Martedì 9 Settembre 2025 16:09
Gaza, l’appello dei giornalisti del Lazio: «Non uccidere l’informazione»


In piazza per ricordare i 294 colleghi uccisi nella Striscia. Il presidente dell'Ordine D'Ubaldo: «Tenere accese le luci sui luoghi di guerra». Giulietti (Articolo 21): «In Palestina, giornalisticidio». Albanese (Vicariato): «L'informazione, prima forma di solidarietà»
L'articolo
Gaza, l’appello dei giornalisti del Lazio: «Non uccidere l’informazione»
proviene da RomaSette
.
#apertura #cultura e società #dal mondo #in città #solidarietà #articolo 21 #flavio lotti #giulio albanese #giuseppe giulietti #guido d'ubaldo #manifestazione per i giornalisti uccisi a gaza #marco quaranta #maurizio di schino #ordine dei giornalisti lazio #vittorio di trapani
leggi la notizia su RomaSette


Un lungo striscione. Sopra ci sono scritti tutti i nomi dei giornalisti uccisi a Gaza. Sono 289. Lo tengono sollevato decine di mani. Ai lati alcune foto dei loro volti, macchiati da vernice color sangue, l’immagine di un elmetto da reporter, e la scritta stampata in inglese a caratteri cubitali: “Non uccidere l’informazione”. È iniziata così stamattina, 9 settembre, la manifestazione organizzata dall’Ordine dei giornalisti del Lazio, che è sceso in piazza dei Santi Apostoli, con tutto il consiglio al completo, insieme ad Articolo 21 e a numerose altre realtà associative, per ricordare i giornalisti uccisi a Gaza. I loro nomi vengono letti a voce alta, uno dopo l’altro. Ci sono quelli di Hassan Hamad, libero professionista, ucciso il 6 ottobre 2024 da un attacco aereo israeliano sulla sua casa, e di Mohammed Tanani, di Al-Aqsa Tv, ucciso mentre copriva l’assedio di Jabalia. E con loro tutti gli altri. Oltre ai palestinesi, non mancano anche i reporter libanesi e israeliani. Con loro il numero sale a 294.
Il primo a prendere la parola è Guido d’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio. Sale sul palco allestito al centro della piazza e comincia a parlare: «Dobbiamo tenere accese le luci su questi luoghi di guerra. I giornalisti devono rimanere a Gaza per continuare a documentare, perché sta accadendo qualcosa di terribile. Oggi scendiamo in piazza – ribadisce il presidente – per dire basta allo sterminio di Gaza. L’Ordine deve essere una comunità di giornalisti e giornaliste preoccupati perché oggi si mette a rischio la democrazia».

(foto: diocesi di Roma/Gennari)
Dopo di lui prende il microfono Giuseppe Giulietti, coordinatore dell’associazione Articolo 21. «Quello che sta accadendo in Palestina non è un massacro come gli altri, è un giornalisticidio che precede un genocidio, per usare le parole di Grossman. Se si chiudono gli occhi tutto può essere compiuto», sottolinea invitando ad aprire gli occhi anche sugli «influencer che stanno sostituendo i giornalisti a Gaza e in Cisgiordania». Poi conclude: «È un dovere cercare di dare un nome e un cognome alle vittime. Non è un segno di riconoscimento, ma un segno di civiltà. Questi nomi valgono anche per tanti altri cronisti morti in altre parti del mondo». E annuncia che la prossima iniziativa sarà davanti all’ambasciata del Sud Sudan, per accendere i riflettori su un altro «giornalisticidio».
Subito parte la musica del violino di Marco Quaranta, che accompagna i nomi dei giornalisti uccisi. I primi li pronuncia Serena Bortone, dopo la lettura della lettera testamento di Mariam Abu Dagga, giornalista freelance morta negli scorsi giorni durante un raid da parte dell’esercito israeliano sul complesso ospedaliero Nasser. Sul palco si succedono giornalisti, politici (gli organizzatori hanno fatto sapere che hanno aderito esponenti di tutti i partiti, escluso Fratelli d’Italia), personaggi dello spettacolo (tra cui Anna Foglietta).

(foto: diocesi di Roma/Gennari)
Un’iniziativa, quella dell’Odg Lazio, che si aggiunge al sit-in organizzato al Pantheon lo scorso 28 agosto, dove centinaia di persone hanno chiesto un cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza. «La pettorina “press” non è più una protezione, ormai è diventato un bersaglio da colpire – ha detto a margine il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani -. Questo fa il paio con la censura imposta, che impedisce a noi giornalisti internazionali di entrare a Gaza quando c’è la guerra. E quindi questo diventa un impegno a continuare a chiedere che finalmente si aprano quelle porte. Ribadiamo questo appello, così come ribadiamo la richiesta della Federazione della stampa alla Corte penale internazionale di aprire un’indagine sull’assassinio delle giornaliste e dei giornalisti».
In piazza, c’è anche padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio delle comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. «Mi si stringe il cuore a sentire tutti questi nomi – sottolinea a Roma Sette -. Questi colleghi sono stati sentinelle del mattino in un inferno di dolore. È evidente che dietro questi nomi ci sono tante altre persone, famiglie, comunità, un numero indicibile di vittime sacrificali. Siamo qui a ricordarle perché l’informazione è la prima forma di solidarietà, il primo modo concreto per dare voce a chi non ha voce».
Sul palco a leggere i nomi sale anche Maurizio Di Schino, presidente dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) del Lazio. «Uccidere l’informazione vuol dire uccidere la democrazia – sottolinea a Roma Sette -. Ricordando i colleghi di Gaza, mi vengono in mente anche i nomi dei giornalisti che stanno soffrendo in Messico, in Venezuela, in Sudan, in Sud Sudan, in Myanmar e in altri angoli del mondo. È importante ricordare chiunque svolge questa professione nel mondo perché la possa svolgere con serenità e nel miglior modo possibile», aggiunge.
Tra gli altri, è presente in piazza anche Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace e organizzatore della Marcia PerugiAssisi, in programma il prossimo 12 ottobre. «Abbiamo bisogno di coltivare la memoria di quelli che non hanno avuto diritto nemmeno a un funerale e di prenderci cura di quanti sono ancora vivi e rischiano di essere uccisi».
9 settembre 2025
L'articolo
Gaza, l’appello dei giornalisti del Lazio: «Non uccidere l’informazione»
proviene da RomaSette
.