandosi a tutto, ma cercando la propria vocazione, seguendo il Vangelo con libertà e coerenza. Per la pastorale giovanile, la sua figura rappresenta una risorsa preziosa. Parla ai giovani con il loro linguaggio, con le loro passioni, ma li guida verso un orizzonte più alto. Non propone scorciatoie, ma un cammino di santità possibile, anche nella vita quotidiana, fatta di scuola, amicizie, social, studio e famiglia ma con Dio al centro. È il santo dei ragazzi normali, il patrono ideale dell’era digitale.
La Chiesa, canonizzando Carlo, offre al mondo un esempio di come la santità non appartenga solo al passato o a persone eccezionali. Appartiene al presente ed è aperta a tutti. Il suo volto giovane e sorridente, la sua felpa, il suo zaino e il suo laptop diventano segni di una santità che non si vergogna della modernità, ma la trasfigura. (Stefano Cascio, parroco di San Bonaventura da Bagnoregio)
8 settembre 2025
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