Mercoledì 10 Settembre 2025 15:09
Proteste in Francia, la piazza: «Vogliamo un cambiamento ma il governo non ci ascolta»


80mila gendarmi e poliziotti in tutto il Paese, nel giorno dell'appello "On bloque tout". Un movimento spontaneo nato dopo le dimissioni del premier Bayrou, mentre Lecornu si prepara a succedergli
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Il dispiegamento delle forze dell’ordine è ingente. 80mila gendarmi e agenti di polizia sono impegnati in tutto il Paese. Parigi, Caen, Bordeaux, Nantes… Si prevede che la Francia vivrà oggi, 10 settembre, una giornata frenetica in seguito all’appello “Blocca tutto” (“On bloque tout”) pubblicato sui social media. Un movimento spontaneo, di protesta, di rabbia che si è sviluppato dopo le dimissioni del premier François Bayrou e mentre Sébastien Lecornu si prepara a succedergli. La Francia – promettono i manifestanti – sarà travolta da blocchi, manifestazioni, scioperi dei trasporti.
All’inizio di giornata il ministero dell’Interno segnalava già 200 arresti in Francia, di cui 95 solo a Parigi. «Nella Capitale attualmente l’atmosfera è piuttosto tranquilla – racconta in diretta al Sir Loup Besmond de Seneville, vice caporedattore del quotidiano cattolico La Croix -. Evidentemente una parte della popolazione ha preferito rimanere a casa. Quando si esce per strada ci sono meno auto. Anche la metropolitana è meno affollata. So che ci sono blocchi davanti ad alcune scuole, in particolare in alcuni licei della Capitale, ma è una dinamica abbastanza consueta quando ci sono proteste a Parigi», spiega il giornalista che però aggiunge: «Questo è il quadro nella Capitale. Ma bisogna guardare con più attenzione a ciò che accade fuori Parigi, perché questo movimento ricorda molto quello che abbiamo vissuto in Francia con i gilets jaunes, un movimento nato nelle province, non nella Capitale. E anche stavolta emergono elementi comuni. Parliamo di persone che vivono con l’ansia della fine del mese, che lavorano ma si sentono socialmente bloccate. Hanno la sensazione di essere ai margini della società, e questa tensione si manifesta soprattutto nelle aree di provincia».
Dopo le dimissioni di Francois Bayrou, il presidente Macron non ha fatto nessun passo indietro e ha affidato l’incarico di creare una nuova squadra di governo a un suo fedelissimo, Sébastien Lecornu. I tempi sono strettissimi. La cerimonia del passaggio di consegna è prevista per oggi a Palazzo Matignon, dopodiché Lecornu dovrà aprire un giro di consultazioni con i partiti francesi per trovare un accordo sull’agenda delle priorità dei prossimi mesi, a partire dal bilancio dello Stato e dai conti pubblici. Solo allora presenterà la squadra. Ma la scelta di Macron caduta sul fedelissimo Lecornu ha suscitato un moto di protesta allargato. Il Partito socialista francese l’ha addirittura definita come “uno schiaffo”.
«Questo movimento si intreccia con la crisi politica che stiamo vivendo – spiega Besmond de Seneville -. Lecornu è un macronista puro e la sua nomina viene percepita come una provocazione. Macron – prosegue il giornalista – da due o tre anni, nomina governi che poi cadono uno dopo l’altro, e continua a scegliere profili simili, provenienti dal centro o dal centrodestra. Questa crisi contribuisce ad alimentare il malcontento e a dare forza al movimento di protesta». Un movimento che si sta allargando. Se all’inizio era piuttosto sostenuto da ambienti sovranisti e da gruppi di destra, con il tempo è diventato un movimento politicamente appoggiato, almeno in parte, dall’estrema sinistra, in particolare da La France Insoumise di Mélenchon.
Sta di fatto che la protesta “On bloque tout” raggruppa oggi persone di estrazioni sociali, provenienze politiche e età diverse. Le rivendicazioni sono varie. Ma sono tutte attraversate da un profondo mal contento. «Più che un programma preciso – spiega il giornalista -, è l’espressione di una profonda insoddisfazione». In francese, osserva, c’è un modo di dire molto significativo che è “ras-le-bol” usato per esprimere un sentimento di esasperazione intenso, spesso accompagnato da rabbia e irritazione violenta. Sulla “diretta” de La Croix, un manifestante, che preferisce rimanere nell’anonimato, la spiega così: «Ciò che sta accadendo oggi è l’espressione di una generale insoddisfazione per il funzionamento dello Stato e per la constatazione di un blocco istituzionale. La gente vuole un cambiamento, ma vede chiaramente che il governo non la rappresenta e non la ascolta. Inoltre, la nomina di Sébastien Lecornu, che proviene dal ministero della Difesa, a primo ministro è un pessimo segnale. Quindi vedo una sola possibilità: l’azione diretta, i blocchi, la moltiplicazione delle mobilitazioni».
Besmond de Seneville riassume così le ragioni profonde della protesta: «C’è un malessere diffuso. C’è la sensazione di dover lavorare sempre di più senza però avere indietro alcun merito o vantaggio. I ricchi diventano sempre più ricchi e per tutti gli altri non resta nulla. È un movimento che nasce da chi lavora, da chi ha una famiglia, da chi ha vissuto separazioni o divorzi. È un malessere concreto, vissuto da persone reali – aggiunge -. E ciò che lo definisce meglio è l’ansia legata al tempo che manca, alla fine del mese, alla fatica di lavorare, guadagnare uno stipendio e comunque sentirsi bloccati».
10 settembre 2025
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