Lunedì 8 Settembre 2025 10:09
I due santi giovani/1: Frassati, quello sguardo verso l’Alto e l’amicizia con i poveri


Le vice presidenti dei Giovani dell'Azione cattolica di Roma tracciano l'eredità di Pier Giorgio, «nostro fratello, che quando il resto si fa pesante ci indica la strada: guardare all'essenziale, che è Cristo»
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Una nonna di un paese arroccato sui monti, che insegna a chi ha studiato il senso della vita. Un giovane che parte per un Paese in guerra, per fare il suo lavoro al servizio dei più fragili. Un sacerdote che ama davvero, aiutando chi incontra a sentirsi abbracciato da Dio. È Pier Giorgio che ci ha insegnato questo: a riconoscere con occhi umani i segni di santità negli uomini e nelle donne di ogni tempo, oltre i loro limiti e le incompiutezze. È Pier Giorgio, nostro fratello, che ci ha detto chiaramente che la perfezione è di Dio, solo di Dio, e che è divino riconoscere che possiamo aspirare a una vita felice e piena anche se fatichiamo.
Spesso ci domandano cosa abbia fatto Frassati nei suoi 24 anni di vita perché ora papa Leone XIV lo proclami santo. Che meraviglia quando rimaniamo in silenzio, pensando alla sua esistenza, senza riuscire a individuare una risposta sola. Nella sua spiritualità profondissima? Si, ma non è santo per questo. Nella gioia contagiosa? Sì, ma non solo. Nella vita al servizio dei poveri? Sì, ma non in esclusiva. Nella sua vocazione sociale e politica? Sì, ma animata da qualcosa di più profondo.
Pier Giorgio è santo perché ha camminato nei luoghi, e con le persone, che Dio gli indicava passo passo. Come la passione per l’Azione cattolica e poi per le tante altre associazioni ecclesiali e universitarie di cui ha fatto parte. È un santo laico che ha saputo leggere la storia del suo tempo in profondità, come quando scriveva ai suoi amici lettere in cui esprimeva tutta la sua inquietudine per la guerra e l’ascesa del Partito fascista. È santo perché si indignava davanti alle ingiustizie, davanti alla fame dei poveri per le vie di Torino. Perché aveva scelto loro come amici, nel silenzio e nella dedizione più totale. È santo perché si arrabbiava guardando l’indolenza di alcuni suoi compagni davanti all’arroganza di Benito Mussolini e dei suoi. Perché ha vissuto la politica con purezza ed entusiasmo, nel suo tempo speso nel Partito popolare italiano. È santo perché si è innamorato di una sua amica della Fuci, anche se non ha avuto mai il coraggio, né il tempo, di dirglielo. È santo perché adorava stare con il suo gruppo di amici, a cui era unito dalla forza della fede. Li spronava, li consolava e si faceva consolare. Con loro amava fare lunghe passeggiate in montagna, e prima di partire li portava tutti a Messa, all’alba. È santo perché era bello, agli occhi di tutti. È santo anche perché è stato bocciato a scuola per due volte, ma all’università ha scelto poi di iscriversi a Ingegneria mineraria, con lo scopo di lavorare per migliorare le condizioni di vita dei minatori.
Forse il dono più grande del giovane torinese, però, è il suo sguardo sempre “verso l’Alto”. La sua vita ci ricorda una cosa importantissima, e ci allontana da un rischio che tocca noi giovani cattolici impegnati nel servizio educativo, che abbiamo ruoli di responsabilità o che ci spendiamo molto per la vita della Chiesa. Frassati ci riporta al cuore, all’essenza di quello che facciamo, che è Cristo. Con la sua vita sacramentale costante, e la sua preghiera incessante, Pier Giorgio ha nutrito tutto il resto, tutto l’attivismo, la carità, le relazioni. Dal Signore per lui tutto scaturisce, tutto nasce. Quando il resto si fa pesante, Pier Giorgio ci indica la strada: guardare all’essenziale e ritrovarsi in Lui, raggomitolati come bambini.
Insomma Pier Giorgio è uno di noi. Per questo non possiamo trattenere la gioia e le lacrime. Perché, come ha ricordato il cardinale Marcello Semeraro, è stato un vero «profeta del Concilio Vaticano II», un «alpinista dello spirito», un santo laico che non ha bisogno di avere altri aggettivi, se non quello di “cristiano”. Ed era un cristiano “fino in cima”, come era solito dire anche don Tonino Bello. Guardare a lui è sentire che è possibile una vita piena, e che nessuno degli interessi, delle passioni che sentiamo nel cuore, come giovani, sono da sottovalutare.
Ecco, Pier Giorgio ci spinge a credere nei nostri sogni veri, quelli in cui percepiamo la presenza viva di Dio. Camminando su quella strada ci ritroveremo ad essere, senza sapere neanche come, una lampada di luce per il mondo. Questo auguriamo a tutti i giovani e agli adulti che sono stati in piazza San Pietro, con gli occhi rivolti a Frassati e Carlo Acutis. Di essere pienamente sé stessi, dando voce alle passioni più profonde e ai sogni di bene che il Signore ha messo nel cuore. E, se proverete a chiedere il suo nome a un ragazzo accanto a voi, che sventola la bandiera dell’Ac in piazza, potrebbe rispondervi ancora: Pier Giorgio! (Federica De Cristofano e Agnese Palmucci, vice presidenti per il Settore giovani dell’Azione cattolica di Roma)
8 settembre 2025
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