Martedì 9 Settembre 2025 17:09
Francia senza governo. Pisarra: «Si è imposta l’idea di una democrazia negata»


Il giornalista, a lungo corrispondente Rai da Parigi, legge la cronaca politica di questi giorni valutando gli errori del presidente Macron e del premier Bayrou. E lo scollamento fra politica e cittadini
L'articolo
Francia senza governo. Pisarra: «Si è imposta l’idea di una democrazia negata»
proviene da RomaSette
.
#dal mondo #blocchiamo tutto #crisi di governo #emmanuel macron #francois bayrou #gilet gialli #vetrina
leggi la notizia su RomaSette


Anche François Bayrou ha dovuto rassegnare le dimissioni. Messo in minoranza in Parlamento, l’ennesimo primo ministro francese lascia la residenza parigina di Matignon dopo poco tempo, senza essere riuscito a governare una Francia sempre più inquieta dal punto di vista politico, dove si alimentano le forze estreme, nazionaliste, e – in qualche caso – con simpatie filorusse. Ora si attendono le prossime mosse del Presidente Emmanuel Macron: assegnare l’incarico di formare un nuovo esecutivo di minoranza? Scegliere un premier di destra, proveniente dal Rassemblement National? Chiamare in causa un esponente socialista? Oppure sciogliere le Camere o addirittura lasciare egli stesso l’Eliseo e indire elezioni presidenziali? Ne parliamo con un esperto della politica d’Oltralpe: Piero Pisarra, giornalista e sociologo, a lungo corrispondente Rai da Parigi, dove vive da quarant’anni.
La Francia nuovamente senza governo. Come se ne esce?
Questa è la grande incognita. Macron finora ha rifiutato di nominare come primo ministro un rappresentante della sinistra, benché il segretario socialista Olivier Faure si fosse candidato per questo incarico durante gli incontri del presidente della Repubblica con le forze politiche. Quest’ultimo non sembrerebbe intenzionato a dare le chiavi del governo al Rassemblement National di Marine Le Pen. Al momento non sappiamo quale sarà la decisione di Macron, che potrebbe ancora una volta optare per un governo di minoranza, con il sostegno dei vari gruppi politici nati dal primo movimento macronista, En marche. E parlo al plurale di gruppi politici perché vi sono varie correnti del “macronismo” presenti in Parlamento che fra loro non sono d’accordo su tutto. La dissoluzione del governo Bayrou apre ulteriori problemi: siamo di fronte a un nuovo salto nel vuoto. Un governo di minoranza porterebbe lo stesso risultato dei due governi precedenti, quello di Barnier e quello appena caduto. Tutto dipende dalla scelta del presidente. L’estrema sinistra chiede le dimissioni di Macron, mente l’estrema destra invoca lo scioglimento delle Camere. A questo si aggiunge la grande incognita di domani.
Questa è la grande incognita. Macron finora ha rifiutato di nominare come primo ministro un rappresentante della sinistra, benché il segretario socialista Olivier Faure si fosse candidato per questo incarico durante gli incontri del presidente della Repubblica con le forze politiche. Quest’ultimo non sembrerebbe intenzionato a dare le chiavi del governo al Rassemblement National di Marine Le Pen. Al momento non sappiamo quale sarà la decisione di Macron, che potrebbe ancora una volta optare per un governo di minoranza, con il sostegno dei vari gruppi politici nati dal primo movimento macronista, En marche. E parlo al plurale di gruppi politici perché vi sono varie correnti del “macronismo” presenti in Parlamento che fra loro non sono d’accordo su tutto. La dissoluzione del governo Bayrou apre ulteriori problemi: siamo di fronte a un nuovo salto nel vuoto. Un governo di minoranza porterebbe lo stesso risultato dei due governi precedenti, quello di Barnier e quello appena caduto. Tutto dipende dalla scelta del presidente. L’estrema sinistra chiede le dimissioni di Macron, mente l’estrema destra invoca lo scioglimento delle Camere. A questo si aggiunge la grande incognita di domani.
Lo sciopero generale indetto da “Blocchiamo tutto”, vero? Da dove nasce questo movimento?
Nasce dal peccato originale di Macron, cioè la repressione con la forza dei Gilet gialli. Macron ha affidato la gestione dell’ordine pubblico a ministri dell’Interno che hanno adottato i metodi dell’estrema destra. Con il risultato di far crescere lo scontento nel Paese, e allo stesso tempo di regalare buona parte dei Gilet gialli proprio a quell’estrema destra che si sarebbe voluto arginare copiandone i metodi. Ora “Blocchiamo tutto”, movimento che non ha leader nazionali ma è nato attraverso i social network, prende alcuni temi dei Gilet e li riporta sulla scena pubblica con forme di azione di cui non sappiamo nulla. Tutto è possibile: è previsto lo sciopero, ma anche manifestazioni, flash mob e altre forme di protesta che preoccupano molto il ministero dell’Interno.
Nasce dal peccato originale di Macron, cioè la repressione con la forza dei Gilet gialli. Macron ha affidato la gestione dell’ordine pubblico a ministri dell’Interno che hanno adottato i metodi dell’estrema destra. Con il risultato di far crescere lo scontento nel Paese, e allo stesso tempo di regalare buona parte dei Gilet gialli proprio a quell’estrema destra che si sarebbe voluto arginare copiandone i metodi. Ora “Blocchiamo tutto”, movimento che non ha leader nazionali ma è nato attraverso i social network, prende alcuni temi dei Gilet e li riporta sulla scena pubblica con forme di azione di cui non sappiamo nulla. Tutto è possibile: è previsto lo sciopero, ma anche manifestazioni, flash mob e altre forme di protesta che preoccupano molto il ministero dell’Interno.
Bayrou aveva proposto interventi “lacrime e sangue” per mettere in ordine i conti pubblici, preoccupazione che tutti i governi dovrebbero avere. Era così necessario insistere su questo fronte?
È la critica che viene mossa a Bayrou dalla sinistra e così pure dai centristi, da cui proviene l’ex primo ministro. Sacrifici, dunque, ma soltanto per alcuni, i soliti: il capo del governo si è rifiutato di introdurre nuove tasse per i redditi più alti. Da questo punto di vista Bayrou ha fallito anche nel metodo: si era installato a Matignon promettendo il dialogo sociale, nella forma del “conclave”, con i sindacati, con le varie rappresentanze sociali, sulla detestata riforma delle pensioni. Conclave che non ha ottenuto alcun risultato.
È la critica che viene mossa a Bayrou dalla sinistra e così pure dai centristi, da cui proviene l’ex primo ministro. Sacrifici, dunque, ma soltanto per alcuni, i soliti: il capo del governo si è rifiutato di introdurre nuove tasse per i redditi più alti. Da questo punto di vista Bayrou ha fallito anche nel metodo: si era installato a Matignon promettendo il dialogo sociale, nella forma del “conclave”, con i sindacati, con le varie rappresentanze sociali, sulla detestata riforma delle pensioni. Conclave che non ha ottenuto alcun risultato.
Oltre la cronaca, la Francia politica si è fortemente polarizzata, come avviene in altri Paesi, Italia compresa. Come mai si è andato rafforzando il successo elettorale dell’estrema destra (Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella) e della sinistra radicale (France Insoumise fondata da Jean-Luc Mélenchon)?
Il cuore dell’elettorato ha avuto l’impressione di non essere ascoltato, di non contare nulla. La formazione dei governi di minoranza ha rafforzato questa convinzione. Si è imposta l’idea di una democrazia negata; ciò ha spinto gli elettori verso i partiti che incarnano in maniera radicale il rifiuto del sistema, il Rassemblement National da un lato e La France Insoumise dall’altro. Il grande problema oggi è quello della crisi della rappresentanza politica. Anche in questo senso Macron, che proclamava il metodo del dialogo sociale, ha fallito e viene ora percepito lontano dai cittadini, come un tecnocrate più sensibile alle logiche del capitalismo attuale e meno attento alle richieste della classe media e dei poveri. Diciamo che si sommano vari elementi: la crisi economica, l’inflazione che ha influito sulle tasche dei francesi, e questo sentimento di rifiuto, non sentendosi ascoltati. Da qui la nascita di movimenti “selvaggi”, come quello che domani manifesterà in tutta la Francia, vedremo con quali forme e ampiezza.
Il cuore dell’elettorato ha avuto l’impressione di non essere ascoltato, di non contare nulla. La formazione dei governi di minoranza ha rafforzato questa convinzione. Si è imposta l’idea di una democrazia negata; ciò ha spinto gli elettori verso i partiti che incarnano in maniera radicale il rifiuto del sistema, il Rassemblement National da un lato e La France Insoumise dall’altro. Il grande problema oggi è quello della crisi della rappresentanza politica. Anche in questo senso Macron, che proclamava il metodo del dialogo sociale, ha fallito e viene ora percepito lontano dai cittadini, come un tecnocrate più sensibile alle logiche del capitalismo attuale e meno attento alle richieste della classe media e dei poveri. Diciamo che si sommano vari elementi: la crisi economica, l’inflazione che ha influito sulle tasche dei francesi, e questo sentimento di rifiuto, non sentendosi ascoltati. Da qui la nascita di movimenti “selvaggi”, come quello che domani manifesterà in tutta la Francia, vedremo con quali forme e ampiezza.
L’Europa è preoccupata da ciò che accade in Francia: ciò vale per le istituzioni Ue ma riguarda anche alcuni governi e forze politiche. Se un Paese così importante appare fuori controllo politico, sempre più polarizzato, ne va del processo di integrazione europea. Qualche leader sovranista esulta, diversi altri assolutamente no. È una preoccupazione legittima?
Sì, lo è. Va peraltro detto che rispetto all’attuale leadership europea e in varie occasioni Macron ha fatto sentire punti di vista diversi, ad esempio sui dazi imposti da Donald Trump all’Europa. Si rimprovera a Ursula von der Leyen timidezza, per non dire di peggio, nei rapporti con gli Stati Uniti. Ma i sentimenti europei della Francia non sono in discussione, se non dal Rassemblement National e da frange minoritarie.
Sì, lo è. Va peraltro detto che rispetto all’attuale leadership europea e in varie occasioni Macron ha fatto sentire punti di vista diversi, ad esempio sui dazi imposti da Donald Trump all’Europa. Si rimprovera a Ursula von der Leyen timidezza, per non dire di peggio, nei rapporti con gli Stati Uniti. Ma i sentimenti europei della Francia non sono in discussione, se non dal Rassemblement National e da frange minoritarie.
Sul sostegno all’Ucraina Macron sembra aver mostrato i muscoli, e la Coalizione dei volenterosi – anti russa – nasce per buona parte grazie all’impegno della Francia.
Nella visione del presidente della Repubblica non c’è l’idea di schierare truppe per andare a combattere: si tratterebbe semmai di forze di interposizione, per far rispettare il cessate il fuoco, come accaduto in altre situazioni di conflitto su decisione della Nato. A volte si è male interpretata l’idea di Macron della forza di pace, che certamente non è contestata dalla maggioranza del Paese. L’azione del presidente in materia di politica estera non appare in discussione, ciò vale anche sulla realtà di Gaza: l’annuncio di Macron di riconoscere lo Stato di Palestina ha raccolto qui grandi consensi. Il problema, in definitiva, è la politica interna non quella estera, e il venir meno dell’idealità della politica. (Gianni Borsa)
Nella visione del presidente della Repubblica non c’è l’idea di schierare truppe per andare a combattere: si tratterebbe semmai di forze di interposizione, per far rispettare il cessate il fuoco, come accaduto in altre situazioni di conflitto su decisione della Nato. A volte si è male interpretata l’idea di Macron della forza di pace, che certamente non è contestata dalla maggioranza del Paese. L’azione del presidente in materia di politica estera non appare in discussione, ciò vale anche sulla realtà di Gaza: l’annuncio di Macron di riconoscere lo Stato di Palestina ha raccolto qui grandi consensi. Il problema, in definitiva, è la politica interna non quella estera, e il venir meno dell’idealità della politica. (Gianni Borsa)
9 settembre 2025
L'articolo
Francia senza governo. Pisarra: «Si è imposta l’idea di una democrazia negata»
proviene da RomaSette
.